La Siria è un paese con una grande storia, dove sono passate le più antiche civiltà e dove si sono incontrate quasi tutte le religioni; un posto che ha il gusto delle olive e il profumo del gelsomino, è un paese che è stato distrutto un pezzo dopo l’altro, ma ha saputo sempre rimettersi in piedi, ogni volta con sempre più forza.

Mi chiamo Nuha, sono nata e cresciuta in una delle città più belle del mondo e non avrei mai pensato che tutto questo potesse sparire e che io stessa ne potessi essere testimone.

Prima della guerra ero una donna giovane fiera di sé stessa, e soddisfatta della sua vita, una vita serena e ben organizzata. Nel 2010 mi sono sposata con un uomo meraviglioso e abbiamo creato la nostra piccola famiglia. Avevo scelto di studiare "Scienze dell'educazione" all'università per diventare poi una maestra, perché credevo che solo con l'educazione e solo attraverso i bambini potessimo costruire un futuro migliore, per noi e per la nostra terra.

La guerra

Nel 2011 e prima che nascesse il mio primo figlio è scoppiata la guerra in Siria. Dopo un anno di guerra, lavorando come maestra, in un periodo così critico e delicato nel mio Paese, vedendo i bambini che hanno paura, bambini che soffrivano dalla povertà e dalla fame, bambini che sedevano sullo stesso banco mentre i loro padri combattevano l'uno contro l'altro, in quel momento, ho capito che il mio ruolo non si potesse fermare ad insegnare. Dovevo cercare di dare a questi bambini un po' di conforto, fargli capire che esisteva anche la pace e dargli un po' di speranza.

Dopo 6 anni vissuti in guerra, nel 2017 è arrivata una tragedia che ha toccato me in prima persona come tanti altri siriani, un evento di quelli che ti toglie tutte le certezze. Sono stata costretta a prendere la decisione di lasciare il mio paese, per proteggere soprattutto mio figlio.

Non è stato assolutamente facile lasciare tutto quello che avevo creato là e partire ma il pensiero di poter dormire senza la preoccupazione che potesse succedere qualcosa di brutto a mio figlio valeva il sacrificio, anche se significava cominciare una vita da zero.

Cibo e inclusione

Circa 4 anni fa sono arrivata in Italia, non sapevo da dove cominciare o cosa potessi fare. Ho seguito vari corsi, ma sentivo che ancora mi mancava qualcosa, fino a quando non ho partecipato a "Food for Inclusion" un corso che ho seguito all'università delle scienze Gastronomiche di Pollenzo, che è stato organizzato in collaborazione con Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati.

Un piccolo corso che ha aperto in me la curiosità di conoscere meglio un mondo, quello del cibo, che spesso osserviamo come se fosse una banalità senza pensare a tutto ciò che c'è dietro: volevo saperne di più. Quindi ho fatto la domanda per una borsa di studio per un master in "Creatività, Ecologia ed Educazione"; sapevo non sarebbe stato facile ottenerla, ma averla era molto importante per me e mi sono impegnata molto.

Vinsi la borsa di studio e una volta finito ho cominciato a cercare un lavoro, ma purtroppo è arrivata la pandemia con il primo lockdown, quindi ho pensato di sfruttare il tempo e ho cominciato a creare un mio progetto "Food Art Education" che ha l'obiettivo di educare i bambini sul cibo e sull'ambiente attraverso l'arte cioè la cosa più piacevole per i bambini.

È stata una fortuna riuscire a realizzare questo progetto in una scuola, dove ho fatto dei laboratori con i bambini. Avevo trovato un altro lavoro in un ristorante, ma anche questa volta non sono riuscita a continuare con l'arrivo del secondo lockdown, e come la prima volta ho cercato di sfruttare il tempo, lavorando per migliorare il mio progetto e partecipando ad un corso professionale per Mediatore interculturale.

Oggi dopo 10 anni di guerra, molti siriani hanno perso le loro case, i loro sogni e molti hanno salutato i loro cari per l'ultima volta.

Sei milioni di siriani oggi sono sparsi in tutto il mondo in cerca di sicurezza per poter raccogliere almeno una parte di quello che hanno perso. Ad oggi il pane per me non è un lusso come per tutti gli abitanti della Siria, ma ogni sorriso di mio figlio, ogni momento sereno porta con sè tutti coloro che non ce l’hanno fatta e ogni sguardo di una vita che ormai è solo un ricordo.

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