Per chi, come me, ha partecipato alle stagioni durante le quali il centrosinistra ha governato il comune di Roma, fra 1993 e 2008 e fra 2014 e 2015, è triste leggere le parole di Giorgio Meletti (su Domani del 26 giugno) secondo cui non ci saremmo mai occupati «di far funzionare i trasporti e la nettezza urbana», ma soltanto di effimero, sottinteso di cultura e auditorium, nonché di accumulare debiti.

È triste perché mi costringe a intervenire, ricordare, puntualizzare, ben sapendo che il sapore di quello che ho da dire corre il rischio di essere schiacciato su una dimensione difensiva. Al contrario quelli come me hanno piena consapevolezza non solo dei successi ma anche dei limiti di quelle esperienze amministrative e del contesto storico in cui vanno esaminate.

Per evitare di essere giudicato un disciplinato difensore d’ufficio delle stagioni Rutelli-Veltroni – disciplina che risulterebbe incomprensibile, dato che da più di tre anni ho lasciato ogni incarico politico - vorrei esporre una serie di numeri. Soltanto numeri, che parlano da soli e sono facilmente verificabili.

I dati

Bambini iscritti negli asili nido: da 8 mila nel 2001 a 17 mila nel 2007, 20 mila nel 2016 oggi 18 mila, quindi più 113 per cento fra 2001 e 2007, meno 10 per cento fra 2016 e 2019. Trasporto pubblico di superficie (autobus): da 100 milioni di vetture-km nel 2001 a 110 nel 2008, oggi 84 milioni. Nuovi treni per metropolitane e Roma-Lido: 45 fra 2001 e 2007, nessuno da 2007 a oggi. Investimenti di Atac: 70 milioni l'anno prima del 2008, oggi 12,5. Rifiuti solidi urbani trattati da Ama: da zero a 200 mila tonnellate fra 2001 e 2008, oggi 230 mila. Impiantistica per il ciclo dei rifiuti: fra 2002 e 2008 tre impianti di trattamento Ama (Rocca Cencia, Laurentino, Salario) e due termovalorizzatori Acea (San Vittore), dopo 2008 nessun nuovo impianto.

Servizi pubblici

Nella relazione 2020 sui servizi pubblici locali il Campidoglio (giunta Raggi) scrive: «La gran parte degli impianti attualmente in essere è stata realizzata fra 2002 e 2008, anno dopo il quale gli interventi sono stati limitati alle manutenzioni straordinarie, mentre gli investimenti si sono sostanzialmente fermati e la programmazione non è stata più rispettata».

Nuovi punti luce nella rete di illuminazione pubblica: 2 mila 700 l'anno fra 2001 e 2006, 950 fra 2013 e 2019. Ingressi nei musei civici: da 700 mila a un milione 400 mila (+100 per cento) fra 2000 e 2007, 1,7 milioni nel 2019 (+ 21 per cento fra 2007 e 2019). Refezione scolastica: da 143 mila a 158 mila utenti fra 2001 e 2007, oggi 150 mila. Automezzi per il trasporto scolastico: da 361 a 447 fra 2001 e 2007, oggi 385. Impegni di spesa per investimenti del Campidoglio: 1,05 miliardi di euro in media all'anno fra 2002 e 2008, 312 milioni fra 2014 e 2019, meno 70 per cento, nel complesso delle amministrazioni locali italiane la riduzione è del 17 per cento.

Le risorse impegnate per investimenti prima del 2008 hanno permesso, anche negli anni successivi, l'apertura di 26 nuove stazioni di metropolitana, il dato più alto d'Italia. Pil pro capite: + 3,3 per cento l'anno fra 2000 e 2007 (a Milano + 3,1), +0,3 per cento l'anno fra 2008 e 2018 (a Milano +0,8).

Una postilla sul debito comunale. A 13 anni di distanza dall'operazione compiuta da Berlusconi e Tremonti non c'è più alcun segreto sulla questione, basta guardare le relazioni scritte dalla Ragioneria Generale dello Stato nel 2014 e quelle depositate in Parlamento dal 2017 in poi dall'ufficio commissariale. Nel 2008 il bilancio del comune entrò in difficoltà non perché il suo debito finanziario fosse troppo elevato (in termini pro capite era inferiore a quelli di Milano e Torino) ma per una crisi di liquidità, a sua volta originata dalla crisi finanziaria della Regione Lazio dovuta all'emersione di svariati miliardi di deficit nascosto nella sanità.

La regione

Il Lazio, semplicemente, a partire dal 2006 smise di pagare al comune i contributi dovuti per legge (per trasporto, assistenza, sociale, ecc.). Il Campidoglio anticipò queste somme per due anni e, dopo avere utilizzato più di un miliardo e 200 milioni di proprie disponibilità, si trovò a corto di liquidità: insomma, con la cassa più o meno vuota. L'operazione di trasformare questa crisi di liquidità in crisi da extra debito, oltre a creare stigma nei confronti di chi allora ricopriva il ruolo di leader dell'opposizione parlamentare, permise di alleggerire una tantum tante voci correnti di spesa del bilancio capitolino. Infatti, la spesa corrente del comune, pari a 3,2 miliardi nel 2007, è lievitata fino a 4,1 miliardi nei cinque anni successivi: un fatto che è in evidente contraddizione con l'esistenza di un «buco» di bilancio.

Ancora oggi le distorsioni nate da quella vicenda pesano sul bilancio capitolino, dove c'è un eccesso di spesa corrente che ha purtroppo spiazzato, e continua a spiazzare, la spesa per investimenti.

Spero che i numeri che ho esposto e la postilla finale possano aiutare a riflettere. Sono convinto che una buona discussione pubblica su Roma debba liberarsi dalle tossine generate dai cicli e dalle contrapposizioni politiche degli ultimi dieci anni e spostare lo sguardo sul presente e soprattutto sul futuro.

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