Una mappa è la rappresentazione grafica di uno spazio. Ci sono mappe in astronomia, biologia, topologia, informatica, mappe persino nei territori fantastici della letteratura. Utili oggi che si naviga a vista, in un passaggio d’epoca tra le date consuetudini del prima e le rotte inesplorate del dopo. La pandemia ha già cambiato le nostre mappe bio-culturali. Navighiamo nella contingenza e nell’incertezza. Poi c’è Franceschini. Più che della chiusura di cinema e di teatri, vorrei chiedergli conto del perché non abbia allestito per tempo su Rai Play una piattaforma digitale pronta ad accogliere nel momento del bisogno, cioè ora, il trasferimento della grande messe degli eventi culturali che si inventano in Italia. Come con le mascherine, i respiratori, i tamponi, i posti letto, i medici, i vaccini, ci manca sempre qualcosa. Di fondamentale.

Eppure, mai come oggi, è il momento di fare. Di osare. Sbagliando, certo. Ma disegnando le crepe e le faglie che, provocando collassi, inaugurano nuovi paradigmi. Questo stesso giornale è una start-up nata sotto il segno della crepa prodotta dalla pandemia, il primo che ha dovuto farne conto fin dalla sua gestazione. Nulla è come prima e bisogna pensare l’impossibile. È una sfida culturale radicale, ma piena di opportunità. Certo le lune sono assai complicate per tutti gli eventi culturali dal vivo: dal teatro all’opera, il cui senso profondo sta proprio nell’esserci insieme, al cinema penalizzato in tutta la filiera.

Pietro Castellitto, un regista di 28 anni che ha azzeccato la sua opera prima, partita molto bene grazie al passaparola, è basito, gli hanno chiuso i cinema e il suo film, I predatori, era distribuito in 300 copie: «Sono disorientato perché manca il coraggio di una visione. Brancolano nel buio. Non decidono sui dati. Le sale erano luoghi passabilmente sicuri. Il mio è un film dove la filosofia c’entra qualcosa. E i greci sapevano bene che un eroe diventa un eroe perché ha gli dèi contro».

Micidiale la scure del virus sui festival culturali, definiti per lo più da un marketing territoriale tutto da ripensare, sulle presentazioni dei libri, sui famigerati eventi di ogni genere. L’evenemenziale mal si coniuga col virale e col pandemico.

I libri vendono

Pur non presentati, i libri vendono. La pandemia pone molti interrogativi. E fa leggere. Il mercato editoriale recupera. Le classifiche internazionali sono dominate da due titoli: Fu sera e fu mattina di Ken Follett (in classifica in Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti) e La vita bugiarda degli adulti di Elena Ferrante (in classifica in Germania, Paesi Bassi, Spagna e Svezia). In Italia gli Scheletri di Zerocalcare, Bao, sono in cima a ogni classifica. È un romanzo a fumetti che racconta di un impostore, un bugiardo, come il protagonista di L’avversario, il magnifico romanzo di Emmanuel Carrère.

Zerocalcare vende milioni di copie dei suoi romanzi a fumetti, in un paese dove i fumetti non vendono. È il più importante narratore popolare italiano, uno che il paradigma l’ha già sfondato. Sette giorni sono bastati al suo segno punk, elegante e gentile per lasciarsi alle spalle i romanzi sentimentali e storici di due rodate scrittrici di best seller come Sveva Casati Modignani e Simonetta Agnello Hornby, ma anche il poderoso M. L’uomo della provvidenza di Antonio Scurati, secondo volume della saga su Mussolini.

I segni del nuovo sono tanti. Il Piccolo, massima istituzione teatrale italiana, ha finalmente un nuovo direttore, Claudio Longhi, che viene dalla colta e pragmatica scuola emiliana dell’Ert. Solo che appena nominato, il terzo in 73 anni, dopo le stagioni di Grassi e Strehler e quella di Escobar e Ronconi, Franceschini gli ha chiuso il teatro. E il Piccolo non è un teatro, è il teatro. «Il teatro crea comunità – dice Longhi – ma la comunità oggi è attigua all’assembramento. Nondimeno va coltivato un potente pensiero teatrale. Anche dentro le nuove tecnologie, che non sono un surrogato per riprendere gli spettacoli. Tenendo conto di tutti i continenti che costituiscono il Piccolo: il teatro, la scuola e la formazione, l’internazionalizzazione e l’Europa. Oggi sono tutte soglie critiche che interrogano il futuro, da ridisegnare dentro la rete».

Il 25 ottobre, l’altra sera, al Piccolo, in conclusione del suo spettacolo Storie, officina del racconto dal vivo, Stefano Massini ha chiosato: «Scusate ma non è una serata comune. Da domani farete a meno di noi. Un’assenza rumorosa, assordante, inaccettabile. Ma ricordatevi sempre, e suona un po’ come una minaccia, la storia insegna che del teatro non ci si libera mai».

A Lucca, dal 29 ottobre al 1 novembre, il maggior festival culturale italiano, che è il più grande d’Europa, dedicato a fumetti e games, cambia nome e diventa un programmatico Lucca changes. Non invade e colora di follia la città toscana, ma vira completamente sul digitale, con streaming e tv, con la Rai che scende in campo con Rai4 e Rai5, per vivere tutto il programma per la prima volta da casa e, davvero innovativi, i Campfire, le fumetterie, che partecipano diventando gli avamposti consentendo a tutti gli appassionati di partecipare al festival seppur a distanza. www.luccachanges.com.

Festa per i grandi libri a fumetti: non solo quello di Zero ma, per Feltrinelli, l’attesissimo memoir di Fumettibrutti, Anestesia.

Un graphic novel introspettivo che trafigge e seduce, un canto di lancinante purezza e un grido di libertà. Dalla voce rivelazione del fumetto italiano Josephine Yole Signorelli, con un segno mai così scarno, primario, essenziale. A Modena per discutere «del mondo dopo la fine del mondo» si sono messi assieme un editore di pregio, Laterza, che ha prodotto un libro, una città, un teatro, Ert Emilia Romagna, una tv, Rainews 24 e una banca, Bper. Perché nessuno si salverà da solo. Dice l’editore Giuseppe Laterza: «Mantenere aperti gli spazi di discussione e di immaginazione in questo passaggio di crisi è ancora più essenziale. Immaginare un mondo nuovo, con soluzioni originali che ci facciano transitare dalle attuali diseguaglianze a maggiori opportunità per tutti, è un compito molto difficile, che richiede di tenere insieme le più diverse intelligenze e competenze. Alla fine di questa settimana sperimenteremo un modo nuovo di fare un festival, rivolgendoci prima di tutto alle tante persone che speriamo si vorranno collegare attraverso il web. Ritmo serrato e alternando interventi, riflessioni e analisi a performance attoriali e spettacolari». Diretta streaming sulle pagine Facebook di @ertfondazione @editorilaterza @cittadimodena e sui canali YouTube Emilia Romagna Teatro e Editori Laterza.

Come Maometto

A Firenze si è appena conclusa L’eredità delle donne, un festival che ha mischiato economiste, scienziate, politiche, scrittrici, artiste che hanno preso sul serio la pandemia per disegnare una mappa nuova. Il festival come Maometto. Se non posso andare al festival, è il festival che viene a casa mia. Una sorta di second life, un festival parallelo che sta nell’infosfera. Un vero palinsesto televisivo, guidato da una signora che di tv se ne intende: Serena Dandini. Il risultato 250mila spettatori, che hanno avuto una qualche sensazione di vissuto. Come essere lì. Grazie alle telecamere sempre accese e alla costruzione del festival, primo linguaggio, e del suo racconto, secondo linguaggio. Sul sito ereditadelledonne.eu.

«È come se tutta la ricerca connaturata in un lavoro creativo come il nostro avesse improvvisamente ricevuto un “calcio in culo” e fossimo stati sbalzati di qualche decennio in avanti, dimostrandoci che il futuro è qui e ora. Abbiamo sempre pensato che il futuro fosse un film come Blade runner: paesaggi a noi sconosciuti e gente vestita da carnevale. Il futuro, invece, lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle è più vicino a un film come Lei di Spike Jonze: il protagonista si innamora di Samantha, non una donna in carne e ossa, bensì un sistema operativo frutto di una evoluta forma di intelligenza artificiale. Siamo nel futuro, ma lui, l’innamorato, veste come noi, la città, Los Angeles, è la stessa che conosciamo oggi. Così è per noi, per il nostro lavoro: stiamo sempre dentro le stesse scarpe, ma siamo già nel futuro. Rimane che ci manca il rito collettivo dei festival, il bagno di folla. Intanto, abbiamo invitato tutti a organizzare dei video party per continuare a seguire il festival in compagnia. In attesa di tempi migliori». Mi dice Francesca Parisini, patron di Elastica, società che organizza questo e tanti altri eventi.

Preghiera laica con il QR code

E infine, puntuale come sempre all’alba del nuovo, il nuovo libro di Alessandro Baricco. Che un libro non è. È una forma inedita, digitale, gratuita. Si va su libroprivato.it, si scansiona il QR code e si inizia a leggere. Una specie di preghiera laica per smartphone. Seguiamo una scia azzurra che ci conduce, passo dopo passo, a prenderci del tempo per elaborare la difficile situazione in cui siamo immersi, cercando di sviluppare un nuovo modo di pensare, un nuovo skyline mentale. Direbbe Baricco. Poche parole, brevi passaggi che lasciano i lettori in uno stato di meditazione. Anche troppo. Quello che stavamo cercando, trentatré frammenti sapienziali di barrique e, contemporaneamente, versione audiolibro con la voce ipnotica, suadente, sexy e sussurrata di Baricco stesso che si legge.

Per Baricco la pandemia è una figura mitica come l’amore o l’inconscio. Come l’amore prende l’avvio da un contagio inaspettato, improvviso, violento. «Jung ricordò di avere previsto l’ascesa di Hitler semplicemente ascoltando i sogni dei suoi pazienti negli anni immediatamente precedenti l’avvento del nazismo». Un manuale di tattica, un libro privato in cui ci si può perdere, alla fine di ogni frammento ci sono disegnati dei cerchi animati che ti portano in giro tra i frammenti, disegnando altri percorsi.

Su Baricco fanno tutti gli spiritosi. Io penso che I barbari e The game siano due ottimi libri, che hanno sfondato le barriere tra saggio e romanzo con un’efficacia narrativa e divulgativa che in Italia nessuno ha il coraggio di avere.

Nel Game, di cui questi frammenti sono una costola sapienziale, Baricco ci raccontava che nel primitivo cassone di Space Invaders si trovava il punto zero di tutta l’insurrezione digitale a venire, da Facebook all’iPhone, dal cloud alla sharing economy, da Amazon allo streaming. Qui ci dice: «La resa senza condizioni al metodo scientifico ci ha reso incapaci di leggere il mito, ma solo civiltà in grado di riconoscere la produzione del mito, mettendola in rotazione con il lavoro di lettura della scienza, possono leggere correttamente il proprio destino».

«Rotazione», quella tra reale e digitale, tra mito e scienza, è una parola che ricorre spesso in questi testi..

Il libro, come la forchetta, diceva Umberto Eco è un oggetto perfetto. Definitivo. Baricco ha sfondato la forma libro e, disintermediando, è diventato broadcaster di sé stesso? Difficile dirlo ora mentre mi roteano in testa i suoi 33 frammenti.

È il momento ideale, questo, per essere creativi, per rompere gli schemi e per sperimentare strade che prima non si osava percorrere. Del resto, Baricco lo aveva già detto: «Essere creativi è un atto di coraggio».

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