Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per una ventina di giorni pubblichiamo ampi stralci della sentenza in rito abbreviato dell’inchiesta Gotha del 2006, quando a Palermo finiscono in carcere vecchi boss e nuove leve due mesi dopo l’arresto di Provenzano Bernardo.


La cellula base della associazione resta la “famiglia”. Ogni famiglia controlla un suo territorio. Ogni iniziativa riconducibile alla organizzazione su quel territorio non può avvenire senza il consenso preventivo del capo famiglia. Gerarchie interne, ruoli e competenze nell’ambito della “famiglia” vengono dettagliatamente illustrate nel foglio dattiloscritto sequestrato a Lo Piccolo Salvatore:

«Come è composta la famiglia.

Capo famiglia.

Sotto capo.

Consigliere.

Capo decina.

Soldati.

Il Capo famiglia si elegge votando tutti i membri della famiglia. Così come per il consigliere. Il Sotto Capo viene chiamato dal Capo famiglia. Così come pure il capo decina.

Le funzioni di ogni componente.

Il capo famiglia è colui che ci ha l’ultima parola.

Il sotto capo fa le veci del capo famiglia in assenza del capo famiglia.

Il consigliere ha il ruolo di tenere a tutti uniti in famiglia e di dare consigli per il bene della famiglia.

I soldati sono coloro che si occupano sotto le direttive del capo decina per i far i bisogni della famiglia.»

Lo aveva già svelato Tommaso Buscetta, e dopo di lui tanti altri “uomini d’onore” determinatisi a collaborare con la giustizia: Francesco Marino Mannoia, Mario Santo Di Matteo, Gioacchino La Barbera, Giovanni Brusca, Antonino Giuffrè.

Nella “famiglia” si entra formalmente con un rito di iniziazione. La cerimonia del giuramento consiste nel chiedere a ognuno con quale mano spara e nel praticargli una piccola incisione sul dito indice della mano indicata, per farne uscire una goccia di sangue con cui viene imbrattata una immagine sacra. E la descrive proprio in questi termini il boss di Villabate, Nicola Mandalà, conversando confidenzialmente con la sua compagna Tiziana Messina, mentre la polizia li ascolta.

Il foglio dattiloscritto sequestrato al boss Lo Piccolo indica espressamente la formula di iniziazione:

«Giuro di essere fedele a “Cosa Nostra” se dovessi tradire le mie carni devono bruciare - come brucia questa immagine».

Lo status di “uomo d’onore”, una volta acquisito, cessa soltanto con la morte; il mafioso, quali che possano essere le vicende della sua vita, e dovunque risieda in Italia o all’estero, rimane sempre tale.

Prima del giuramento che sancisce l’ingresso nella organizzazione Cosa Nostra, il rappresentante della famiglia espone al futuro “uomo d’onore” le norme comportamentali comporta l’appartenenza alla associazione :

«Divieti e doveri.

Non ci si può presentare da soli ad un altro amico nostro – se non è un terzo a farlo.

Non si guardano le mogli di amici nostri.

Non si fanno comparati con gli sbirri.

Non si frequentano né taverne e né circoli.

Si è il dovere in qualsiasi momento di essere disponibile a Cosa

Nostra. Anche se ce la moglie che sta per partorire.

Si rispettano in maniera categorica gli appuntamenti.

Si ci deve portare rispetto alla moglie.

Quando si è chiamati a sapere qualcosa si dovrà dire la verità.

Non ci si può appropriare di soldi che sono di altri e di altre famiglie».

Non tutti possono aderire a Cosa Nostra. Tra le qualità indispensabili richieste l’essere di sesso maschile. Alcune categorie di soggetti vengono escluse a priori:

«Un parente stretto nelle varie forze dell’ordine. Chi ha tradimenti sentimentali in famiglia. Chi ha un comportamento pessimo – e che non tiene ai valori morali».

Proprio a causa di queste rigide regole Antonino Rotolo, protagonista di questo processo, era inviso al boss Stefano Bontate essendo cognato di un vigile urbano.

Per la dislocazione sul territorio e i riparti di competenza vengono indicati i mandamenti che compongono l’associazione:

-San Mauro Castelverde;

-Trabia. I paesi di appartenenza sono: Caccamo, Vicari, Rocca Palumba e altri;

-Bagheria. I paesi di appartenenza sono: Villabate, Casteldaccia, Milizia;

-Belmonte Mezzagno: ….Misilmeri;

-Brancaccio: Corso dei Mille, Roccella, Ciaculli;

-Santa Maria del Gesù: Villa Grazia di Palermo;

-Palermo Centro: Porta Nuova, Borgo Vecchio;

-Resuttana: Acquasanta e Arenella;

-Pagliarelli: Molara, Corso Calatafimi;

-Bocca di Falco: Uditore, Torretta;

-Cruillas : Noce, Altarelllo;

-Tommaso Natale: San Lorenzo, Partanna, Capaci, Carini, Cinisi, Terrasini;

-Partinico: Borgetto, Balestrate, Montelepre;

-San Giuseppe Jato: Morreale, Altofonte, San Cipirello

-Corleone: Prizzi, Ficuzza.

I mandamenti si articolano nelle “famiglie mafiose”, ossia le cellule primarie della organizzazione. Il mandamento «è una famiglia che ha una sedia nella commissione».

Generalmente, il “capo mandamento” è anche il capo di una delle famiglie, ma per garantire obiettività nella rappresentanza degli interessi del mandamento ed evitare il pericoloso accentramento dei poteri nella stessa persona, può accadere che la carica di “capo mandamento” sia distinta da quella di rappresentante di una “famiglia”.

Quanto alla “commissione” ha una sfera di azione grosso modo provinciale ed ha il compito di assicurare il rispetto delle regole di Cosa Nostra all’interno di ciascuna famiglia e, soprattutto, di comporre le vertenze fra le famiglie.

Il foglio è chiaro nella parte in cui indica come è composta la commissione provinciale:

«La commissione viene composta da tutti i capi mandamento. Dove poi si elegge il capo commissione più il sotto capo commissione più il segretario. Che è colui che si occupa degli appuntamenti della commissione».

«Il ruolo della commissione. È costituita per esserci un equilibrio nelle famiglie e in Cosa Nostra. E per deliberare i fatti più delicati e le decisioni da prendere.»

Struttura gerarchica, militanza con filtro di ingresso, continuità oltre la vita dei singoli, divisione del territorio, coordinamento tra cosche, esistenza di una “cabina di regia”.

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