Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi


Il 20 gennaio di quell'anno [1950] perviene ad un Centro SIFAR periferico una nota proveniente dall'Ufficio romano.

L'Ufficio scrive al Centro periferico che «Organo collaterale ha segnalato quale sospetto agente del Kominform tale Gelli, non meglio indicato, da Pistoia» e chiede di svolgere accertamenti. Nel febbraio (il 24) il Centro risponde all'Ufficio che il Gelli segnalato deve identificarsi in Gelli Corrado, né peraltro l'organo rispondente fornisce alcuna spiegazione circa l'identificazione proposta, per quali motivi cioè la notizia in possesso della sede centrale possa essere riferita ad u n nominativo (Gelli Corrado) con esclusione di un altro (Gelli Licio).

Nel settembre successivo il Centro periferico invia all'Ufficio il documento noto come informativa COMINFORM, smentendo così la sua precedente segnalazione. Anche in questa seconda occasione il Centro non fornisce alcuna spiegazione di tale invero strano modo di procedere, poiché non rende ragione né di questa sua seconda definitiva identificazione, né delle ragioni dell'errore nel quale era incorso precedentemente, quando tale identificazione aveva negato.

Risalta in altri termini, dalla corrispondenza che accompagna l'informativa, un quadro invero singolare di rapporti tra una sezione periferica subalterna ed il centro che mal si concilia con la subordinazione gerarchica esistente tra i due organi corrispondenti; la corrispondenza che accompagna il documento appare in tale contesto più il pretesto formale, burocraticamente indispensabile, per l'incardinamento dell'informativa nel fascicolo, che la reale rappresentazione cartolare di una procedura di acquisizione di notizie tra organi posti in posizione di subordinazione gerarchica e funzionale.

Nel rapporto si sostiene che Gelli, legato al partito comunista fin dal 1944, è per lo meno dal 1947 un agente dei servizi segreti dell'Est (Kominform). Avrebbe mascherato questa sua attività dietro quella di industriale e commerciante prima (trafilati di ferro e di rame), e di libraio in un secondo momento.

Nella necessità di ottenere a tutti i costi un passaporto, il Gelli si sarebbe iscritto prima alla democrazia cristiana, quindi al partito monarchico e infine al Movimento sociale italiano. Vanterebbe relazioni con eminenti personalità politiche ed è in grado di spendere quantità di denaro esagerate rispetto alle sue probabili entrate.

L'informativa descritta dà luogo ad un unico accertamento successivo in ordine ai gravi elementi informativi in essa contenuti. Il solito Centro periferico comunica all'Ufficio centrale il risultato dell'unico riscontro che era stato effettuato in ordine alle notizie contenute nell'informativa: la libreria di Gelli era stata sottoposta ad attenta sorveglianza e l'attività in essa svolta dal Gelli non aveva dato luogo a nessun sospetto.

Non era inoltre risultato che al Gelli fosse stata perquisita l'abitazione perché sospettato di traffico d'armi e di spionaggio a favore dei paesi dell'Est né tanto meno risultava che egli fosse stato segnalato dalla questura di Livorno quale elemento in relazione con una banda di contrabbandieri di armi e di esplosivo (queste ultime affermazioni erano anch'esse contenute nel rapporto).

Dopo una nota in data 1953, che riepiloga in termini molto blandi il tenore dell'informativa, segue nel 1960 un ultimo documento nel quale il Gelli viene sostanzialmente presentato come un uomo di affari che non si occupa più di politica.

A partire da questa data cade il silenzio su Gelli per ben 13 anni, per arrivare al 1973, quando con una nota si chiede se è possibile identificare Gelli con tale Luigi Gerla, segnalato nel 1964 per avere reso servizi ai Servizi segreti ungheresi (A.V.H.). Nella stessa nota si sostiene che «il soggetto afferma di avere avuto connessioni con il SIFAR e sembra avere connessioni con i circoli ungheresi».

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