Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per una ventina di giorni pubblichiamo ampi stralci della sentenza in rito abbreviato dell’inchiesta Gotha del 2006, quando a Palermo finiscono in carcere vecchi boss e nuove leve due mesi dopo l’arresto di Provenzano Bernardo.


Bernardo Provenzano. In gioventù, come affermano a più riprese i giudici della corte di assise di Palermo, è stato killer con Luciano Liggio, successivamente è stato stragista con Riina nello scontro frontale con lo Stato. Nel 1993, dopo Capaci e via Amelio, diventa lo stratega del “nuovo corso” di Cosa Nostra.

Attraverso i “pizzini” Provenzano gestisce l’organizzazione su tutto il territorio siciliano. Lo fa con la collaborazione di decine di uomini, in ogni angolo dell’isola. È una scelta mimetica fatta di atteggiamenti prudenti e sotto traccia. È una scelta voluta fortemente da un uomo per tutte le stagioni.

I motivi del “nuovo corso” li spiega collaboratore Antonino Giuffrè (udienza del 30 ottobre 2007), “fido scudiero” di Binnu sino al 2002. Dopo gli attentati del 1992 – dice Giuffrè –, Provenzano rifiuta lo stile dittatoriale di Riina.

Il “prezzo” di quella linea era stato troppo alto. Lo Stato aveva reagito con tutte le sue forze e, soprattutto, con una legislazione ad hoc per i mafiosi. Norme speciali e “doppi binari”. Una maggiore severità sulla custodia cautelare, sulle intercettazioni, sul regime detentivo, sulla confisca dei patrimoni, sulle responsabilità penali nell’ambito delle consultazioni elettorali, sul riciclaggio, sui collaboratori di giustizia.

Binnu, compreso l’effetto boomerang provocato dalle stragi, rispolvera la antica pratica mediatoria fondata sul controllo della violenza. Punta sull’ “immersione”. Tesse la sua trama per recuperare consenso e intrecciare nuovi legami. Intende evitare fatti eclatanti in Sicilia, anche se qualche delitto rivolto a risolvere questioni interne viene compiuto ugualmente e nel contrasto con la Stidda agrigentina impiega la mano dura.

Vuole cancellare progetti di attentato nei confronti di politici, magistrati o esponenti delle forze dell’ordine. Sino al 1996, contrasta la “corrente” facente capo a Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca, i quali all’indomani della cattura di Riina, pensavano di uccidere un militare dell’Arma per ogni stazione dei carabinieri della provincia di Palermo e trattavano l’acquisto di un bazooka per colpire l’elicottero a bordo del quale viaggiava il procuratore della repubblica.

Vuole sposare la prassi secondo cui i commercianti pagano tutti il pizzo ma pagano poco. Come dimostrano le intercettazioni nell’ambito dell’indagine a carico del boss-medico Giuseppe Guttadauro, vuole riattivare il “capitale sociale” di Cosa Nostra, fatto di un sistema di rapporti con professionisti, imprenditori, amministratori e politici per controllare settori fondamentali come gli appalti, i centri commerciali e la sanità. Settori ad alta rendita finanziaria, che consentono a Cosa Nostra di dare lavoro a chi è disoccupato, accrescendo il prestigio della associazione agli occhi del suo popolo.

Il potere che il superlatitante Provenzano esercita sui numerosi complici che partecipano alla “gestione dei pizzini” non si basa solo sulla capacità di incutere paura. La vera risorsa è data dalla possibilità di accordare tanti vantaggi materiali ai beneficiari da indurli a sottomettersi ai giudizi e alle decisioni del benefattore, rinunciando ai propri. Provenzano usa entrambi i metodi e la sua storia criminale interpreta lo spirito autentico di Cosa Nostra.

Il che non significa solo capacità di distruzione, uccisione, lesione, danneggiamento, ma anche di dare lavoro e toglierlo, di esercitare potere politico su un determinato territorio, di assicurarsi proventi da reinvestire in attività legali, di concorrere indirettamente alle decisioni collettive attraverso persone delle istituzioni legate all’organizzazione da forti interessi personali.

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