Perché dalle puntate dei Dpcmmi aspettavo prospettive politiche? Perché questo virus ha una matrice culturale. Dipende cioè dai nostri comportamenti. Non solo da quelli immediatamente precedenti la pandemia, ma dai pregressi
- I nostri comportamenti sono culturali e per averne coscienza e cambiarli – non in un mese o due, certo – ma in una decina d’anni, ci vorrebbe, anzi, ci vuole, un sostegno di natura eminentemente culturale.
- Stefano Rodotà ha scritto nel saggio Il diritto di avere diritti (Laterza) che gli esseri umani non sono riducibili alla mera somma dei loro dati biografici e dei loro dati biologici. In matematica esiste il concetto della superadditività.
- La vita singola e la vita di una nazione godono di una superadditività che fa sì che nessuno di noi sia la mera somma dei propri dati biologici, giuridici, virtuali, ma sia qualcosa di più.
Ho letto con attenzione, come immagino molti cittadini, l’ultimo Dpcm. Il Dpcm è stato per diversi mesi, ed è tornato a essere, una sorta di pubblicazione a fascicoli, a puntate, una specie di feuilleton dove tuttavia nulla evolve. Niente Dickens, niente Dumas, niente suspense da serie Netflix o Amazon. Niente fascicoli che, raccolti uno dopo l’altro, disegnino prospettive politiche, semplicemente ribadiscono i comportamenti da tenere in uno stato di allarme sanitario. Per carità, l’unico modo



