Abbiamo scelto di prenderla dalla parte della realtà, tutti i giorni - non solo nei giorni di festa - perché siamo un quotidiano. E non dalla parte della retorica delle pie intenzioni, neanche dalla parte delle scelte sbagliate fatte in buona fede. Abbiamo una fede incrollabile nei dati, ma sappiamo che senza estrarne la differenza di genere che li compone non dicono mai abbastanza. E che le diseguaglianze e tutte le forme di ingiustizia sociale sono sempre forme di violenza ovvero muri contro il progresso, economico e democratico, collettivo e individuale.

Il femminile di questi tempi gode di buona stampa, ed è un bene. Ma sappiamo che talvolta dietro questo successo si annidano nuove trappole e vecchie furbizie. E che sostituire un modello di svantaggio ad un altro non migliorerà il mondo. 

In questi primi mesi Domani ha pubblicato storie di violenze sessuali e di differenze salariali, di pandemie viste dal divano e storie d’amore per San Valentino. Facciamo un giornale, un sito, una piattaforma, e ovunque cerchiamo di aprire spazi, immettere culture, e di rispettare un vincolo di lealtà con le lettrici e i lettori. Ci piace lo sport ma non vogliamo assomigliare a una squadra di calcetto, almeno non finché il calcetto non sarà ufficialmente anche una specialità olimpica femminile.

Approfittiamo delle differenze. Declinare le parole interessa anche per segnalare che ogni genere ha un suo valore e ogni rimozione è una fregatura per qualcuno o qualcuna. Abbiamo scelto che la competenza di genere fosse una delle competenze richieste a tutta la redazione, uomini e donne, perché attraversa trasversalmente tutte le altre specializzazioni. Abbiamo scelto di fare il giornale Domani così. Prima o poi, domani, crediamo che tutti gli altri dovranno fare come noi.

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