Due considerazioni telegrafiche, per chi ha la curiosità e la pazienza di leggerle e soprattutto per i molti che, allarmati, mi hanno chiesto cosa ne pensassi degli auguri di buon anno del presidente Massimo D’Alema fatti alla comunità di Articolo Uno pochi giorni fa.

Penso due cose.

La prima è che in primavera ci sarà il congresso di Articolo Uno. Qualcuno lo ha chiesto da molto tempo e finalmente ci sarà. Rimango della vecchia scuola: la politica è un fatto collettivo, non individuale, e le decisioni sulla linea di un’organizzazione politica le prendono i congressi. A maggior ragione quelle fondamentali.

Capisco che sia un po’ fuori moda pensarlo, ancora più dirlo, e tuttavia ne sono convinto: non può esserci politica senza democrazia, cioè partecipazione e protagonismo degli iscritti.

La seconda cosa che penso è che il progetto di Articolo Uno, che è nato nel 2017 da una scissione del Pd di molti compagni ma anche dalla scelta di chi proveniva da altre esperienze e nel Pd non c’era mai stato, non si è esaurito.

Non si è esaurita la necessità di fondare una sinistra nuova, con idee radicali e cultura di governo. Una sinistra plurale che richiami al voto e alla partecipazione cittadini delusi dai troppi errori degli ultimi vent’anni. Che ricostruisca un rapporto organico con il mondo del lavoro, della precarietà, con la vita di milioni di persone, attraverso proposte e idee chiare e coraggiose. Che si presenti al Paese anche dando fiducia a nuove generazioni di militanti e attivisti.

Il progetto nuovo

Con la partecipazione alle Agorà democratiche noi - così l’ho intesa - non stiamo costruendo l’escamotage per rientrare (o entrare) dalla finestra in ciò che c’è.

Stiamo chiedendo al Pd se è disposto a voltare pagina insieme a noi e insieme ai tanti che non hanno casa e che non intendono iscriversi al Pd per quello che è stato sin qui e che, allo stesso tempo, non intendono iscriversi ad Articolo Uno o ad altre formazioni della sinistra italiana.

Stiamo chiedendo al Pd, al suo segretario Enrico Letta, cui riconosciamo intelligenza, serietà, curiosità politica e intellettuale, se è disposto e interessato a dare vita a un progetto nuovo e a un soggetto nuovo, mettendo a disposizione di chi vuole partecipare il destino del percorso avviato.

Mi si obietta che Articolo Uno è piccola cosa, che non può dettare condizioni. Sono d’accordo.

Ma perché le cose cambino, nell’interesse della sinistra italiana e dunque del nostro Paese, delle classi popolari, del mondo del lavoro, occorre essere mossi dal coraggio di grandi ambizioni. Proporle, discuterle, verificarle con spirito di verità e fiducia. Confrontiamoci senza paura, proponendo un approdo nuovo e più grande. Non la confluenza ma un partito nuovo o una federazione che unisca e avvicini quel che c’è, sperimentando e consolidando le ragioni di una unità che è necessaria.

Non per noi, ma perché - per noi - è giusto farlo. 

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