Venerdì 17 novembre si tiene il convegno “L’AIED e la società italiana 1953-2023: sessualità, diritti, demografia” in occasione dei 70 anni dell’associazione. L'iniziativa è in programma dalle 9.30 nella Sala Capitolare del Senato a Roma e vedrà la partecipazione del presidente nazionale Mario Puiatti, della vicepresidente Antonella Spolaor Dentamaro, di storici militanti nelle battaglie per i diritti civili come Emma Bonino e Franco Grillini, sociologi e studiosi come Chiara Saraceno e Gianfranco Porta, la senatrice Cecilia D’Elia


È una lunga storia d’impegno civile e sociale, di battaglie culturali e politiche, quella dell’Aied (Associazione italiana per l’educazione demografica), fondata a Milano il 10 ottobre 1953. Sostenuta da eminenti figure della cultura laica, democratica e socialista, come Gaetano Salvemini, Ferruccio Parri, Ernesto Rossi, Riccardo Bauer, Piero Calamandrei, Emilio Lussu, l’Aied si è battuta per il controllo della fertilità, per una sessualità liberata dal timore di gravidanze indesiderate, per la dignità delle donne e il loro diritto alla salute, in un’epoca nella quale le ripetute gravidanze e gli aborti procurati con tecniche primitive lo negavano spesso tragicamente.

Punto di riferimento erano le politiche informative e sanitarie della Gran Bretagna, degli Stati Uniti, dei paesi scandinavi, organismi internazionali come l’International Planed Parenthood Federation. Fatta segno di pesanti attacchi della stampa cattolica e di destra, soggetta a stretti controlli della polizia, nei primi anni di vita l’associazione ha dovuto far fronte a mille difficoltà, potendo contare soltanto sull’aiuto di un imprenditore illuminato come Adriano Olivetti e sull’appoggio degli intellettuali che collaboravano col Mondo di Pannunzio.

A metà degli anni Cinquanta ha aperto i primi centri di consulenza contraccettiva in Italia. Sono seguiti gli interventi nelle borgate romane e nei quartieri poveri di Palermo, l’impegno per l’abrogazione della legislazione fascista, che ha portato nel 1971 all’abrogazione dell’art. 553 del Codice penale che vietava la propaganda e la vendita dei contraccettivi, per l’istituzione di una rete nazionale di consultori e la legalizzazione dell’aborto.

Senza esito

Allo scoccare del suo 70esimo compleanno, l’Aied non intende limitarsi a uno sguardo retrospettivo. In un quadro sociale e normativo profondamente diverso, è impegnata, in continuità con la sua storia, oltre che nell’attività di servizio dei suoi consultori, ad affermare il diritto delle donne alla libera determinazione in campo sessuale e nella gestione del corpo, per la piena attuazione della legge 194, disattesa in molte realtà. Ci sono ancora importanti diritti da garantire alle giovani generazioni.

È oggetto di resistenze e accese polemiche l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole: una questione che, a oltre cento anni dalla prima proposta di legge, relega l’Italia al ruolo di fanalino di coda in Europa, insieme a Cipro, Lituania, Polonia e Romania. Oggi a Roma un convegno su “Sessualità, diritti, demografia” permetterà di fare il punto sulle nuove sfide.

Secondo lo “Studio nazionale fertilità” elaborato dal ministero della Salute nel 2019, nel nostro paese otto studenti medi e universitari su 10 cercano le informazioni in ambito sessuale sul web, uno su quattro ne parla in famiglia, la stragrande maggioranza (94 per cento) ritiene sia la scuola a dover garantire l’informazione su sessualità e riproduzione.

Eppure tutte le iniziative volte a introdurre l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole non hanno avuto esito alcuno. L’Aied propone di ripartire dalle linee guida messe a punto dal gruppo di lavoro del ministero nell’ormai lontano 2015. Un documento in sintonia con gli standard Oms che definiscono il diritto all’informazione affettiva e sessuale come “diritto alla salute”, riecheggiando uno degli obiettivi dell’Agenda delle Nazioni unite per lo sviluppo sostenibile.

Esso chiede di «garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare, l’informazione, l’educazione e l’integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali».

L’evoluzione

Un cambio di paradigma, quindi, rispetto a molte considerazioni fatte qualche settimana fa alla Camera. L’Aied chiede un’evoluzione curriculare dei programmi scolastici, che offra ai nostri studenti conoscenze utili a «sviluppare relazioni sociali e sessuali basate sul rispetto» (Unesco), in armonia con gli Obiettivi 2030 indicati dall’Onu.

Sono state 16 le iniziative parlamentari inutilmente avviate dal 1977 al 2019 per l’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Il convegno di Roma intende rilanciare questo tema. Qualcosa sembra muoversi: il disegno di legge depositato lo scorso maggio dalla senatrice Cecilia D’Elia affronta concretamente la questione. Su di esso è possibile confrontarsi e lavorare, raccogliendo le istanze scientifiche, sociali e culturali che possono, sul piano dei diritti della persona, “riportare” l’Italia in Europa.

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