Sesso, lacrime e tamarranza, il ritorno di Cime tempestose

Come di tutti i libri che ho letto da ragazza, mi ricordo poco di Cime tempestose, ma sono abbastanza sicura che non ci fossero pagine dedicate alla sensualità della focaccia né a un muro color carne che tutti sembrano voler leccare. Che sono invece elementi centrali dei due trailer dell’adattamento cinematografico che ne ha fatto Emerald Fennell (già regista di Una donna promettente e Saltburn), in uscita il prossimo febbraio e già attesissimo da tutte le tipe basiche come me. Si può fare tutto con i classici, tanto era sempre meglio il libro. Si può fare anche un adattamento tamarro come questo, soprattutto oggi che il tamarro ha fatto il giro e ha trovato il modo di essere cool o almeno mainstream, soprattutto di un romanzo che forse era considerato tamarro già dai suoi contemporanei. All’s Fair è coerenza dell’orrido o forse un incubo psichedelico La tamarranza Non sarà che il gotico è il tamarro del diciannovesimo secolo? Fantasmi, vendette, castelli oscuri: in assenza di dissing, tute di acetato e motorini pimpati, tutto in Cime tempestose grida tamarranza di altri tempi. Heathcliff poi è il re dei tamarri, infatti mi permetto di dissentire dalla scelta di Jacob Elordi, troppo alto e raffinato – seppur australiano – per vestire i panni dell’arricchito tormentato e vendicativo (l’avevo trovato molto adatto invece al ruolo del ricco bonaccione e annoiato di Saltburn, che altro non era che il remake tamarro de Il talento di Mr Ripley), ma forse lo penso perché non l’ho ancora visto nel Frankenstein di Guillermo Del Toro appena arrivato su Netflix, dove mi dicono essere sorprendentemente convincente come mostro, e non solo perché è uno e novantasei. In ogni caso mi sembra che Fennell abbia fatto una scelta di registro abbastanza chiara, facendo leva su un altro elemento chiave dei nostri tempi, in cui sono tutti arrapati e nessuno fa più sesso. Il primo dei due trailer andava molto chiaramente in questa direzione: c’era la panificazione sexy, un pesce violato da un dito in bocca, un colpo di frusta, Heathcliff che sistema della paglia a torso nudo, ben due schiene sudate. È quindi essenziale inserire in questo universo degli attori che il pubblico abbia voglia di vedere completamente o parzialmente svestiti, poco importa se siano adatti o meno a interpretare i personaggi creati da Emily Brontë (soprattutto all’ennesimo adattamento). Quindi vale tutto, anche il bonazzo di due metri con l’occhio da cocker e la stessa indole pericolosissima di un Trudi. Il secondo trailer, uscito questa settimana, si sposta un po’ sul romanticismo, dichiarando che quella tra Catherine e Heathcliff è la più grande storia d’amore mai raccontata, che non mi sembra sia vero, a meno che non parliamo di amori tossici che hanno rovinato generazioni di donne. Ogni volta che una vostra amica dichiara di essere sfortunata in amore e di innamorarsi solo degli stronzi, la colpa è di Heathcliff. Ma il film esce per San Valentino, quindi vendere il sesso insieme all’amore e la passione come fondativa di qualsiasi relazione è praticamente obbligatorio. Il secondo trailer insomma è un po’ meno arrapato, nessuno impasta voluttuosamente una pizza, Jacob Elordi è vestito e possiamo apprezzare meglio la brutta parrucca che indossa all’inizio, quando Heathcliff è ancora povero (non credo di poter evitare spoiler per un libro uscito duecento anni fa). Nel caso non si fosse capito che la passione è al centro di questa storia, gli accenti di rosso sono ovunque, in un pavimento laccato, in una gonna di latex e in tutti i vestiti di Catherine, nel cielo di Tara in cui Heathcliff si avventura a cavallo, forse giurando di non voler soffrire più la fame come Rossella O’Hara. Da Nora Ephron a Lily Allen, l'arte di fatturare le corna La regista della Gen Z Di nuovo la colonna sonora è una canzone di Charli XCX (autrice della colonna sonora originale del film), la più tamarra e arrapata delle popstar del momento, perfettamente inserita nello spirito nel tempo, al punto che non passa un giorno in cui non legga notizie su di lei, il suo account di Letterboxd, il suo matrimonio a Londra, il suo matrimonio in Italia. Questa settimana è sbarcata su Substack, a rubare il lavoro a noi poveri scribacchini e aspetto da un giorno all’altro che annunci il suo coinvolgimento in una missione umanitaria o, in alternativa, una linea di make-up. Intanto Emerald Fennell sembra determinata ad affermarsi come la regista della Gen Z, pur essendo una donna promettente di quarant’anni. Il film sarà probabilmente la tamarrata che ci immaginiamo, ma io sono già qui, a scrivere cinquemila battute sul trailer tre mesi prima di poter vedere il film intero. Io senza dubbio sono scema, ma credo di non essere l’unica, e Fennell questo lo sa, come sembra sapere che sesso, lacrime e tamarranza sono elementi imprescindibili per avvicinare un pubblico nuovo alle storie (basta farsi un giro su BookTok per scoprirlo). Mi chiedo quindi se grazie a lei Emily Brontë non vivrà un nuovo momento di gloria postmoderna come è già capitato a Jane Austen, che tra le lettrici che popolano TikTok viene spesso buttata nel mischione con i romance di Rebecca Yarros (sesso e draghi ma per femmine, a differenza del Trono di Spade). Con i classici ormai si può fare tutto, anche questo. I millennial e le loro pentole, il benessere si trova ai saldi