Lo spazio coloniale, perché di colonia parla il romanzo, è uno spazio gerarchico, dove chi entra da padrone comanda e chi si ritrova nei panni del suddito viene disumanizzato, e quindi ucciso nella sua essenza oltre che nel suo corpo fisico
- Tempo di Uccidere ha un titolo evocativo, all’epoca anche criticato, ma che centra il bersaglio come pochi altri.
- Un uomo tormentato dalla paura di essere intrappolato in un paese che non è l’Africa promessa dalla propaganda fascista delle faccette nere e dell’eldorado a portata di mano.
- Per questo molte persone come me, figlie di quelle terre colonizzate dall’Italia, hanno trovato in questo romanzo il racconto di chi quella guerra l’ha fatta da invasore, uccidendo e non pagando per i crimini commessi.
Chi scrive sa bene che davanti a un editore, soprattutto quando si tratta di idee future per libri futuri, deve necessariamente vendere una buona manciata di menzogne. I libri non esistono ancora, le trame sono vaghe, ma vengono impacchettate dagli scrittori/scrittrici come sicuri volumi di successo. La bravura di un editore sta nel capire se dietro a quelle trame, raccontate con iperboli meravigliose, si annida la possibilità di un capolavoro o c’è solo un desolato flop. E così è successo tra



