«Insieme. Per rilanciare l’Europa». Questo è il motto della presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea fino a dicembre di quest’anno. Affrontare la pandemia di Covid-19 e le sue conseguenze economiche e sociali è la più grande sfida che l’Unione europea e i suoi stati membri abbiano mai affrontato dalla sua fondazione. Oltre al contenimento del virus, la cui diffusione in Europa e nel mondo è lungi dall’essere stata fermata, gli sforzi sono concentrati sulla gestione delle conseguenze economiche e sociali della pandemia, sul rilancio. In questo campo, con lo storico accordo del Consiglio europeo sul piano Next Generation Eu con un budget di 750 miliardi di euro, l’Unione ha dato un chiaro segnale della sua capacità operativa e della sua solidarietà: sta compiendo uno sforzo senza precedenti.

Le decisioni che prendiamo ora per spendere questi soldi determineranno il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti da cui li abbiamo presi in prestito. Ecco perché, parafrasando Winston Churchill, non dovremmo sprecare la crisi, ma cogliere quest’opportunità per rendere l’Europa un continente competitivo nelle tecnologie del futuro: l’industria 4.0, l’intelligenza artificiale, l’energia sostenibile. Vogliamo un’Europa più forte, più sovrana e più solidale. Solo così potremo continuare ad affrontare seriamente a un’altra enorme sfida globale: il cambiamento climatico. Sappiamo che dobbiamo riuscire a limitare il riscaldamento terrestre ad un massimo di 1,5-2 gradi per evitare conseguenze esistenziali per l’ecosistema e l’umanità. Finora sono state adottate misure efficaci in molti paesi: in Germania non siamo riusciti a raggiungere tutti i nostri traguardi, però dal 1990 siamo riusciti a ridurre le emissioni di anidride carbonica di oltre il 35 per cento. La quota delle energie rinnovabili nel mix energetico è aumentata a circa il 50. Ma non basta. Nell’Unione ci siamo impegnati a raggiungere l’obiettivo di una neutralità climatica entro il 2050 e dobbiamo creare le condizioni per garantire che quest’obiettivo possa essere effettivamente raggiunto.

Non vedo alcuna contraddizione tra gli sforzi per la ripresa economica e quelli per la protezione del clima. Al contrario: possiamo superare la crisi soltanto sfruttando il nostro potenziale d’innovazione e investendo nella modernizzazione sostenibile dell’economia. I piani di ripresa degli stati membri devono riflettere l’opportunità unica di investire nell’economia sostenibile del XXI secolo, la green economy. Per i paesi industrializzati come l’Italia e la Germania non esiste un’alternativa realistica alla green recovery. Il Green Deal europeo offre a tal fine il giusto quadro di riferimento, combinando la protezione del clima, dell’ambiente e della biodiversità con importanti impulsi per la crescita.

Puntare sull’idrogeno

Gli investimenti e la ricerca sulle tecnologie del futuro sono fattori decisivi per la capacità d’innovazione e la competitività nonché per il successo dell’implementazione del Green Deal. Non vale la pena investire ora in tecnologie che sappiamo non avere futuro. Il passaggio a un approvvigionamento energetico rispettoso del clima, sicuro e a prezzi accessibili dischiude potenziali economici che possono dare un importante contributo per far uscire l’economia europea dalla crisi e per accedere a nuovi e promettenti ambiti di crescita. Le tecnologie dell’idrogeno, ad esempio, possono contribuire alla politica energetica per il raggiungimento degli obiettivi dell’Ue in materia di energia e clima, offrendo opportunità sul piano della politica industriale.

Nel piano Next Generation Eu l’idrogeno viene presentato come una priorità su cui investire. A giugno il governo federale ha adottato la strategia nazionale per l’idrogeno. La Commissione europea ha presentato la sua strategia a luglio.

Affinché l’idrogeno possa essere utilizzato in modo adeguato, è necessario lo sviluppo dei relativi mercati e infrastrutture in Europa e nel mondo. La ricerca deve essere ulteriormente sviluppata, ad esempio per rendere più efficiente e meno costosa la produzione di idrogeno e facilitarne il trasporto. L’Italia e la Germania, quali maggiori nazioni industriali europee, dovrebbero fare qui da apripista.

L’Italia in particolare, con l’energia solare, eolica e idrica, dispone di grandi potenziali di fonti rinnovabili che possono essere impiegate per produrre idrogeno. Ora è importante utilizzare correttamente le risorse disponibili per raggiungere i nostri obiettivi. Insieme. Per rilanciare l’Europa.

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