Il ministro Cingolani con le sue esternazioni sembra una confutazione del paradosso dei gemelli. È noto, dalla relatività ristretta di Einstein, che il gemello che ha abbandonato la terra per viaggiare a velocità confrontabili con quelle della luce ritroverà l’altro, quello rimasto a terra, decisamente più anziano.

Al contrario, Cingolani sembra il gemello che è volato via dalla terra – non sapeva che stanno costruendo a Cadarache (Francia) una colossale centrale a fusione nucleare, il progetto ITER – ma che è invece tornato più vecchio. E le sue idee sugli ambientalisti non sono solo vecchie, ma prive di fondamento. «In tutt’altre faccende affaccendato…» si vede che non ha avuto neanche il tempo di leggere i documenti di osservazioni, ampie e rigorose, che le maggiori associazioni ambientaliste italiane hanno fatto sul Pnrr. E si propone con fiero cipiglio di «mettere la protezione dell’ambiente non al servizio dello status quo, ma al servizio dell’innovazione e quindi della crescita» (Il Foglio, 19.5.2021).

E come sfidare lo status quo? «.. prendere atto che la difesa dell’ambiente non è incompatibile con la difesa del benessere» e che «… per far fare un passo avanti all’Italia occorre che ognuno faccia un passo indietro e occorre che qualcuno allenti le catene che tengono a freno il nostro paese» (ibidem). Penso che da quando Gro Brundtland formulò nel 1987 il concetto di sviluppo sostenibile neanche gli allevatori di polli parlino più di “crescita”; e per la banalità e la vetustà dei pensieri espressi viene quasi l’impulso di gridare «Aridatece Chicco Testa!».

Il nostro gemello invecchiato tira fuori con piglio risoluto anche i mini-reattori nucleari «quelli che vengono generalmente usati all’interno delle grandi navi, che producono poche scorie e arrivano a produrre qualcosa come 300 MW» (ibidem). Il ministro ha dimenticato che le “grandi navi” di cui parla sono militari, ha mai sentito reclamizzare motori nucleari dalle compagnie che armano i colossi da crociera o i grandi trasporti marittimi? Nella progettazione dei sottomarini militari si sono affermati, per le loro caratteristiche, i reattori nucleari PWR, che, anzi, proprio da quell’esperienza sono stati travasati, con troppa fretta, alla generazione elettrica per usi civili.

Qualcuno pensa davvero che la riduzione delle scorie sia stata una priorità progettuale dei sottomarini atomici? In ogni caso, basta chiedere alla gente di Trino Vercellese, dove la centrale PWR erogava 260 MW prima della chiusura (1990), quanto sia ancora lontano il decommissioning di quel “mini-reattore” e quanti i problemi ancora aperti. Menzionarli poi come potenziali sorgenti di energia verde è un modo almeno ingenuo di assecondare Areva, l’industria nucleare di stato francese, che appoggiata dal suo governo tenta incessantemente di far inserire il nucleare nella cosiddetta tassonomia Ue per gli investimenti verdi. Per arraffare un po’ di risorse da Next Generation EU, dopo i clamorosi e costosi fallimenti della sua mitica generazione “III plus” a Olkiluoto in Finlandia come a Flamanville in Francia – i reattori dovevano entrare in esercizio dieci anni fa, ma ancora non producono un kWh e i costi al 2018 erano già triplicati.

Caso mai, di mini-reattori si parla per reattori “modulari” con potenze inferiori ai 100 MW, come, ad esempio, NuScale, ma rimandiamoli ad altra circostanza. Adesso, per sembrare un po’ meno datato e un po’ meno confuso, perché il ministro, visto che ama l’energia che alimenta le stelle, non si fa ispirare almeno da gente come Jeff Bezos, Jack Ma e Bill Gates che hanno costituito la Breakthrough Energy Ventures per finanziare SPARC? È un reattore a fusione da 200 MW, meno della metà di ITER, ma che dovrebbe essere in grado di produrre elettricità una ventina di anni prima del pentolone di Cadarache. È una tecnologia sorella di quella di IGNITOR, proposto per anni da Bruno Coppi e che pure qualche stanziamento ricevette, ma mai il supporto decisivo. Ma Draghi, poi, non aveva consigliato ai ministri del suo Governo di non avventurarsi in esternazioni?

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