È stato uno dei più importanti uomini di editoria degli ultimi decenni, uno scrittore originale e raffinato. Dopo le iniziali esperienze in Marietti e in Garzanti, le sue vicende editoriali si sono legate all’Einaudi, di cui è stato direttore editoriale per un quarto di secolo e direttore generale. Ora ci ha regalato un libro postumo, Sono stato, che ci tocca da vicino con la sua miscela di vita vissuta e letteratura, ironia e malinconia
Sono quasi nove mesi che Ernesto Franco se n’è andato. Ora ci ha regalato un libro postumo che ci saluta da lontano fin dal titolo, Sono stato, ma che ci tocca da vicino con la sua effervescente miscela di vita vissuta e letteratura, ironia e malinconia.
Ernesto Franco è stato tante cose, ma soprattutto è stato uno dei più importanti uomini di editoria degli ultimi decenni, e uno scrittore originale e raffinato. Dopo le iniziali esperienze in Marietti e in Garzanti, le sue vicende editoriali si sono legate indissolubilmente all’Einaudi, di cui è stato editor in vari settori, direttore editoriale per un quarto di secolo e infine direttore generale.
Gli anni della sua direzione sono stati anni di grande crescita della casa editrice torinese e proprio per questo particolarmente delicati. Il suo equilibro di timoniere ha permesso all’Einaudi di diventare il secondo marchio editoriale italiano, espandendo lo Struzzo in territori in cui non si era mai avventurata, ma senza mai dimenticare la sua storia e la sua tradizione.
Con Ernesto Franco l’Einaudi è tornata a essere la casa editrice egemone per la letteratura straniera di qualità, con dieci premi Nobel vinti in vent’anni; ha rinnovato profondamente gli autori della narrativa italiana, con sei premi Strega vinti negli ultimi quindici anni; ma ha anche mantenuto una percentuale di saggistica di studio e approfondimento molto alta, cosa ormai del tutto inusuale tra le maggiori case editrici, varando anche personalmente nuove collane, da «Einaudi contemporanea» alle «Vele», fino ai recenti nuovi «Struzzi»; ha voluto e sostenuto «Grandi Opere» innovative, prima fra tutte, per il suo particolare impegno nel disegnarla e impostarla, Il romanzo in cinque volumi, con la direzione di Franco Moretti.
La linea sentimentale
Ma al di là dei risultati e degli aspetti tecnici del lavoro editoriale, Ernesto Franco verrà ricordato anche per gli aspetti umani che lo hanno fatto amare dai suoi sodali, collaboratori e autori, e stimare e rispettare dai colleghi delle altre case editrici, cosa non del tutto usuale nell’ambiente editoriale (ma forse in tutti gli ambienti di lavoro).
Ernesto Franco è stato anche uno studioso e traduttore di letteratura ispano-americana (la sua versione di tutte le poesie di Octavio Paz, impegno che è riuscito a concludere prima di ammalarsi, uscirà l’anno prossimo nei «Meridiani» Mondadori). E scrittore. Non a caso il suo esordio narrativo, Isolario, si muoveva dentro atmosfere borgesiane (o del Kafka proto-borgesiano della Grande Muraglia, o delle Città invisibili di Calvino, che di quella linea letteraria erano il frutto letterario più prossimo).
Ma da quel retaggio, forse un po’ troppo freddo e astratto, era uscito verso altre direzioni, tanto che il suo ultimo libro pubblicato in vita, Storie fantastiche di isole vere, risulta essere un isolario molto diverso e più avvincente, una narrazione di mitologie più fondate nella realtà storica e sentimentale. Una linea sentimentale, seppure costruita nella forte coscienza letteraria, è quella testimoniata dal suo unico romanzo vero e proprio, Vite senza fine, e dal racconto Usodimare. Nel primo campeggia l’epica dell’homo faber primo-novecentesco, costruttore di transatlantici e di ferrovie che attraversano i continenti, nel secondo un concentrato di letteratura di mare da Melville a Conrad, a Mutis, e in entrambi l’epica si intreccia con l’elegia di un grande amore mancato.
Il libro postumo
Di tutto quello che Ernesto Franco è stato nella realtà pubblica, Sono stato non parla. È un libro scritto durante la malattia e affonda nei ricordi d’infanzia, adolescenza e gioventù, costruisce mitologie familiari intorno alla figura del padre, bizzarro personaggio, al nonno, alle sorelle e ad altri parenti non proprio conformi ai canoni della famiglia borghese in cui era cresciuto.
In ogni racconto Ernesto Franco è stato un gangster o un cowboy nei giochi infantili, un cacciatore di topi (a nove anni, con una calibro 45 sotto la guida di uno zio), un pescatore, un fotografo, un attore (il teatro è stata una passione di tutta la sua vita), un amante seriale, un perplesso adepto lacaniano e così via. Perlopiù viene tracciato il mito sognato di una vita spericolata alla Hemingway, ridimensionata dall’autoironia che ne descrive i comici fallimenti. E però in questa struttura letteraria rimangono impigliate tracce di vita vera, vissuta o sognata non importa, tanto più suggestive perché raccontate da una posizione postuma già al momento dello scrivere. Ma senza mai alcuna traccia patetica.
Ciò che lega questo libro postremo ai precedenti è, da un lato, la fantasia, e dall’altro la fascinazione per la tecnica, per la precisione dei meccanismi. Così come il protagonista di Vite senza fine, così come i marinai di Usodimare, e così come i racconti di aeronautica del suo amico Daniele Del Giudice, lo smontaggio e il rimontaggio di una Vespa, lo sviluppo di una fotografia nella camera oscura, la paziente rilegatura delle dispense comprate in edicola insieme al nonno (nel capitolo ironicamente intitolato «Sono stato un editore»), mostrano il lato etico, estetico e sentimentale del «lavoro ben fatto». Qualcosa di letterario (si pensi alla Chiave a stella di Primo Levi), qualcosa al contempo di concretissimo e misterioso. Qualcosa che ha legato intimamente la sua scrittura e la sua vita professionale.
Il Memoria Festival di Mirandola dedica una serata (venerdì 6 giugno, ore 21, Parco della Memoria) a Ernesto Franco, che del Festival è stato promotore nel 2016 e l’ha diretto per molti anni. Nel corso della serata Lina Bolzoni, Federica Fracassi, Vittorio Lingiardi e Mauro Bersani condurranno un reading che attraverserà l’opera letteraria di Ernesto Franco a partire da alcuni suoi libri come Vite senza fine, Storie fantastiche di isole vere, Sono stato, e due raccolte di poesia: Donna cometa e Lontano io.
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