Chiediamo una classe politica che ci sappia ascoltare

Sono dati statistici, non chiacchiere da bar oppure i soliti luoghi comuni, ad affermare un certo distaccamento di noi giovani dalla politica. Tra il 41 per cento e il 43 per cento non sa per chi votare. Sono dati piuttosto allarmanti in quanto riferiti alla futura classe dirigente.

La politica ai nostri occhi ha assunto dei livelli che oltrepassano di gran lunga l’ironia. È finita nella gran parte dei casi nel ridicolo se non nello squallore. Si pensi a quel personaggio politico che di recente ha pubblicato un video che lo rappresentava mentre salutava delle mucche che pascolavano su una spiaggia oppure all’intervista di BBC news a un nostro politico che balbettava in inglese delle risposte ridicole. Questi sono due esempi che hanno ridicolizzato il sistema politico, dove sembra che la pubblicità delle idee sia più importante del contenuto delle stesse. La persuasione è importante così come il consenso popolare, ma la politica deve essere una cosa seria.

La causa alla base di questa degenerazione è l’assenza del cosiddetto politico-intellettuale, una figura di un certo spessore a livello culturale, che sappia trasmettere dei valori e al contempo li sappia esprimere attraverso il proprio operato. Una classe politica solida deve avere il coraggio di prendere delle decisioni talvolta impopolari ma fondamentali per la risoluzione di un problema. Altro problema della politica è la mancanza di presa di responsabilità. I giochi di palazzo dopo un po’ stancano, è necessaria una presa di coscienza delle proprie responsabilità anche attraverso una semplice ammissione: «Ho sbagliato». Si dimostra più onestà in questo modo che attraverso la continua ricerca di un unico colpevole, se esiste. Perché non è mai colpa o merito di un solo uomo.  

Il fatto che tra il 41 per cento e il 43 per cento di noi ragazzi e ragazze non sappia cosa votare non significa che non abbiamo idee, opinioni o sogni. Ciononostante il voto rappresenta nero su bianco la concretizzazione delle idee, il resto sono parole al vento. Questi dati sono anche allarmanti perché mettono in pericolo la democrazia, di cui il voto ne rappresenta uno degli elementi più importanti.

L’apatia politica ci conduce al conformismo che, come insegna la storia, ci accompagna, con la sua indifferenza, al totalitarismo. Ciò non toglie, tuttavia, che noi giovani non siamo interessati al contesto in cui viviamo. Esempi del nostro interesse sono il ddl Zan e il surriscaldamento globale. Quello che chiediamo è una classe politica che ci sappia ascoltare e capire, ma soprattutto che ci sappia fornire in prima persona degli esempi di vita degni di essere vissuti.


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