Non succede nulla nella classifica dei libri più venduti questa settimana. Vincono le donne che tengono le loro posizioni: prima Stefania Auci, seconda Giorgia Meloni, terza Madeline Miller, quarta Lucinda Riley, la scrittrice irlandese appena scomparsa a soli 55 anni. Non succede nulla e vedremo perché.

Alla spicciolata arrivano: un commissario napoletano, Veneruso, un pm romano raffinato e melomane, Manrico Spinori della Rocca, detto «il contino» e il vicequestore più amato dagli italiani, quello della classifica delle rotture di coglioni, Rocco Schiavone: con i gialli scritti da Diego Lama (un architetto), Giancarlo De Cataldo (un magistrato) e Antonio Manzini (un ex attore). Perché forse i gialli sono più bravi a scriverli quelli che “non facevano gli scrittori”.

Lo sciopero che ferma i libri

Antonio Manzini era un attore e sceneggiatore, ora è uno scrittore tra i più bravi e anche Vecchie conoscenze, nell’elegante formato blu, carta uso mano di Sellerio, il nuovo romanzo, il decimo, con protagonista il suo formidabile Rocco Schiavone, è un libro molto bello: vero e avvincente, come solo sanno essere i romanzi di Manzini.

L’omicidio di una vecchia professoressa, una storica dell’arte specialista in Leonardo da Vinci, scavando nelle opere scientifiche del genio del Rinascimento, tra i colpi bassi del mondo universitario, è lo sfondo della nuova indagine del vicequestore esiliato ad Aosta, loden e Clarks fradice di neve.

Attesissimo dai lettori, e quindi anche ai primi posti della classifica, è entrato solo al 36esimo. Che è successo? È successo che uno sciopero di dieci giorni ha fermato il più grande magazzino di libri in Italia, la “Città dei libri” di Stradella, in provincia di Pavia.

Decine di lavoratori chiedono maggiori tutele a C&M books logistics, la società che gestisce lo stabilimento e che è una joint venture tra l’azienda internazionale di logistica Ceva Logistics e Messaggerie Libri, il maggiore distributore italiano.

Questi dieci giorni ne costeranno il doppio, una ventina, per normalizzare la filiera del libro, rimbalzando sulle uscite, la loro distribuzione nelle librerie. E questo influisce anche la nostra classifica che, come la lettura, ha a che fare non solo con questioni soft come quelle culturali e di gusto ma anche con quelle hard della logistica e dei diritti dei lavoratori.

Il libro di Manzini è dunque uscito prima sulle piattaforme online, negli autogrill e in grande distribuzione. Ma non nelle librerie.

Ha poi iniziato a essere distribuito ma l’agitazione ne ha compromesso la contemporaneità. Manzini è stato sfortunato, ma è talmente bravo, e il suo personaggio talmente amato, che presto recupererà posizioni. E poi va detto che, nonostante l’enorme rottura di coglioni, sia lui sia Rocco stanno dalla parte dei lavoratori.

200 parole

Al 15esimo posto debutta invece Diego Lama, un architetto napoletano che si è inventato il commissario Veneruso. Né giovane né bello, «segretamente interessato a tutti gli articoli offerti dalle femmine», attratto dall’osservazione della gente, per lui «la cosa più bellissima di tutte», Veneruso è solo, trucido, puntuto, a volte sgradevole, ma anche leale e «quasi buono». Brava persona, insomma, «ma carogna», vive nella Napoli di fine Ottocento, muovendosi a suo agio sia nei quartieri spagnoli, dove abita, sia tra la nobiltà napoletana, nel clima sfarzoso e affascinante della Belle Époque.

In Tutti si muore soli, giallo Mondadori, il commissario dovrà risolvere tre delitti nell’arco di una sola giornata e sarà costretto a porsi tante domande sull’uso della lingua napoletana. Una lingua «viva e mutevole, da oltre duemila anni» che, a un certo punto della nostra storia, è stata declassata e relegata a dialetto sporco, ad utilizzo solo degli ignoranti. Tema molto caro, questo, all’autore: nella scrittura del libro ha utilizzato 200 parole in napoletano, che svela alla fine de romanzo in un dettagliato glossario.

 

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