Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul “rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino


È l'origine del maxi processo, un dossier che svela la nuova realtà mafiosa palermitana. È il “rapporto dei 161” firmato dai poliziotti Ninni Cassarà e Francesco Accordino e dal capitano dei carabinieri Angiolo Pellegrini – presentato alla procura di Palermo il 13 luglio 1982 e al giudice istruttore Giovanni Falcone – per delineare «i contorni dei nuovi assestamenti e aggregati mafiosi, la natura degli obiettivi illeciti da loro perseguiti, le responsabilità emerse a carico dell'associazione mafiosa o di ciascuno dei componenti di essa, in ordine ai singoli episodi criminosi succedutisi, sotto il profilo territoriale, ma non solo in ambito siciliano ma anche in ambito nazionale».

Lì dentro troviamo già i nomi di boss e di gregari che hanno fatto la storia di Cosa nostra. Ci sono tutti: non solo i Riina e i Provenzano, ma anche i Brusca e i Badalamenti, i Savoca e i Fidanzati, i Grado e i Vernengo, i Prestifilippo e i Marchese. E ancora Spadaro, Calò, Pullarà, Buscemi. E poi Buscetta e Contorno quando ancora dovevano “fare il salto”, prima di iniziare a collaborare con la giustizia. Soprattutto ci sono loro, i Greco, Michele e Salvatore, l'aristocrazia mafiosa che aveva fatto di Ciaculli e di Croceverde-Giardini i propri feudi privati frequentati da uomini politici, ufficiali dei carabinieri, alti magistrati e perfino cardinali.

Il rapporto dei 161 è la prima pietra di quello che diventerà poi il maxi processo a Cosa Nostra. È così - nell'estate del 1982 - che è partita la risposta poliziesca-giudiziaria allo strapotere mafioso.

Il capo della sezione "investigativa" della squadra mobile di Palermo Ninni Cassarà non riuscirà però a vedere il risultato preziosissimo del suo straordinario lavoro. Sarà ucciso il 6 agosto 1985,sotto casa e sotto le raffiche dei kalashinikov. L'ultimo delitto eccellente nella Palermo che si stava preparando a celebrare il maxiprocesso.

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