Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del decreto di archiviazione dell’inchiesta “Sistemi criminali”, della Procura della Repubblica di Palermo, del 21 marzo 2001.


Leonardo Messina, nell’interrogatorio reso a questo Ufficio in data 3 giugno 1996, ha confermato e precisato quanto da lui appreso sul “progetto politico eversivo” discusso dai vertici di Cosa Nostra nel corso della riunione di Enna, fornendo altresì un racconto assai minuzioso e ricco di dettagli che ha consentito di svolgere una puntuale attività di riscontro.

In particolare, secondo Messina, la riunione di Enna del febbraio ‘92 era “l’atto finale”, in cui si era deciso di uccidere Giovanni Falcone (così gli venne detto da Liborio Miccichè, massone e rappresentante della famiglia mafiosa di Pietraperzia e consigliere della “Provincia” di Enna) ed era stata definitivamente deliberata la “strategia” del ‘92, all’interno di un ben più ampio disegno finalizzato alla “creazione di uno Stato indipendente del Sud all’interno della separazione dell’Italia in tre stati”; “in tal modo, Cosa Nostra si sarebbe fatta Stato”.

Secondo Messina, il progetto, per finanziare il quale sarebbe stata stanziata la somma di mille miliardi, fu concepito dalla massoneria con l’appoggio di potenze straniere e coinvolgeva non solo uomini della criminalità organizzata e della massoneria, ma anche esponenti della politica, delle istituzioni e forze imprenditoriali. Più in particolare, “il progetto consisteva nella futura creazione di un nuovo soggetto politico, la Lega Sud o Lega Meridionale, che doveva essere una sorta di “risposta naturale” del Sud alla Lega Nord”, ma che in realtà era “al servizio di Cosa Nostra”.

Uno dei protagonisti dell’operazione sarebbe stato Gianfranco Miglio, vero artefice dell’operazione politica “Lega Nord”, dietro il quale vi sarebbero stati Gelli, Andreotti e non meglio precisate forze imprenditoriali del nord interessate alla separazione dell’Italia in più stati.

Si riportano alcuni passi salienti dell’interrogatorio:

Nell’agosto del 1991 il Miccichè mi disse che nella zona di Enna, in un posto che non specificò, si trovavano riuniti Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Giuseppe Madonia e Benedetto Santapaola. Costoro, come ebbe a riferirmi lo stesso Miccichè successivamente, si trattennero nella zona di Enna sino al febbraio del ’92, data in cui si svolse una riunione formale della Commissione Regionale, alla quale parteciparono anche Angelo Barbero, Salvatore Saitta ed altri rappresentanti provinciali, dei quali non mi fece i nomi. Provenzano, Riina, Madonia e Santapaola, dall’agosto ’91 sino agli inizi del ’92, si trattennero nella zona di Enna per discutere di un progetto politico finalizzato alla creazione di uno Stato indipendente del Sud all’interno di una separazione dell’Italia in tre stati: uno del Nord, uno del Centro e uno del Sud. In tal modo, Cosa Nostra si sarebbe fatta Stato.

Il progetto era stato concepito dalla massoneria. A tal riguardo, intendo chiarire che Cosa Nostra e la massoneria, o almeno una parte della massoneria, sono stati sin dagli anni ’70 un’unica realtà criminale integrata. Il progetto aveva anche l’appoggio di potenze straniere. Era stata stanziata la somma di mille miliardi per finanziare il progetto. Coinvolti in tale progetto erano non solo esponenti della criminalità mafiosa e della massoneria, ma anche esponenti della politica, delle istituzioni e forze imprenditoriali. Il progetto consisteva nella futura creazione di un nuovo soggetto politico, la Lega Sud o Lega Meridionale – che doveva essere una sorta di “risposta naturale” del sud alla Lega Nord. A proposito della Lega Nord, quando io proposi al Miccichè di uccidere Bossi in occasione di un suo viaggio a Catania nel settembre – ottobre ‘91, questi mi spiegò che Bossi era in realtà un “pupo” e che il vero artefice del progetto politico della Lega Nord era Miglio, dietro il quale c’erano Gelli e Andreotti. Mi disse anche che la Lega Nord era finanziata da forze imprenditoriali del nord, non meglio precisate, che avevano interesse alla suddivisione dell’Italia in tre stati separati. Quando Miccichè, che aveva appreso quanto sopra poiché era lui ad ospitare Riina e gli altri nel suo territorio, mi fece tale discorso, era presente pure Giovanni Monachino, “uomo d’onore” della famiglia di Pietraperzia, il quale faceva da vivandiere a Riina e agli altri. Durante la permanenza di Riina e gli altri nella zona di Enna, io incaricai Remigio Augello, figlio di una persona che ha un negozio di carte di parati a S. Cataldo, di predisporre e collocare nella zona ove Riina e gli altri si riunivano, un’apparecchiatura che serviva ad intercettare sia i telefonini sia le radio della Polizia per garantire la sicurezza dei vertici di Cosa Nostra.

Io non dissi all’Augello a quale scopo serviva l’apparecchiatura, né che in quella zona si trovavano Riina e gli altri. L’Augello fu costretto ad acquistare a Catania un’antenna più potente di quella originariamente installata. L’Augello fu portato sul luogo, che io non conosco, dal Monachino e da Potente Mario (cugino di Borino Miccichè e altro “uomo d’onore” della famiglia di Pietraperzia). L’Augello non è uomo d’onore. E’ una persona alla quale io avevo fatto dei favori. In particolare, avevamo simulato il furto di una sua Lancia integrale di colore bianco del valore di circa 50 milioni di lire (furto denunciato a Catania). L’autovettura fu venduta all’officina Giambra di S. Cataldo per 9 milioni di lire. L’Augello lucrò dall’assicurazione la somma di circa 50 milioni di lire. Ciò avvenne nel 1991.

Inoltre, gli feci consegnare della droga da Sessa Michele, trafficante di Napoli, regalandogli del denaro. Il Sessa alloggiava all’hotel Elios di S. Cataldo, luogo dove doveva avvenire la consegna nel 1991. Senonchè, io venni a sapere che l’albergo era sorvegliato dalla polizia, sicché feci alloggiare il Sessa nell’abitazione dell’Augello, che si trova in una parallela di Piazza degli Eroi. La consegna di 200 grammi di eroina avvenne davanti il ristorante “La flambè” di S. Cataldo. ………………

Le riunioni che si svolsero dall’agosto in poi furono preparatorie della riunione allargata tenutasi nel febbraio ’92. Dopo tale ultima riunione, il Miccichè mi disse che era stato deciso di uccidere Falcone. Non mi parlò degli altri argomenti che erano stati discussi.

Dalla diretta lettura delle dichiarazioni di Leonardo Messina emerge con evidenza la trama del progetto politico-criminale esposto in premessa. Qui occorre evidenziare, a riprova dell’attendibilità di tali rivelazioni, non soltanto lo spessore dei personaggi mafiosi chiamati in causa (e cioè i vertici di Cosa Nostra dell’isola), ma il valore delle “anticipazioni” di Leonardo Messina. Quando – ad esempio – egli dichiarò, già nella sua audizione davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia del dicembre ‘92, che il movimento politico separatista, pur interessando direttamente Cosa Nostra, sarebbe approdato in Sicilia in un momento successivo rispetto al resto d’Italia, egli fece un’affermazione che sul momento apparve poco comprensibile. Eppure, meno di un anno dopo, e cioè l’8 ottobre 1993, il movimento “Sicilia Libera” venne costituito a Palermo su input diretto di Leoluca Bagarella, mentre nel resto del meridione erano state già costituite formazioni come “Calabria Libera” (già costituita fin dal 19 settembre 1991), “Lega Lucana” (già “Movimento Lucano”, costituita il 25 gennaio 1993), e tantissimi altri movimenti analoghi (“Campania Libera”, “Abruzzo Libero”, etc.)[Cfr. le informative D.I.A. n.17959/97 del 3 giugno 1997 (e schede allegate) e n.3815/98 del 31 gennaio 1998.].

Ed ancora, apparve a prima vista poco verosimile l’affermazione di Messina, secondo la quale il vero artefice del progetto politico della Lega Nord era il professor Gianfranco Miglio dietro il quale vi erano personaggi come Licio Gelli e Giulio Andreotti. Sennonché, le successive investigazioni, ed in particolare quelle svolte dalla Procura della Repubblica di Aosta su un ambiguo personaggio chiave della genesi del movimento leghista, il faccendiere Gianmario Ferramonti, ha evidenziato come quest’ultimo, strettamente legato al professor Miglio, fosse a sua volta al centro di una fitta rete di relazioni con personaggi di spicco della massoneria (italiana ed internazionale) e con insospettabili “entrature istituzionali”. E lo stesso professor Miglio, seppur soltanto nel 1999, ha rivelato in una sua intervista i suoi rapporti con Andreotti, intensificatisi proprio nel 1992, quando egli trattò personalmente e segretamente col senatore a vita un appoggio della Lega Nord alla sua candidatura alla Presidenza della Repubblica in cambio di una politica favorevole al progetto federalista della Lega Nord. Nell’intervista pubblicata su “Il Giornale” del 20/3/1999, acquisita in atti, il professor Miglio ha infatti dichiarato in merito: “Con Andreotti ci trovammo a trattare di nascosto a Villa Madama, sulle pendici di Monte Mario, davanti a un camino spento”, subito dopo rammentando di non avere ottenuto la nomina a senatore a vita per l’opposizione di Cossiga “nonostante Andreotti insistesse tanto”. E colpisce non poco che in quella stessa intervista il professor Miglio dichiari, fra l’altro: “Io sono per il mantenimento anche della mafia e della ‘ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos’è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un’assurdità. C’è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate”.

E si ricordi che in altre interviste lo stesso professor Miglio teorizzò in più occasioni che la selezione di una nuova classe dirigente non potesse passare che attraverso una guerra civile, in esito alla quale sarebbero prevalsi finalmente i migliori. Insomma, quelle dichiarazioni di Leonardo Messina, dapprima apparse quasi “fantasiose”, si sono andate rivelando quanto mai attendibili, una volta inserite nel contesto delle risultanze successivamente acquisite e dei puntuali riscontri in atti.

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