Siamo entrati in una fase molto delicata per l’Italia. Le preoccupazioni crescenti sulla seconda ondata di malati di Covid-19, ampiamente preventivata da mesi, si sommano a quelle sulla ripartenza dell’economia, in grandissima difficoltà dopo il lockdown della scorsa primavera. E il governo, di fronte a questa situazione davvero difficile, mostra una confusione piuttosto evidente.

Lo abbiamo visto con chiarezza nel lavoro di definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) da presentare in Europa prima della prossima primavera per utilizzare i 209 miliardi di euro che il Recovery Fund europeo ha destinato all’Italia. Abbiamo sentito nelle parole del premier Conte e di diversi ministri mettere insieme il diavolo (come il progetto di confinamento della CO2 nei fondali marini dell’Alto Adriatico davanti alla costa ravennate e il ponte o il tunnel sotto allo stretto di Messina) con l’acqua santa (come la sperimentazione della produzione decarbonizzata di acciaio nel sito industriale di Taranto o le infrastrutture ferroviarie più adeguate per collegare le principali città del centro sud), evidenziando una drammatica assenza di visione su dove portare il Paese grazie alle ingenti somme di denaro europeo previste dal Next Generation EU.

Un’occasione

Questo è un problema che dobbiamo risolvere in tempi brevissimi. Non possiamo permetterci di sprecare un’occasione per certi versi irripetibile. Legambiente darà il suo contributo in questo senso organizzando entro Natale sette incontri tematici con istituzioni, imprese e associazioni per individuare le migliori proposte per il Pnrr italiano. La lotta alla crisi climatica, la mobilità sostenibile, il ciclo idrico integrato, la sostenibilità in agricoltura, la gestione forestale sostenibile, l’adattamento climatico in ambito urbano, gli strumenti di prevenzione e repressione contro l’infiltrazione mafiosa saranno i temi su cui concentreremo il nostro lavoro.

Si è concluso pochi giorni fa il primo appuntamento, quello sull’economia circolare, una frontiera su cui l’Italia vanta già diversi primati che vanno però consolidati. Sono interessanti diversi dati del sondaggio fatto da Ipsos per Legambiente, Conou, Editoriale Nuova Ecologia e Kyoto Club in occasione di questo primo forum tematico. Per il 72% degli intervistati il Recovery Fund è importante per un rilancio green dell’economia all’insegna della circolarità, della sostenibilità e della lotta alla crisi climatica. Per quanto riguarda il ruolo giocato dall’Europa nell’indirizzare l’Italia verso uno sviluppo sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che sociale, il 61% dei cittadini intervistati ne riconosce un ruolo importante, mentre il Green Deal europeo è ancora poco conosciuto visto che solo il 42% ne ha un’opinione positiva.

I problemi del riciclo

Il confronto con il settore ha fatto emergere con grande evidenza tre grandi questioni irrisolte: la necessità di adottare le necessarie semplificazioni (obiettivo mancato con i recenti decreti governativi) nella normativa di settore e nei processi autorizzativi per le nuove infrastrutture per la chiusura dei cicli produttivi; l’urgenza di realizzare mille nuovi impianti di riciclo per arrivare a rifiuti zero in discarica, partendo dal centro sud ancora oggi drammaticamente sprovvisto, con processi di partecipazione che coinvolgano davvero le popolazioni locali; lo sviluppo di un mercato dei prodotti riciclati, attraverso un grande programma di formazione delle stazioni appaltanti pubbliche sulla nuova normativa che obbliga a utilizzare i cosiddetti criteri ambientali minimi nelle gare d’appalto per privilegiare i prodotti a minore impatto ambientale.

Con il recente recepimento del pacchetto di direttive europee sull’economia circolare si è definito il contesto in cui occorre muoversi da qui ai prossimi anni. Il raggiungimento, nei tempi previsti, degli obiettivi che l'Europa si è prefissata avverrà, però, se si faranno i giusti passi per completare al più presto la rivoluzione circolare del Paese. Questo sarà possibile se l’economia circolare sarà uno dei pilastri del Recovery Plan italiano. Non abbiamo ancora visto segnali in questo senso dall’esecutivo Conte 2, ma noi non molliamo la presa.

Stefano Ciafani è presidente nazionale di Legambiente

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