il vignettista di un mondo passato

Trasformare il palazzo in un set. C’era una volta Giorgio Forattini

Giorgio Forattini
Giorgio Forattini

Quando c’erano i giornali. Panorama e L’Espresso vendevano centinaia di migliaia di copie. Creavano opinione, non engagement. E dentro quelle pagine, ogni settimana Forattini e Altan: uno popolare, l’altro intellettuale, erano i più bravi; una loro vignetta condensava l’Italia meglio di mille editoriali

I peggiori nemici della satira? I comunisti e gli islamici, diceva lui, Giorgio Forattini. Entrambi incapaci di sopportare chi la pensa diversamente — e la satira, si sa, la pensa sempre diversamente. C’era una volta Forattini. E quella satira politica novecentesca. Quando c’erano i politici. Non gli influencer. Politici tridimensionali da sfottere, da deformare, da ridurre a maschera. Il Divo Giulio arrivò a dire: «È stato Forattini a inventarmi!».  Andreotti, il meno permaloso e il più demonia

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