Non ci sfugge certo come la gravità della crisi sanitaria richieda uno sforzo da parte di tutti i cittadini per contrastare il diffondersi della pandemia. E tuttavia, come parlamentari eletti alla Camera per rappresentare i nostri connazionali residenti in Europa non possiamo non dirci amareggiati per le criticità dell’ultimo Dpcm relative all’ingresso in Italia dall’estero. 

Il nuovo Dpcm dispone infatti che a partire da ieri 10 dicembre non sarà più possibile per i cittadini in arrivo da Unione europea, Regno Unito e paesi zona Schengen extra-Ue, presentare un tampone – molecolare o antigenico – con esito negativo effettuato nelle 48 ore successive all’ingresso in Italia, ma solo nelle 48 antecedenti alla partenza, creando non pochi problemi ai nostri concittadini. In molti di questi paesi, infatti, è difficile e costoso effettuare un tampone, specie a poche ore dalla partenza, mentre tante italiane e italiane residenti in Europa hanno già acquistato biglietti aerei e organizzato il loro viaggio per rivedere parenti e affetti stretti che in molti casi non vedono da mesi e che confidavano di poter rivedere per Natale. 
Questa disposizione non è ragionevole e va ripristinata per i nostri connazionali la possibilità di potersi sottoporre a tampone entro poche ore dal loro arrivo in Italia.

Trattamento differenziato

Inoltre, nel testo c’è di fatto una curiosa discriminazione tra le deroghe all’isolamento fiduciario previste dall’articolo 6, comma 1 del Dpcm del 3 dicembre. La lettera e) prevede la possibilità di derogare all’isolamento fiduciario per chi arriva dall’estero tra il 21 dicembre e il 6 gennaio in caso di «rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza». Abbiamo voluto approfondire con gli uffici di palazzo Chigi e del ministero della Salute, e ci è stato confermato che col termine “abitazione” si deve intendere l’abitazione principale. Tradotto: tutti i cittadini iscritti all’Aire risultano per definizione esclusi e non potranno invocare la deroga, mentre i cittadini italiani residenti in Italia potrebbero usare la stessa previsione per non effettuare l’isolamento fiduciario al rientro dalle vacanze all’estero. 

Non capiamo infine la previsione di una quarantena lunga per arrivi tra il 21 dicembre e il 6 gennaio, quando sarebbe stato possibile prevedere l’esecuzione di un tampone con una quarantena breve di cinque giorni. Alcuni altri paesi si sono mossi così.

Non sta certo a noi stabilire se queste diverse previsioni siano possibili con una interpretazione del Dpcm in vigore (non proprio chiarissimo su più punti) o se servirebbe modificare il Dpcm. Ma sappiamo che non si è creata una bella situazione per decine di migliaia di italiane e italiani residenti in Europa che si erano organizzati o si stavano organizzando, con scrupolo, a rientrare in Italia per Natale. 

Per questo abbiamo rivolto ieri una richiesta ufficiale al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai ministri più direttamente interessati – Luigi Di Maio agli Esteri, Luciana Lamorgese all’Interno e Roberto Speranza alla Salute – per chiedere di occuparsi della vicenda e venire incontro alle legittime aspettative di tanti nostri connazionali che risiedono all’estero.

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