I tumulti di piazza aiutano chi non vuole ragionare, tanto quanto le urla sguaiate dai banchi parlamentari a favor di selfie. Il fatto stesso che la Francia entri in lockdown e la Germania quasi pure basterebbe a raffreddare i toni di quelli del “ci state togliendo la libertà senza motivo”.

Ragionare è invece indispensabile, anche per distinguere attacchi immotivati e pretestuosi ai “governi” (nazionali e regionali) da critiche propositive, fondate sull’analisi dei (pochi) dati, e che restano troppo spesso senza risposta.

Sono 8 mesi che gli ex Presidenti dell’Istat Giorgio Alleva e Alberto Zuliani - con il sostegno di tanta parte della comunità scientifica - spiegano perché i dati quotidianamente bombardati a reti unificate non sono di qualità tale da comprendere ciò che sta accadendo, se non con (colpevole ritardo). Le persone che si sottopongono a tampone non sono infatti rappresentative della popolazione italiana, dunque il numero dei nuovi contagiati è un dato particolarmente distorto, mentre quello dei deceduti è il dato più rappresentativo che arriva però con settimane di ritardo.

Come Associazione Luca Coscioni è da marzo scorso che ci rivolgiamo al Governo - anche ufficialmente e attraverso interrogazioni parlamentari - per chiedere un monitoraggio costante su un campione rappresentativo della popolazione che renda possibile valutare in tempo reale l’efficacia delle misure di contenimento senza dover aspettare settimane. Perseverare a non fornire nemmeno una motivazione del perché quel monitoraggio non si voglia fare è un segnale o di arroganza o di insipienza, ed è difficile dire cosa sarebbe peggio.

Lontano da vetrine spaccate, monologhi indignati sui social o sceneggiate da talk-show, ci sono alcuni punti sui quali, insieme a Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni che dal 2002 si batte a livello internazionale per a tutela del Diritto alla Scienza e alla Salute, ci siamo permessi di insistere, rivolgendoci in particolare al Governo.

Oltre alla interrogazione parlamentare al ministro Roberto Speranza per chiedere una valutazione sulla proposta dei due ex presidente dell'IS, ne abbiamo presentato un’altra in commissioni Affari Sociali sul tema della Salute Mentale, un settore già in grave sofferenza e ulteriormente affaticato dalla pandemia. Per far fronte a questa emergenza occorre incrementare l'investimento nei settori della salute mentale e delle dipendenze patologiche di almeno il 35% rispetto alla spesa attuale con un investimento pari a circa 2 miliardi di Euro, prevedendo il graduale superamento delle disuguaglianze di accesso interregionali.

Più in generale è necessario un nuovo piano sanitario nazionale - quello attuale è scaduto da 12 anni! -  in cui si preveda di estendere il ruolo dei medici di medicina generale e raddoppiare gli attuali interventi per l’assistenza domiciliare integrata (stima complessiva di 3 miliardi di euro). Abbiamo anche sollecitato il governo a dare seguito in sede di Unione europea all’idea che Guido Rasi, direttore esecutivo dell’agenzia europea per i medicinali, ha avanzato in occasione del Congresso dell’Associazione: la proposta di una piattaforma virtuale europea per gli studi clinici e la valutazione rapida dell’efficacia dei vaccini. Un’azione necessaria per fornire ai vari Paesi europei una cornice comune entro cui affrontare l'emergenza, da ora fino al momento in cui sarà disponibile il vaccino. 

Proponiamo, inoltre, una riforma del Comitato Tecnico Scientifico, affinchè sia composto prevalentemente da epidemiologi, virologi e medici di salute pubblica, esperti di area psicosociale e comportamentale e non solo da ruoli istituzionali, che lo rendono quasi organo di sottogoverno e di mediazione politica. 

Sul fronte scuole, invece, occorre un unico protocollo nazionale da adottare con test obbligatorio di tutta la classe quando si riscontra un caso positivo, e quarantena per tutta la classe fino all'esito del test. Bisogna poi centralizzare questi dati per consentire un monitoraggio della situazione anche a livello nazionale.

Per quanto riguarda i test, chiediamo che vengano resi immediatamente disponibili presso soggetti con competenze mediche, a partire da ambulatori e studi odontoiatrici.

Infine, non bisogna dimenticarsi di una altra “attività essenziale” da tutelare: la democrazia.  Per questo bisogna consentire la firma a distanza di referendum e iniziative popolari, ad esempio attraverso SPID, al fine di riattivare diritti costituzionali di partecipazione democratica che sono di fatto cancellati da 7 mesi, proprio in una fase di straordinario accentramento delle decisioni istituzionali e sospensione dell’ordinarietà democratica determinata dallo Stato di emergenza. 

Ci appelliamo, infine, all’ordine dei Medici affinché si attivi per vigilare sulla correttezza delle informazioni e delle opinioni, espresse pubblicamente da medici, sulla reale situazione. Il confronto scientifico è sempre importante ma è ugualmente corretto attenersi e sostenere quanto è affermato da società scientifiche, commissioni ed altri organismi che trovano nelle loro indicazioni/raccomandazioni finali il sunto del confronto fra i loro componenti. 

Sperando non sia una colpa l’aver avanzato queste proposte senza sfasciare nulla, continuiamo a operare per ottenere una risposta e, soprattutto, delle azioni conseguenti.



 

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