Il 29 febbraio 2020, nel palazzo della regione, insieme al presidente Attilio Fontana, ci sono assessori, i vertici della sanità lombarda, scienziati. I dati raccolti sul territorio sono allarmanti. Ma la zona rossa in Val Seriana arriverà solo il 22 marzo
- Tra il 20 e il 21 febbraio i tracciatori coordinati dall’Unità di crisi istituita dal presidente della Lombardia, Attilio Fontana, sono al lavoro per individuare, testare e isolare tutti i contatti positivi del paziente uno di Codogno.
- Quella che inizialmente si presenta come un’azione di contact tracing assume presto dimensioni impressionanti. I tracciatori scoprono da subito che il virus è uscito dalla zona rossa istituita nel lodigiano il 23 febbraio e si sta già muovendo verso Bergamo e Cremona. Trovano positivi persino in Valtellina.
- Il 29 febbraio nel palazzo della regione, insieme al presidente ci sono assessori, i vertici della sanità lombarda, scienziati. I dati che arrivano dal territorio sono allarmanti. Ma la zona rossa in Val Seriana arriverà solo il 22 marzo.
Ci sono retroscena sulla mancata zona rossa in Val Seriana che fanno rabbrividire. Poi c’è la scienza, ci sono i dati reali. C’è chi li sapeva e chi no. Chi doveva lanciare l’allarme e chi non l’ha fatto. Chi doveva mettere la salute davanti a tutto e chi ha girato la testa da un’altra parte. Tra le moltissime testimonianze che ho raccolto durante la stesura del libro Il focolaio. Da Bergamo al contagio nazionale ce n’è una, inedita, che ancora mi lascia a bocca aperta. Parliamo di una notte di



