Vengono effettuati interventi di sostegno o di acquisizione di numerose testate a carattere locale (Il Mattino, Sport Sud, Il Piccolo, L'Eco di Padova, Il Giornale dì Sicilia, Alto Adige, L'Adige, Il Lavoro) nell'ambito di un processo di collegamento con il Corriere della Sera, teso a costituire un compatto mezzo di pressione destinato a raggiungere il maggior numero di lettori ed influenzare così, in senso moderato e centrista, l'opinione pubblica
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi
Nel contesto della nuova tattica adottata dalla Loggia P2 a partire dalla seconda metà degli anni settanta, un posto di rilievo occupa l'operazione di infiltrazione e di controllo del gruppo Rizzoli, emblematica delle modalità operative della loggia. In presenza di una impresa che il presidente della Montedison, Eugenio Cefis, aveva coinvolto nell'acquisizione della società editoriale del Corriere della Sera — nel quadro delle lotte di potere sviluppatesi in quegli anni tra diversi gruppi politici ed economici — la Loggia P2 intravede la possibilità di mettere in atto una operazione che la nuova situazione politica rendeva opportuna e che s'inquadra nelle previsioni del piano di rinascita democratica a proposito della stampa.
È infatti disponibile una struttura da utilizzare per il «coordinamento di tutta la stampa provinciale e locale» ... «in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del paese»; e le condizioni sono ideali in quanto il gruppo Rizzoli: a) è gestito come azienda a carattere familiare, con esponenti non sempre all'altezza del loro ruolo imprenditoriale; b) risulta proprietario di un quotidiano di grandi tradizioni ma appesantito da una difficile situazione finanziaria; e) si trova sotto la morsa dei finanziamenti — tra i quali, di particolare rilievo alcuni concessi dalla Banca Commerciale Italiana alla cui guida era Gaetano Stammati (iscritto alla Loggia P2) —- che erano stati necessari per l'acquisto dell'editoriale del Corriere della Sera; acquisto che risultava per certi versi ancora, solo formale in quanto erano saldamente nelle mani dei finanziatori i pacchetti di controllo delle società figuranti proprietarie della testata.
La Loggia P2, quindi, verso la fine del 1975 si serve di Calvi per coinvolgere il «gruppo Rizzoli» anche in operazioni di sostegno dell'assetto proprietario del Banco Ambrosiano e da quel momento utilizza per le proprie finalità il gruppo editoriale indirizzandone le scelte operative e le iniziative imprenditoriali mediante una manovra di condizionamento finanziario destinata a diventare sempre più soffocante e senza uscita in relazione al crescere dei debiti e dei costi. Si sviluppano così le operazioni «Savoia», «Globo Assicurazioni», «Rizzoli Finanziaria», «Banca Mercantile», «Finrex» e molte transazioni finanziarie dai risvolti oscuri in merito alle quali sono in corso indagini a cura dell'autorità giudiziaria per accertare i definitivi beneficiari di «premi» e «tangenti» distribuiti, attraverso il «gruppo Rizzoli», sotto la regia Gelli ed Ortolani.
Nello stesso tempo vengono effettuati interventi di sostegno o di acquisizione di numerose testate a carattere locale (Il Mattino, Sport Sud, Il Piccolo, L'Eco di Padova, Il Giornale dì Sicilia, Alto Adige, L'Adige, Il Lavoro) nell'ambito di un processo di collegamento con il Corriere della Sera, teso a costituire un compatto mezzo di pressione destinato a raggiungere il maggior numero di lettori ed influenzare così, in senso moderato e centrista, l'opinione pubblica.
Nel progetto della loggia le imprese Rizzoli assolvono quindi una duplice funzione: da un lato sono utilizzate quali strumenti operativi per fare da sponda ad operazioni finanziarie condotte nell'interesse di affiliati unitamente ad esborsi corruttivi; dall'altro rappresentano il polo aggregativo di un sempre maggior numero di testate che, facendo perno sul Corriere della Sera, si sviluppa con interventi partecipativi in imprese editrici di quotidiani a carattere locale.
I mezzi finanziari per entrambi tali funzioni non mancano, in quanto la rilevante presenza nel mondo delle banche consente di non lesinare gli appoggi per superare ogni problema contingente e per consolidare la posizione di comando all'interno del «gruppo Rizzoli».
Un passaggio significativo a tale riguardo è costituito dall'intervento operato nel 1977 per far fronte all'impegno assunto nei confronti del «gruppo Agnelli» all'atto dell'acquisto del Corriere della Sera, nonché per rimborsare alla Montedison e alla Banca Commerciale Italiana (alla cui guida non erano più rispettivamente Eugenio Cefis e Gaetano Stammati) gran parte dei fondi che a suo tempo erano stati messi a disposizione per la stessa finalità.
La Commissione ha in proposito effettuato una approfondita operazione di polizia giudiziaria, condotta con la collaborazione del nucleo operativo della Guardia di finanza di Milano, volta ad accertare la reale situazione proprietaria della Rizzoli e la natura della presenza in essa della Loggia P2. È stata così accertata una convergenza di interventi che, sotto la regia di Gelli e di Ortolani, coinvolgono il banchiere Calvi, le banche del «gruppo Pesenti» ed altre istituzioni, per la realizzazione di un meccanismo teso a stabilizzare il completo controllo del gruppo mantenendo fermo lo schermo costituito dagli esponenti della famiglia Rizzoli.
La struttura estera del Banco Ambrosiano fornisce infatti gli ingenti capitali ($ 11,8 milioni) necessari per rimborsare un a parte dei finanziamenti concessi dalla Banca Commerciale Italiana, mentre in Italia si realizza quel collegamento Banco Ambrosiano-IOR destinato a fornire alla Rizzoli Editore i fondi per completare l'operazione Corriere della Sera. Le banche del gruppo Ambrosiano concedono infatti un finanziamento per 22,5 miliardi di lire alla Rizzoli Editore che utilizza i fondi ricevuti per estinguere il predetto debito nei confronti del « gruppo Agnelli ». Le banche finanziatrici, a fronte del loro intervento, acquisiscono in pegno sia il 51 per cento del capitale della « Rizzoli » sia l'intero pacchetto azionario della società (Viburnum S.p.A.) proprietaria di un terzo della «Editoriale del Corriere della Sera S.a.s.».
Nello stesso tempo si realizza l'aumento di capitale della «Rizzoli Editore S.p.A.» con il quale vengono resi disponibili fondi per 20,4 miliardi di lire utilizzati per rimborsare in gran part e i finanziamenti erogati dal gruppo Ambrosiano. Giusta la ricostruzione effettuata a seguito degli accertamenti posti in atto dalla Commissione, tutta l'operazione di aumento di capitale si concretizza: a) con fondi provenienti dall'Istituto Opere di Religione che utilizza a tal fine disponibilità esistenti a suo nome presso diverse banche; b) con l'intestazione meramente formale ad Andrea Rizzoli di tali nuove azioni nel libro soci della «Rizzoli Editore S.p.A.»; in realtà le azioni stesse erano state già girate a favore dello IOR ed al momento della seconda operazione di ricapitalizzazione della «Rizzoli» (1981) una delle condizioni previste sarà proprio la lacerazione dei titoli che riportavano le tracce di questo passaggio di proprietà; e) con il deposito di tali azioni presso una commissionaria di borsa («Giammei & C. S.p.A» di Roma) avente palesemente funzioni fiduciarie; d) con un impegno — formalmente assunto da una banca («Credito Commerciale S.p.A») appartenente all'epoca al «gruppo Pesenti» — di trasferire ad appartenenti alla famiglia Rizzoli le dette azioni al realizzarsi di determinate condizioni. Tra queste le più significative risultavano essere l'impossibilità di procedere a tale trasferimento prima del 1° luglio 1980 e la variabilità del prezzo da corrispondere per il riscatto.
Dalla disamina della complessa articolazione degli accordi viene così in evidenza la funzione meramente di facciata della famiglia Rizzoli che, da un punto di vista regolamentare, viene sancita con la previsione, per ogni decisione assunta nell'ambito del Consiglio di amministrazione della «Rizzoli», di un diritto di veto a favore dei consiglieri entrati dopo l'attuazione dell'aumento di capitale.
Utilizzando Calvi come supporto bancario e sfruttando bene l'influenza esercitata su Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din, Gelli ed Ortolani (quest'ultimo entra nel 1978 nel consiglio di amministrazione della «Rizzoli») cominciano quindi dal 1977 a gestire il gruppo editoriale.
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