Raccontare un festival non è una cosa facile, soprattutto se sei la direttrice artistica e un po’ lo consideri una tua creatura, forse per paura di superare quella linea invisibile di esagerazioni in un mondo dove tutto è diventato autocelebrativo. In questa edizione, siamo partiti proprio dalla parola confine, ignorandone il significato geografico e considerandolo non come uno sbarramento insormontabile ma un territorio dove diventiamo noi i nostri confini che si spostano, che viaggiano e che creano nuovi territori per tracciare un percorso collettivo dove i limiti non sono più statici ma diventano dinamici.

La parola confine si usa di solito per marcare le differenze ma la sua etimologia ci riporta al solco che traccia l’aratro nella terra, trasformandola, questo antico gesto ci fa andare oltre i confini che pongono le parole, soprattutto in un luogo come un’Accademia di belle arti. Nel rinascimento al loro posto esistevano le botteghe artistiche e i ragazzi vi entravano, in primis avevano la possibilità di vedere i maestri all’opera e poi imparavano da loro tutto quanto potesse essere utile nel lavoro di un artista. E da questo concreto contesto nascono le Accademie e sino all’Ottocento erano il perno del rapporto arte-società.

“Oltre il confine delle parole” è il tema della seconda edizione del Festival delle Letterature perché oltre le parole c’è quello che si tocca con le mani, che crea e trasforma.

Uno spazio di co-esistenza

Il festival, ideato e organizzato dall’Accademia di belle arti di Lecce, si svolgerà a Lecce da oggi a sabato 27 maggio in via G. Libertini, 3 e porterà davanti al pubblico scrittori e artisti nazionali e internazionali, mostre di fotografia, workshop di graphic novel e di scrittura creativa e laboratori di grafica d’arte.

Un tema pensato per un festival che prende vita in un luogo di formazione per giovani artisti, dove il “confine” non è la linea che traccia, ma il limite da valicare per consacrare le differenze e creare uno spazio comune di co-esistenza. La letteratura stessa è sospesa al confine di tutto, senza questi confini nulla sarebbe stato creato, la nostra identità viene trasmessa dalle storie che diventano mondi da attraversare. Poco tempo fa, quando questo festival era ancora un’idea, avevamo scelto la parola letterature al plurale e non era stata una scelta per rimarcare l’internazionalità dell’iniziativa ma proprio per includere tutte le narrazioni possibili.

Quest’anno il festival ha come protagonista la “nona arte”, e qui prendo in prestito le parole di Umberto Eco: «Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese».

Il fumetto, a me piace chiamarlo letteratura disegnata come lo definiva Hugo Pratt, occupa un posto importante nella scena culturale odierna, nove milioni di italiani ne sono lettori e le percentuali più alti si raggiungono nelle fasce d’età tra i quindici e i ventiquattro anni, questo in un paese dove tutti scrivono ma nessuno legge e dove in particolar modo sono proprio i giovani quelli che leggono di meno. Mettendo al centro diversi tipi di narrazioni lo scopo è avvicinare i giovani al linguaggio che sentono più vicino a loro.

L’Accademia delle belle arti di Lecce trova così il modo di affrontare anche uno dei temi più caldi del sud, la desertificazione culturale, la formazione dei giovani artisti è cruciale e la manifestazione ruota proprio attorno a loro, nel tentativo di far vedere che c’è la possibilità di un diverso futuro, facendo arte.

La sezione speciale del festival dedicata al fumetto accoglierà mostre, workshop e talk, ospiti i fumettisti dell’inserto Fumetti del quotidiano Domani, curato dalla fumettista Michela Rossi in arte Sonno, e con lei Bambi Kramer, Miguel Vila, Simone Pace e Carlotta Vacchelli.

Il focus del festival saranno anche le mostre di fotografia e tanti gli appuntamenti legati alla letteratura. Gli autori incontreranno il pubblico nel chiostro racchiuso dalle mura cinquecentesche di Giangiacomo dell’Acava per la letteratura, il più atteso quest’anno è quello con lo scrittore statunitense Peter Cameron, con il suo ultimo libro Che cosa fa la gente tutto il giorno?, Adelphi. Molti altri ospiti e mostre animeranno le sale e tra cui: Fabrizio Spucches, Antonella Lattanzi, Antonio Pascale e Enri Canaj.

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