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Ho capito, non so se per fortuna o sfortuna, di non essere il solo a prendersela praticamente per tutto. Quindi mi tocca riformulare: spesso ci incazziamo. Il plurale lo uso perché sì, è così. Siamo rabbiosi.
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Parrebbe quasi che la rabbia sia parte di noi, della nostra vita. Come fosse una nota di sottofondo che percorre l’esistenza di ciascuno. Ogni tanto è sovrastata dagli altri suoni, ogni tanto prende il sopravvento sull’intera melodia.
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Perché siamo così pronti allo scontro, smaniosi di prevaricare, incapaci di accettare d’avere torto, ciechi di fronte al dolore altrui? C’è una cosa che un po’ mi consola, però. Ed è che la letteratura se ne sta occupando.
Spesso mi incazzo. Accade sia per le faccende importanti, per le quali convenzionalmente è giusto che mi imbufalisca, sia per quelle irrilevanti, per le quali, invece, non dovrei adirarmi. Insomma, mi incollerisco troppo forte e troppo di frequente. Anche quando non sembra, viso e postura rilassati, capita che in realtà dentro stia morendo dalla voglia d’imbracciare un bazooka e aprire uno o due crateri. Anche quando sto chiacchierando con qualcuno, ho un bel sorriso sulla faccia e una postura



