Nel tempo della confusione semantica, le parole più gravi perdono peso: genocidio, antisemitismo, verità, storia. Si usano come armi e non più come strumenti di comprensione. Ma se i fatti scompaiono nel rumore, ha ancora senso cercare una lingua per dirli?
- Questo articolo è tratto dal nostro mensile Finzioni, disponibile sulla app di Domani, sullo sfogliatore online e in edicola
Non è certo la prima volta, nella storia della nostra cultura, che il concetto di verità viene messo in discussione, ma in questi ultimi anni sembrano le sue stesse fondamenta a venire soffocate da ignoranza e manipolazioni. I sofisti del mondo greco, per citare un mondo che non possiamo certo tacciare di ignoranza, sottolineavano l’inesistenza di una verità assoluta per privilegiare i modi in cui gli enunciati, quali che fossero, potevano essere detti. L’elogio del fumo e della polvere, o le es



