Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi


Nel fascicolo proveniente dal SISMI quindi sono contenute due note scritte, nel 1972 e nel 1974, da ufficiali del Centro di Firenze su incarico dell'allora comandante del Raggruppamento Centri; dal loro testo emerge che Gelli avrebbe affermato, in data precedente il giugno 1971, di essere un agente del SID. La confidenza fu fatta a più persone, alle quali Gelli fornì anche una serie di elementi di riscontro, risultati poi attendibili; tra questi il suo nome di copertura nel Servizio, che era quello di Filippo. Nell'occasione le note aggiornavano il quadro delle conoscenze politiche del Gelli e gettavano luce sull'ultimo periodo frusinate.

Gelli si era infatti trasferito nel 1962 a Frosinone come uomo di fiducia del commendator Pofferi, proprietario della Permaflex, che lo aveva nominato direttore dello stabilimento locale. Risale a questo periodo l'episodio delle commesse di materassi per le forze armate NATO, ottenute dal Pofferi grazie alla intermediazione di Gelli, ma qualcosa d'altro avvenne poi a Frosinone perché Gelli è accusato nella nota del 1974 di essersi appropriato di trecento milioni della Permaflex.

Comunque alla fine del 1967 Licio Gelli lasciò Frosinone per Arezzo, passando ai materassi della società Dormire, dove comincia il suo rapporto con i fratelli Lebole.

Per la prima volta nella nota si parla dell'appartenenza di Gelli a logge massoniche. Come è ammesso nella lettera di trasmissione (1° settembre 1981) le due note non partirono mai per Roma ed il perchè possiamo capirlo leggendone un brano significativo: «Dopo qualche giorno lo stesso Comandante del... mise al corrente il Comandante di questo Centro che l'allora Comandante del Reparto D era andato su tutte le furie per le indagini svolte sul conto di Gelli.

Infatti qualche tempo dopo lo stesso Comandante del Reparto D rimproverò personalmente il Comandante di questo Centro di aver ubbidito al Comandante del... nello svolgere indagini su Gelli, persona, secondo lo stesso, influente e utile al Servizio, minacciandolo, per altro, di restituirlo all'Arma territoriale».

L'interesse della vicenda sta nella a dir poco singolare disparità di trattamento che i Servizi di informazione riservano a Gelli in sede periferica ed in sede centrale; ma questa incrinatura che si intravvede nell'atteggiamento dei Servizi nei confronti di Gelli va letta unitamente ai dati che analizzeremo relativamente al 1974, l'anno che il Commissario Crucianelli ha definito il momento di difficoltà di Licio Gelli.

Il 1974 è infatti anche l'anno della prima relazione sul «gruppo Gelli» inviata alla magistratura dall'allora direttore dell'Ispettorato per l'azione contro il terrorismo, Emilio Santillo; ad essa, trasmessa nel dicembre del 1974 al giudice Tamburino, titolare dell'inchiesta sulla «Rosa dei venti», ne seguiranno altre due rispettivamente nel dicembre del 1975 e nell'ottobre del 1976.

La seconda fu trasmessa al giudice Zincani che indagava su Ordine Nero, la terza ai giudici Pappalardo e Vigna, impegnati nell'inchiesta sull'omicidio del giudice Occorsio.

Queste tre relazioni sono di fondamentale importanza nell'ambito della nostra storia poiché dalla loro lettura si evince che Santillo aveva lavorato isolatamente e non aveva potuto accedere, nello svolgere le sue indagini, al fascicolo, o ai fascicoli su Gelli in possesso dei Servizi.

L'Ispettorato infatti per ricollegarsi ai trascorsi fascisti del Venerabile ricorre come fonte soltanto alla citazione di alcuni brani di documenti redatti dai massoni democratici. Santillo sostanzialmente centra, nelle tre relazioni, i collegamenti tra Gelli e gli ambienti massonici legati al generale Ghinazzi (comunione di Piazza del Gesù) con l'eversione nera, disegnando una aggiornata mappa della «massoneria nera», e parla per la prima volta di finanziamenti massonici a gruppi dell'estrema destra (golpe Borghese).

L'ispettore Santillo denota, nella sua attività investigativa, un crescente interesse per Licio Gelli, per il quale sin dalla prima nota (1974) afferma «... la cui Loggia definita anche "Raggruppamento Gelli" potrebbe significare che il gruppo aveva una destinazione di attività diversa da quella specifica della massoneria».

Di notevole interesse è infine la terza nota (1976) che verte completamente, con notizie sufficientemente precise e puntuali, su Gelli e sulla Loggia P2 e nella quale è dato tra l'altro leggere: «In occasione della recente campagna elettorale, egli avrebbe inviato ad alcuni "Fratelli", suoi intimi, un documento propagandistico, decisamente antimarxista, con cui si invita la Democrazia Cristiana ad uscire dalla grave crisi in cui versa il Paese, attuando un vasto piano di riforme: controllo radiotelevisivo, revisione della Costituzione, soppressione dell'immunità parlamentare, riforma dell'ordinamento giudiziario, revisione delle competenze delle Forze dell'Ordine, sospensione, per due anni, dell'azione dei Sindacati e il bloccaggio dei contratti di lavoro».

Non è difficile rinvenire in questa informazione gli estremi del piano di rinascita democratica, con elementi che ci orientano a ritenere che il riferimento sia da riportarsi a tale documento o ad un suo estratto o riassunto.

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