Zingaretti ha dato le dimissioni perché i capicorrente non gli fanno fare il segretario che detta la linea di azione politica del partito. È mia opinione che Zingaretti non ha avuto la visione appropriata e vincente dell'agenda da mettere in campo in alcuni passaggi cruciali di scelta, però questo giudizio lo estendo a tutto il gruppo dirigente, perché l’ex segretario ha mostrato in ogni occasione apertura di discussione e di accettazione di proposte alternative alle sue. Il segretario e il gruppo dirigente non sono riusciti a tenere compatto il Pd sulla linea politica scelta, potrebbe però essere che vari pezzi del partito non fossero componibili.

Il nostro Pd, piazza grande di Zingaretti, è riuscito a non affondare ma non ha mostrato abbastanza forza propulsiva (come io speravo). Non ha allargato la sua base partitica con giovani, ceti sociali subalterni del nord e del sud, ceto dei nuovi tecnici, non ha immesso sangue nuovo. Il Pd, macchina partito, ristagna in un tempo di trasformazione per via della II rivoluzione industriale (altri dicono IV) (e chi si ferma è perduto), perché non ha un’ideologia caratterizzante, ha un gruppo dirigente composto da gruppi di ceto politico quasi chiusi, che discutono mirando all’amministrazione a vari livelli, municipale-regionale-statale-europea. Un gruppo dirigente che non discute di ideologia, classi sociali, battaglie sul territorio, organizzazione territoriale diffusa.

È mia opinione che il partito è un soggetto con regole e prassi di funzionamento, fatto un congresso opera con gli eletti a dirigere sulle linee politiche votate, si cambia con il nuovo congresso. Il partito non è un gruppo aperto di discussione quotidiana a volte distruttrice. Il segretario ha dato le dimissioni con un giudizio tranchant sul suo partito (mi vergogno!) e questo fa male al Pd, scoraggia e frustra il suo corpo vivo di persone, militanti, elettori simpatizzanti, non dà spinta a proseguire, cambiando quello va cambiato. Il popolo di sinistra non può non avere il suo partito di riferimento.

La mia opinione è che l'assemblea dovrebbe accettare le dimissioni del segretario, togliendo il bersaglio alla cricca, sostituirlo con un nuovo segretario «zingarettiano», rispettando la scelta del congresso, e io personalmente indicherei Peppe Provenzano, dotato e giovane.

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