Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per un mese pubblichiamo ampi stralci della “Relazione sul Caso Impastato”, elaborata dal Comitato della Commissione Parlamentare Antimafia della XIII° Legislatura, sull’uccisione di Peppino Impastato


A Milano, secondo un altro presidente della Commissione, Luigi Carraro, si sono svolti numerosi incontri tra Luciano Liggio e altri noti mafiosi come Agostino e Domenico Coppola, Gaetano Badalamenti, Salvatore Riina, Giuseppe Calderone e Giuseppe Contorno».

Alla relazione Carraro aggiunge un particolare di non poco conto la relazione di minoranza firmata da deputati e senatori del Partito comunista italiano e della Sinistra indipendente a cominciare da Pio La Torre: «Il commercialista palermitano Pino Mandalari (candidato del MSI alle elezioni politiche del 1972) ospita nel suo studio le società finanziarie di alcuni tra i più noti gangesters tra cui Salvatore Riina, braccio destro di Leggio, e il Badalamenti di Cinisi, nonché quelle di padre Coppola.

Tali società intestate a dei prestanome si occupano delle attività più varie (dall’acquisto dei terreni ed immobili come beni di rifugio alla speculazione edilizia, alla sofisticazione dei vini)». Presso lo studio Mandalari aveva sede la società S.A.Z.O.I. che secondo la Guardia di finanza di Palermo appartiene a Gaetano Badalamenti.

Presidente del collegio sindacale è proprio Mandalari. Altre società nella disponibilità di Badalamenti sono: S.F.A.C. Spa, Sicula calcestruzzi Spa, Immobiliare B.B.P.–S.N.C, Copacabana Spa, Investimenti Spa, Ber. Ma. Asfalti Srl, Badalamenti Vito & C. S.N.C., Badalamenti Gaetano ditta individuale, Vitale Teresa ditta individuale.

A distanza di tanti anni non è possibile conoscere la consistenza del patrimonio finanziario movimentato dalle società finanziarie ospitate nello studio del commercialista Pino Mandalari, ma è probabile che sia stata talmente rilevante da suscitare invidie e gelosie; sentimenti e risentimenti, questi, gravidi di tragedie quando albergano in cuori mafiosi.

Sta qui, secondo Giovanni Falcone, una delle ragioni della grande guerra di mafia esplosa negli anni ottanta. Intervistato da Marcelle Padovani spiega: « L’origine di tale guerra risale agli inizi degli anni Settanta, quanto alcune famiglie realizzano vere e proprie fortune grazie al traffico di stupefacenti. Gaetano Badalamenti, all’epoca uno dei pochi boss in libertà, getta le basi del commercio con gli Stati Uniti, in particolare con Detroit, dove ha la sua testa di ponte. Salvatore Riina, il “corleonese”, se ne accorge nel corso di una conversazione con Domenico Coppola, residente negli Stati Uniti, da lui convocato appositamente in Sicilia. Ecco gettati i presupposti per lo scatenamento della guerra di mafia».

Anche Buscetta, che conosceva molto bene sia Badalamenti che Leggio e Riina, sottolinea la disparità delle condizioni economiche esistenti tra di loro. Badalamenti «li ha mantenuti per anni, perché i corleonesi erano dei pezzenti morti di fame. Se ne prese cura, gli trovava le case per dormire durante le loro latitanze, il sostegno economico.

Riina e Liggio avevano molti obblighi nei suoi confronti».

Antonino Calderone ha raccontato del risentimento di Luciano Leggio, condiviso dagli altri corleonesi, nei confronti di Badalamenti: «L’accusa rivolta a Badalamenti era di essersi arricchito con la droga nel momento in cui molte famiglie si trovavano in serie difficoltà finanziarie e molti uomini d’onore erano quasi alla fame»; tra l’altro, Badalamenti avrebbe iniziato da solo il commercio di stupefacenti «all’insaputa degli altri capimafia che versavano in gravi difficoltà economiche».

La disparità di condizioni economiche esistenti all’interno di Cosa nostra spiegano tante cose, dalle gerarchie di comando, che per anni sono nelle mani di Badalamenti, alle manovre, poi riuscite di Riina e dei corleonesi, di dare l’assalto al potere dei Badalamenti e dei suoi uomini.

Lotte di potere e lotte di supremazia economica si intrecciano nel cuore più profondo di una moderna, anzi della più moderna organizzazione mafiosa italiana.

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