Gli enti territoriali stanno adottando sempre di più l’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile come riferimento per le proprie strategie, dimostrando una lungimiranza e attenzione al futuro del paese. D’altra parte, senza l’impegno dei territori l’Agenda stessa non potrebbe essere attuata: l’Onu, la Commissione europea e l’Ocse ci ricordano quanto sia fondamentale il processo di “territorializzazione” dell’Agenda 2030 per portare il Paese su un sentiero di sviluppo sostenibile. Ecco perché quest’anno l’ASviS ha voluto arricchire il Rapporto nazionale 2020 puntando la lente di ingrandimento su regioni, province e città metropolitane, scoprendo non solo una varietà di situazioni dei territori rispetto al 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, che va ben al di là della classica divisione tra Nord, Centro e Sud del Paese, ma anche l’uso crescente dell’Agenda 2030 come chiave di programmazione delle politiche territoriali da parte degli enti territoriali. Questo non vuol dire che va tutto bene, anzi, come dimostra questo nuovo studio l’Italia e i territori non sono ancora in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ma ci sono importanti differenze di cui tener conto, molti progressi importanti e tante buone pratiche.

Gli enti territoriali

L’impegno degli enti territoriali per portare il paese su un percorso di sviluppo sostenibile è fondamentale anche in vista della nuova fase di programmazione dei fondi europei 2021-2027 e del disegno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) previsto dal Next Generation Eu. Per questo, l’ASviS ha voluto mettere a disposizione dei decisori politici e della società civile uno strumento che, attraverso indicatori statistici elementari e compositi, raccoglie e analizza il posizionamento di regioni, province, città metropolitane, aree urbane e comuni rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Il nuovo studio offre una base informativa unica e omogenea intende stimolare l’attuazione dell’Agenda 2030 proponendo anche una visione prospettica: non si limita infatti a fotografare la situazione attuale dei territori in relazione agli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ma dice se gli stessi saranno in grado di centrarli o meno da qui al 2030. Insomma, è un Rapporto che guarda al futuro. E non potrebbe essere altrimenti dato che gli enti territoriali e le loro articolazioni istituzionali rappresentano le istanze complessive dei cittadini e sono responsabili dei servizi fondamentali offerti alle loro comunità. E, nel passaggio a uno sviluppo sostenibile, le regioni, le città metropolitane, le province, i comuni e le aree interne possono fornire un’infrastruttura di cooperazione per favorire processi decisionali condivisi, mettere a sistema risorse economiche e competenze, incentivare forme di collaborazione.

Collaborazione

In coerenza con questa visione, in questi anni l’ASviS ha sottoscritto Protocolli di intesa con molte regioni e province autonome, città metropolitane e capoluogo, mettendo a disposizione le sue competenze e le sue conoscenze. D’altra parte, la rete di aderenti all’Alleanza sta promuovendo il protagonismo territoriale di istituzioni, enti privati e pubblici, imprese, associazioni di categoria, istituzioni scolastiche, mondo accademico, Terzo settore, volontariato, parrocchie. Stanno così nascendo associazioni e reti di coordinamento che aderiscono all’ASviS con lo scopo di diffondere nel Paese la cultura della sostenibilità e rendere l’Agenda 2030 un punto di riferimento interloquendo con le istituzioni pubbliche, promuovendo programmi di formazione, facendo conoscere e valorizzando buone pratiche, monitorando i progressi territoriali verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Alla luce di quanto emerge dal Rapporto, il “Pacchetto di investimenti per lo sviluppo sostenibile delle città e dei territori”, elaborato dall’ASviS nei mesi scorsi, e le principali proposte di politiche economiche, sociali e ambientali illustrate del Rapporto 2020 di ottobre si confermano indispensabili per accelerare il cammino dell’Italia e dei suoi territori verso l’attuazione dell’Agenda 2030, soprattutto alla luce degli effetti della crisi in corso. Tali proposte sono illustrate nel Rapporto secondo le sei missioni delle Linee guida del Governo per la predisposizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), parte del programma Next Generation Eu, che prevede circa 209 miliardi di euro da impiegare entro il 2026. Ci auguriamo che questo strumento possa essere utile per elaborare quelle politiche coordinate e coerenti che l’Unione europea ci chiede.

Pierluigi Stefanini è Presidente dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile

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