Le Conferenze delle Parti (Cop), sono gli incontri annuali organizzati dalle Nazioni Unite per concordare efficaci politiche di contrasto al riscaldamento globale. A novembre 2021 in Scozia si terrà la 26esima edizione, presieduta congiuntamente da Italia e Regno Unito. La Cop di quest’anno è particolarmente importante per due motivi: è la prima dallo scoppio della pandemia ed è chiamata ad aggiornare gli Accordi di Parigi, ovvero la più avanzata intesa mai raggiunta in tema di lotta alla crisi climatica. In questo spazio bisettimanale ci proponiamo di raccontare le notizie, i meccanismi, i retroscena dei negoziati per il clima. Siamo arrivati all’ottavo numero, a questo link trovi i precedenti.

Le proposte Ue per il clima

Nei giorni scorsi è stato presentato dalla Commissione Europea il pacchetto di proposte “FitFor55”, mirato a far raggiungere all’UE gli obbiettivi climatici che si è fissata: una riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030 e la neutralità climatica al 2050.

Sono 13 le proposte legislative contenute in FitFor55, tra cui un nuovo fondo sociale per l’azione per il clima, la proposta della tassa sul carbonio alla frontiera (CBAM) e una nuova strategia forestale comunitaria, ReFuelEU Aviation - per regolare i carburanti sostenibili per l’aviazione -, la modifica del regolamento riguardo gli standard emissivi di CO2 per il trasporto su gomma, la revisione del regolamento sulla condivisione degli sforzi (Effort Sharing), la revisione della direttiva sulle infrastrutture per i combustibili alternativi (Afid) e del regolamento sull’uso del suolo e la silvicoltura (Lulucf), la proposta del programma FuelEu Maritime per l’intervento sullo spazio marittimo europeo, la revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia, la modifica alla direttiva sulle energie rinnovabili (Red) e sull’efficienza energetica (Eed), e infine la revisione dell’Emission Trading System - il sistema di mercato del carbonio europeo.

Proprio quest’ultima occupa un posto particolarmente rilevante nel parchetto, poiché il mercato del carbonio viene ampliato anche ad altri settori, che dovranno ridurre del 61 per cento le emissioni al 2030 con una riduzione lineare di 4.2 per cento, e viene affiancato da un sistema parallelo di scambio di quote delle emissioni, che dovrà tagliare le emissioni del 43 per cento al 2030 e sarà in vigore dal 2025. Il sistema “gemello” interesserà i trasporti su strada e i sistemi di riscaldamento degli edifici. Il piano è stato criticato dagli attivisti per il clima, i quali sostengono che non garantirà il rispetto degli Accordi di Parigi, inoltre non avrà certo vita facile: stati membri e gruppi di interesse sono già pronti a darsi battaglia.

Il G20 a Venezia

Si è appena svolto a Venezia - città simbolo della crisi climatica incombente - il G20 della finanza, ospitato dall’Italia. Il 9 e il 10 luglio si sono quindi ritrovati i ministri dell’Economia e della Finanza delle nazioni che provocano pressoché tutte le emissioni climalteranti a livello mondiale. Era quindi un appuntamento imprescindibile in vista della Cop di novembre a Glasgow. A questo si è aggiunta l’11 luglio la Conferenza internazionale dell’Italia sul cambiamento climatico, in cui sono scesi in campo i pesi massimi come Kristalinea Georgieva, Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, Alok Sharma, presidente della CO, e la segretaria del Tesoro US, Janet Yellen

Il meeting mondiale ha provato a focalizzarsi sul ruolo dell’economia pubblica nell’indirizzare la transizione ecologica e la ripartenza post-pandemia. Tra i punti chiave, l’adozione di una carbon tax a livello globale che possa arrivare ad un prezzo di settantacinque euro alla tonnellata di CO2. E se sulla carta sono in tanti a dire di essere favorevoli, nella realtà molte nazioni remano contro: in primis, ovviamente, i paesi produttori di combustibili fossili come l’Arabia Saudita, ma anche nazioni asiatiche che esportano materie prime come l’acciaio.

Oltre a questo, c’è anche il Green Climate Fund da cento miliardi che i paesi sviluppati devono versare ai paesi in via di sviluppo. Questo impegno deve essere coperto entro il 2021, e dovrebbe perfino aumentare entro il 2025, ma i paesi sono decisamente indietro nella contribuzione.

Europei del clima

Si sono appena conclusi gli Europei 2020 di calcio. Sappiamo che l’Italia ha trionfato in finale. Come sarebbero andate queste sfide se a contare come gol fossero i target climatici? Oppure la quantità di energie rinnovabili?

Abbiamo quindi approfittato per vedere se la nazionale azzurra avrebbe trionfato anche sul campo climatico, prendendo in considerazione questi tre parametri, e assegnando una rete al vincitore di ogni indice percentuale di energia rinnovabile nel mix elettrico percentuale di carbone nel mix elettrico emissioni pro-capite annue di CO2.

E così, vediamo nelle partite dai quarti in avanti i risultati che avremmo avuto adottando questa metodologia:

Belgio Italia 1 - 2

Hanno molte più emissioni pro-capite di noi, e meno rinnovabili, ma ci battono in quanto non hanno più carbone nel mix energetico.

Spagna Italia 2 - 0

Forse la sfida più equilibrata, anche sul campo: abbiamo entrambe il 43 per cento di energie rinnovabili nel mix elettrico, anche se la Spagna sta accelerando tantissimo negli ultimi anni, a differenza nostra. Se questo finisce in parità, ci battono (di poco) sia per carbone utilizzato sia per la quantità di emissioni di CO2 pro-capite.

Inghilterra Italia 5 - 2

Le due nazioni che ospiteranno la COP per il clima si sono ritrovate nella finale degli Europei e le abbiamo analizzate in maniera più approfondita. Abbiamo vinto nel calcio, ma ci battono sul fronte climatico, nei contributi al Green Climate Fund, ma soprattutto nei target climatici, prevedendo una riduzione del 68 per cento di CO2 al 2030 e del 78 per cento al 2035, mentre l’Italia è ancorata al target.

Diceva Churchill che «gli italiani perdono le guerre come se fossero partite, e le partite come se fossero guerre».

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