La destra torna alla carica e ripropone di affidare, alla Camera, ad una società in house tutti i servizi accessori attualmente esternalizzati attraverso gare pubbliche. È un vizio di famiglia che parte da quando il questore Antonio Mazzocchi, già Msi e poi fondatore di An, nel 2011 propose la costituzione di una società in house.

Oggi ci prova un nuovo questore, stessa storia e stessa fiamma, che per sostenere la tesi sventola propagandisticamente in Aula due buste paga di lavoratori esterni, i cui bassi importi sarebbero decisamente migliori con l’affidamento alla società in house.

Le mezze verità sono al contempo anche mezze bugie. Le buste paga sventolate, gesto mai successo e che mal si addice ad un questore, hanno importi bassi per una scelta operata sul monte ore e sulle condizioni all’interno dei bandi di gara.

Pertanto, siccome convengo anche io sulla necessità di migliorare importi e condizioni dei lavoratori esternalizzati, basta intervenire sui criteri, le condizioni e sulle risorse a disposizione delle gare.

Lo dico al Collegio dei questori: facciamolo subito, a cominciare dalle prossime quattro gare in scadenza nel 2023 relative ai servizi sulla trascrizione delle parti discorsive, a quelli di pulizia ed igiene ambientale, al facchinaggio e alla ristorazione. Gare che interesseranno oltre il 50 per cento del personale esterno per un importo di circa 10 milioni di euro. Scriviamo diversamente le condizioni.

I questori sanno che i risultati saranno diversi da quelli sbandierati. Perché non ci si è pensato subito? Tutti sanno che la stragrande maggioranza di quei lavoratori sono garantiti da una continuità lavorativa pluridecennale perché la Camera, ben oltre le prescrizioni di legge, ha imposto questa clausola sociale come indifferibile.

Quindi se il problema, e noi conveniamo da tempo su questo, anche quando la destra votava leggi che consentivano il facile licenziamento, è strutturare meglio il lavoro dei dipendenti esterni, siamo pronti a lavorare in tal senso e le prossime gare risulteranno decisive.

Ecco perché per noi costituire una nuova società in house, non è necessario se l’obiettivo sono le condizioni dei lavoratori. Secondo il nuovo codice dei contratti le pubbliche amministrazioni organizzano autonomamente l’esecuzione dei lavori e la prestazione di beni o servizi attraverso l’autoproduzione e l’esternalizzazione. Quanto avviene già alla Camera.

Poi però lo stesso codice indica la possibilità di affidare direttamente a società in house lavori, servizi o forniture con un provvedimento motivato, in cui si deve dare conto dei vantaggi per la collettività e della congruità economica delle prestazioni, oltre che della impossibilità a svolgere diversamente tali prestazioni.
Le società in house hanno però bisogno di un assetto gestionale tutto da definire, che ha un costo ulteriore che deve sommarsi a quello riferito ai dipendenti da assumere.

Se si intende spendere più soldi tanto vale metterli ora all’interno dei nuovi bandi di gara, in modo da aumentare il monte ore, le retribuzioni, garantire diritti. In quel caso sventoleremo le buste paga, felicemente, insieme al questore Trancassini.

Segnaliamo a tal fine che in un recente richiamo di Anac si sottolinea la necessità per la Pa di affidare in house un servizio disponibile sul mercato in regime di concorrenza, solo dopo che la stazione appaltante ha svolto una indagine per accertare se vi siano altri operatori privati in grado di fornire il servizio richiesto a condizioni vantaggiose.  
E pe la Camera dov’è il vantaggio? Di avere mano libera nelle nomine di cda, assunzioni di dirigenti e lavoratori? Abbiamo già visto cosa è successo in altre circostanze che hanno coinvolto ministeri o comuni.

Mi auguro allora che si possa fare una discussione più approfondita senza precostituire scelte. Proporrò nel prossimo ufficio di Presidenza una valutazione sui prossimi bandi gara che consenta di migliorare, da subito, servizi e retribuzioni dei lavoratori senza dover ricorrere alla costituzione della società in house.

Ovvero, in alternativa, di internalizzare i servizi svolti oggi con ditte esterne. Ma forse su questo punto la discussione ci porterebbe lontano dalla contingenza, qui ed ora.


Stefano Vaccari è deputato del Pd

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