Ormai mancano poco più di due settimane alla scadenza fissata da Bruxelles per l’invio del Pnrr. Dall’esecutivo Draghi ci aspettiamo scelte coraggiose e radicali. Concretizzare la transizione ecologica partendo dai territori e da quelle dieci opere faro che possono proiettare l’Italia verso un 2030 più sostenibile e verde.

Dalla riconversione green del distretto industriale di Taranto e Brindisi, in Puglia, ad una mobilità ad emissioni zero nei capoluoghi di provincia della Pianura Padana e del centro sud, dalla bonifica dei territori e delle falde inquinate a partire dalla Terra dei Fuochi in Campania, la Valle Del Sacco nel Lazio, le aree petrolifere di Basilicata e Sicilia e il caso dei Pfas in Veneto e Piemonte, alla realizzazione di parchi eolici offshore in Sardegna, nel Canale Sicilia e in Adriatico per accelerare la diffusione delle rinnovabili.

Per poi passare alla delocalizzazione degli edifici dalle aree ad elevato rischio idrogeologico nelle province di Crotone e Vibo Valentia in Calabria, di Messina in Sicilia e in Campania, alla realizzazione di digestori anaerobici per il trattamento della frazione organica differenziata, con produzione di biometano e compost di qualità, per le aree metropolitane del centro sud: Roma, Napoli, Reggio Calabria, Bari, Catania, Palermo, Messina e Cagliari (a partire da queste città, ogni provincia deve diventare autosufficiente negli impianti di riciclo che, oltre ad evitare costi, danni ambientali e rischi di smaltimento illegale del “turismo dei rifiuti”, permetterebbero la fertilizzazione del suolo e la decarbonizzazione dei trasporti).

Le dieci opere faro

Tra le dieci opere faro, anche la ricostruzione e digitalizzazione con la banda ultra larga delle aree del cratere del terremoto del Centro Italia, la realizzazione di infrastrutture ferroviarie per la Calabria e la Sicilia che, al posto del Ponte sullo Stretto, necessitano di una rete di trasporto regionale per superare isolamento e disservizi e aumentare e diversificare i flussi turistici, la connessione ecologica, digitale e cicloturistica dell’Appennino e lo sviluppo del biologico e dell’agroecologia sulle montagne alpine e appenniniche e nelle aree rurali attraverso la creazione di biodistretti. Sono questi per Legambiente i primi passi e gli interventi prioritari che l’Italia dovrà realizzare per non sprecare le risorse del Next Generation EU e per dar gambe al Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) che il Governo Draghi dovrà ultimare ed inviare a Bruxelles entro la fine di aprile.

Il Pnrr di Legambiente

Sono questi anche alcuni dei temi al centro anche del Pnrr redatto da Legambiente che, attraverso un lavoro corale durato 6 mesi, ha indicato, per le 6 missioni indicate dall’Europa, 23 priorità di intervento, 63 progetti territoriali da mettere in campo, le opere da non realizzare, e un pacchetto di riforme trasversali e settoriali necessarie per accelerare la transizione ecologica.

Per accelerare la transizione ecologica per l’associazione ambientalista è urgente aprire una nuova stagione di riforme trasversali, partecipazione dei cittadini e condivisione territoriale: si va dalle necessarie semplificazioni per velocizzare l’iter autorizzativo dei progetti di economia verde (a partire dagli impianti a fonti rinnovabili e quelli dell’economia circolare) al miglioramento qualitativo dei controlli ambientali attraverso il potenziamento del Sistema Nazionale di Protezione dell’Ambiente per combattere la concorrenza sleale, dall’aumento delle competenze della pubblica amministrazione con un vasto programma di formazione e aggiornamento professionale alla nuova legge sul dibattito pubblico per prevenire le contestazioni e aumentare la condivisione di cittadini e istituzioni locali nella necessaria realizzazione delle opere che servono al Paese. Si tratta di riforme necessarie per garantire qualità dei progetti, velocità della spesa e certezza del rispetto delle regole.

I progetti da finanziare devono puntare solo sulle tecnologie pulite per la produzione di energia rinnovabile, sull’idrogeno verde, sugli impianti di economia circolare, sulla mobilità a emissioni zero in città e sulle tratte extra urbane, sulla rigenerazione urbana, sull’agroecologia, sul turismo sostenibile e sulle aree protette. Solo così si potrà concretizzare la transizione ecologica di cui si parla da anni e proiettare davvero l’Italia al 2030 rendendola più verde, pulita e inclusiva, dando delle risposte concrete ai cittadini e ai giovani che continuano a scioperare per il clima. L’Europa le idee chiare sulla decarbonizzazione dell’economia continentale. In Italia finora non è andata così. È questo il momento giusto per dimostrare quella volontà politica che è mancata finora, evitando allo stesso tempo gli errori del passato. L’Italia non perda questa importante occasione.

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