Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci della sentenza del Borsellino Quater.


In premessa all’esame degli elementi a carico di Calogero Pulci, si deve necessariamente accennare all’iter processuale che portava, con il contributo determinante delle sue dichiarazioni, alla condanna all’ergastolo, nell’ambito del processo c.d. Borsellino bis, di Gaetano Murana, per concorso nella strage di via Mariano D’Amelio del 19 luglio 1992.

Il dato di partenza è l’assoluzione di Murana dalla predetta accusa, all’esito del primo grado di giudizio, poiché, come per altri suoi coimputati (Vernengo Cosimo, Natale Gambino, La Mattina Giuseppe ed Urso Giuseppe), la Corte d’Assise di Caltanissetta riteneva carenti i necessari riscontri individualizzanti alle dichiarazioni di Scarantino Vincenzo, in base alle quali (in sintesi):

  • Murana era presente, al pari di Scarantino alla riunione tenutasi nella villa di Calascibetta, dove rimanevano all’esterno del salone;
  • Murana si attivava, assieme a Scarantino, per portare la Fiat 126 nel garage di Orofino, il venerdì prima della strage ed era presente anche nel momento del caricamento dell’autobomba, presso detta officina, all’esterno dell’immobile, impegnato, come Scarantino, nell’attività di pattugliamento, durante il caricamento;
  • Murana partecipava anche al trasferimento dell’autobomba a piazza Leoni, la domenica mattina del 19 luglio 1992, con la sua autovettura (Opel o -come emerso dietro contestazione, in quel processo- Fiat 127 azzurra).

Come anticipato, a giudizio della Corte d’Assise, gli ulteriori elementi addotti a sostegno della responsabilità di Gaetano Murana, riguardavano (esclusivamente) il fatto nella sua materialità, giacché non vi era alcun altro collaboratore di giustizia che lo indicasse (direttamente, oppure de relato) come partecipe alla strage di via D’Amelio; la ritenuta appartenenza dello stesso alla ‘famiglia’ mafiosa della Guadagna, infatti, era una circostanza oggettivamente diversa ed ulteriore rispetto alla sua chiamata in correità per la strage, che non costituiva un elemento logico di riscontro, estrinseco ed individualizzante, rispetto al predetto ruolo materiale delineato da Vincenzo Scarantino.

Ebbene, i giudici del secondo grado (come per altri imputati di quel processo), ribaltavano quel giudizio, condannando Gaetano Murana alla pena dell’ergastolo, ritenendolo colpevole di concorso nella strage e negli ulteriori delitti connessi. A detta conclusione, la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta n. 5/2002, emessa il 18 marzo 2002, perveniva dopo l’esame di Calogero Pulci – un appartenente a Cosa Nostra della provincia di Caltanissetta, già autista personale e uomo di fiducia del rappresentante provinciale Madonia Giuseppe (inteso “Piddu”) – che iniziava a collaborare con la giustizia nei mesi successivi alla pronuncia della sentenza di primo grado del processo c.d. Borsellino bis.

Proprio le dichiarazioni inedite di Pulci sul conto di Gaetano Murana permettevano ai giudici di secondo grado di acquisire quel riscontro estrinseco ed individualizzante alla chiamata in correità di Vincenzo Scarantino, che mancava in primo grado.

Nel processo d’appello, infatti, Pulci spiegava che era stato detenuto nel carcere di Caltanissetta con lo stesso Murana, nel 1998-1999, all’epoca della celebrazione del secondo processo, di primo grado, per la strage di via D’Amelio, e che, in un colloquio avvenuto nell’ora d’aria, aveva rimproverato Murana per la leggerezza commessa dagli uomini d’onore della sua famiglia, nella realizzazione dell’eccidio, poiché avevano affidato un incarico così delicato ed importante “allo Scarantino di turno”.

Murana – a dire del Pulci – si era difeso dall’accusa, senza negare il ruolo della sua famiglia nella realizzazione della strage, ma evidenziando il ruolo del tutto marginale di Scarantino, esclusivamente utilizzato per il furto della Fiat 126, commissionatogli da Salvatore Profeta, suo cognato e uomo d’onore della predetta famiglia.

In particolare, lo scambio di battute fra Pulci e Murana veniva giudicato, dalla Corte d’Assise d’Appello, sufficiente ad offrire adeguato riscontro estrinseco ed individualizzante alle accuse di Vincenzo Scarantino sul diretto protagonismo di Murana nella preparazione della strage, poiché il collaboratore di giustizia evidenziava – per la prima volta, proprio nell’esame dibattimentale in quel processo (sebbene avesse già reso dichiarazioni agli inquirenti, sul punto) – come Murana gli avesse spiegato che “il lavoro lo avevamo fatto noi della Guadagna”.

Prima di proseguire nell’analisi della posizione dell’imputato, si riporta uno stralcio delle sue dichiarazioni rese nell’udienza dibattimentale del 7 marzo 2001, nell’ambito del processo d’appello c.d. Borsellino bis (agli atti, come corpo del reato di cui al capo G):

Pg. dott.ssa Romeo: - Senta, in questi suoi trasferimenti nelle carceri siciliane, dopo il suo arresto, ha avuto modo di incontrare uomini d’onore?

Pulci Calogero: - Eh, di tutti i colori, di tutti i tipi, di tutte le razze e di tutti i paesi, anche no... anche gente della "Stidda", cioe’ quelli avversi.

Pg. dott.ssa Romeo: - Ha avuto occasione di incontrare uomini d’onore della zona del palermitano?

Pulci Calogero: - Molti.

Pg. dott.ssa Romeo: - Di queste persone del palermitano che lei ha detto di avere incontrato, ha avuto occasione di incontrare quelle persone che ha incontrato a Bagheria o nel corso delle sue visite a Madonia?

Pulci Calogero: - Non tutte, ma alcune.

Pg. dott.ssa Romeo: - Chi sono queste alcune di cui...?

Pulci Calogero: - Giacinto Scianna ho incontrato e Gaetano Murana, che ricordo in questo momento; posso omettere di ricordare qualche altro.

Pg. dott.ssa Romeo: - Di...?

Pulci Calogero: - Che lei può sollecitarmi la me... la memoria.

Pg. dott.ssa Romeo: - Gaetano Murana lei lo incontrò in quale carcere?

Pulci Calogero: - Nel carcere di Caltanissetta, che lui proveniva da Roma, dal G7; il G7 è un reparto dove c’è gente col 41 bis. Poiché gli era stato revocato o quantomeno non rinnovato, perché il decreto è semestrale, venne a Caltanissetta perché proprio aveva il processo dove era imputato per la strage di Via D’Amelio.

Pg. dott.ssa Romeo: - Senta, lei riesce a collocare nel tempo questo vostro incontro con Murana?

Pulci Calogero: - Ma io lo colloco tra la fine dell’88 e gli inizi dell’89... eh, cioè, ’98 - ’99, mi scusi.

Pg. dott.ssa Romeo: - Cioè quando lei, sostanzialmente, ricorda che era rientrato a Caltanissetta...

Pulci Calogero: - Sì, sì.

Pg. dott.ssa Romeo: - ... da Termini nonostante...

Pulci Calogero: - Sì, sì.

Pg. dott.ssa Romeo: - ... quelle difficoltà di cui ha parlato un momento fa?

Pulci Calogero: - Sì, sì. Sissignora, sì.

Pg. dott.ssa Romeo: - Senta, e con Murana avete avuto occasione di discutere delle vostre... delle rispettive posizioni processuali?

Pulci Calogero: - La prima cosa che feci quando incontrai Murana, come è mio carattere o vizio, come si può definire, poi ognuno lo definisce come meglio crede, io quando incontro una persona che conoscevo da fuori dentro il carcere faccio finta di non incontra... di non conoscerla, per vedere la reazione che fa.

Cosa che feci con Scianna e cosa che feci con Murana. Quando lo feci con Murana Murana si spaventò e andò da Scianna, dici: “Ma che c’ho fatto io a Pulci, che non mi saluta, che non mi ha salutato?”. Scianna dice: “Ma che ne so io, può essere che magari non si ricorda di te”, dici: “Come non si ricorda di me? Ci siamo visti tante volte”.

Tra l’altro una volta ero rimasto in panne sull’autostrada, proprio mentre andavo da Madonia, e fui soccorso dallo stesso Murana; cioè, ci conoscevamo bene. E allora si chiari’, c’ho detto: “Sai, devi scusarmi, io non... sai con la testa da quando mi hanno sparato tanta... tanto bene non ci sto” ed è finita la prima discussione. Io volevo vedere la reazione, la reazione che aveva lui era spaventata, poi chiacchierando chiacchierando... perché se siamo in un carcere di 416 bis si chiacchiera di come taglieggiare a Tizio, a Caio o di come abbiamo taglieggiato all’altro, di come abbiamo ammazzato a questo e a quello; se siamo in un carcere di collaboratori, dove ora io mi trovo, si parla: “Quello ha accusato a quello”.

Cioè ogni status che ha un detenuto parla dell’oggetto perché è detenuto. (…) Comunque, a Murana chiacchierando chiacchierando lo rimproverai, ci dissi: "Ma che razza di gente siete? – dico – Come, vi fidate di un Scarantino del genere pi’ iri a fare un travagliu così delicato? Ma veramente scimuniti siti dducu a Palermo?" e lui mi disse, dici: “Ma Scarantino – dici – non c’entra niente, Scarantino solo ci ha procurato la macchina, quello che ha detto Scarantino gliel’hanno fatto dire gli sbirri”.

Io non c’ho voluto dire niente per non mi litigare, ma mi fece... mi pose la domanda, poiché io idiota non ci sono o almeno non mi ci sento, posso anche esserci ma io non me ne accorgo; ma scusa, gli sbirri non è che ti possono raccontare una cosa che non sanno perché Scarantino gliela racconta dettagliatamente? Gli sbirri possono avere l’idea di chi l’ha fatto, ma non del racconto, di come sono avvenute le cose. Comunque, io ho tagliato e l’ho allontanato; lo salutavamo ed è finita lì la storia con Murana.

Pg. dott.ssa Romeo: - Senta, lei ha detto un momento fa che vi trovavate al carcere insieme con Murana e con Scianna ha detto?

Pulci Calogero: - C’era anche Scianna. Pg. dott.ssa Romeo: - E questo suo far finta di non ricordarselo e’ stata una finta, insomma? Cosi ha de...

Pulci Calogero: - Certo, io feci finta... anche con Scianna feci finta di non lo cono... con tutti faccio così, è uno... come si dice, un mio metodo per vedere...

Pg. dott.ssa Romeo: - Sì, ho capito.

Pulci Calogero: - ... per vedere la reazione che fa l’altro. Tra l’altro Scianna parlo’ anche a mio compare e intervenne mio compare a dire: “Ma cu...”

Pg. dott.ssa Romeo: - Chi e’ suo compare?

Pulci Calogero: - Panzarella Giuseppino. Dici: “Cumu, ti ricurdi, ni detti soccorso”. Che io anche a mio compare facevo finta che non lo ricordavo; “Ti ricurdi - dici - arristammu ni l’autostrada a l’appedi e ni detti un passaggiu cu’ ’na Clio, ’na...” una macchinetta di quelle piccole ma veloci.

Dicu: “Cumpa’, veramente nun mi ricurdu, ma si mi lu sta dicinnu tu...” Cioè, facevo l’indiano. Poi, entrando in confidenza, parlando: “Ti ricordi di ’mpare Nino? Ti ricurdi quannu ni vittimu...?”, “Ah, scusami, mi devi scusare, sai io ho avuto il colpo in te..." ci siamo abbracciati, baciati e la storia è finita lì. Poi nasce il discorso ca ci dissi: "Ma che razza di genti siti? Come, iti a fari un travagliu del genere e vi purtati allo Scarantino di turno?”.

Pg. dott.ssa Romeo: - Senta, lei Scarantino... che ne sapeva lei di Scarantino?

Pulci Calogero: - E l’avevo sentito nelle cronache che aveva ritrattato, che veniva da morire dalle risate, che neanche sapeva parlare in italiano. Che... che era stato fatto uomo d’onore dal... dall’allora dirigente della Digos o della Criminalpol dottor La Barbera arrivò a dichiarare questo idiota.

Presidente: - Fuori microfono: A chi si riferisce?

Pulci Calogero: - A Scarantino.

Pg. dott.ssa Romeo: - A Scarantino.

Pulci Calogero: - Dice... la dottoressa dice: “Lei di Scarantino come...?” E lo sentivo nelle cronache che era una cosa inutile, di fatti ci dissi... ci dissi a Murana: “Ma come vi siete portati un idiota del genere a fare un lavoro di una delicatezza di questo tipo?”. Dopo... e dici... giustamente la dottoressa dici: “Ma come lei lo conosceva a Scarantino?"; dalle cronache, perché in quel periodo aveva ritrattato. Sentendolo ritrattare alla televisione che veni... che forse se facevano un film fregava anche a Toto’ da... dalla comicità che faceva Scarantino...

Presidente: - “Comicità” quando? Quando ha ritrattato?

Pulci Calogero: - Quando ritrattava. Eh, se dice che lo fa uomo d’onore il dottore La Barbera di Palermo...

Presidente: - Quindi la comicità era nella versione che dava Scarantino?

Pulci Calogero: - Che dava Scarantino nel giustificare la ritrattazione. Allora c’ho detto... cioè, intendevo dire: “Talmente è idiota questo che non sa neanche ritrattare; tanto è idiota lui, ma siete più idiota voi che lo avete coinvolto, ve lo siete portati”. Questo era il senso del rimprovero che io feci. E lui come si giustificò con me? Che non se lo portarono a fare la strage, ma che solo gli... gli fecero procurare la macchina, perché era... era cognato di un uomo d’onore, che mi disse il nome, ma non me lo ricordo se si chiama Profeta... un altro era, non mi ricordo il nome, Orofino, Orobello; il nome me lo disse, ma non me lo ricordo, che era il cognato.

Cioè il cognato gli fece rubare la macchina, però della strage non sa niente. Ma ci dissi: “Ma cumu, fici ’na ricostruzione”, questo ha fatto una ricostru... dici: “Gli sbirri gliela fecero fare” e io mi ste... non c’ho parlato più, perché poi dovevamo litigare. “Scusami, gli sbirri che ti fanno ricostruire, una cosa che non sanno?”.

Pg. dott.ssa Romeo: - Va bé, questo... Senta, volevo invece capire un’altra cosa. Questi discorsi con Murana, che lei adesso ha riferito, sono stati oggetto di discussioni in una sola giornata, in varie giornate? Ci spieghi come sono avvenute queste...?

Pulci Calogero: - No, il fatto che c’ho detto: “Che razza di gente siete, che vi siete messi con Scarantino?" e’ durata una mezz’oretta all’ora d’aria, ma poi in generale ci vedevamo tutti i giorni.

Pg. dott.ssa Romeo: - Ecco...

Pulci Calogero: - Lui e’ stato poco la’, un paio di mesi credo.

Pg. dott.ssa Romeo: - Ci spieghi come erano situate... come potevano avvenire i vostri incontri, a parte l’aria, che ha detto che la facevate...?

Pulci Calogero: - A Caltanissetta ci sono quattro aree dove si va a passeggio, quattro aree che, che le posso dire, ognuna puo’ essere all’incirca la meta’ di questo... cosi’ puo’ essere, cioe’ da qua ad arrivare la’; quattro aree di queste.

Pg. dott.ssa Romeo: - Sì.

Pulci Calogero: - Ogni area ci vanno mediamente dai dieci ai quindici persone, ma ci sono giornate che ce ne vanno due - tre, perché c’è chi va a scuola, c’è chi lavora; e allora chi non fa niente va all’aria. Cioè, non è che è detto che all’aria ogni giorno ci sono venti persone.

Pg. dott.ssa Romeo: - Sì. Pulci Calogero: - Ci sono giornate che all’aria non c’è neanche uno, perché ci sono i giorni dei colloqui e la gente non va all’aria, che si prepara la roba per andare al colloquio.

Pg. dott.ssa Romeo: - Senta, e oltre a questi incontri nel periodo dell’aria avevate altre occasioni per chiacchierare con Murana?

Pulci Calogero: - no, non ne avevamo, perché Murana era piazzato in una cella da solo e cercava tramite me, perché io mi sapevo destreggiare dentro il carcere e in un certo qual modo avevo una certa responsabilità nei confronti dei detenuti a noi appartenenti, di poterlo fare mettere in compagnia. Fecimo dei tentativi con domandine, che la Signoria Vostra, Signor Presidente, può acquisire perché sono documenti che l’Amministrazione non butta, c’è l’archivio, può acquisire agli atti, per farlo mettere insieme a palermitani, prima pro... prima provammo con tutti, alla fine magari in una... cubicolo lo chiamiamo noi, che sarebbe cellette insieme a un altro. E non gli fu accordato, è rimasto solo nella cella. Mi sono interessato anche io, niente da fare...

Pg. dott.ssa Romeo: - Senta...

Pulci Calogero: - ... perché aveva un ordine del Dap che doveva stare solo, però avevamo due ore di aria la mattina, che lui le sfruttava, perché essendo solo in cella... se siamo in due o in tre magari dici: “Oggi piove, all’aria non ci vado, facciamoci la briscola”, ma essendo solo anche che piove va all’aria, qualche disgraziato per parlare lo troverà sempre.

Pg. dott.ssa Romeo: - Senta, e queste altre persone di cui ha parlato un momento fa, che erano in questo stato di detenzione in quello stesso momento, e cioè ha detto Scianna e Panzarella, il suo compare, dove si trovavano? Erano in isolamento, erano da soli?

Pulci Calogero: - No, no, erano là con noi nell’aria.

Pg. dott.ssa Romeo: - E li incontrava anche questi all’aria?

Pulci Calogero: - Si’, cu... poi Murana che su... Cioè, nei carceri succede questo, che anche lei può accertarlo tramite relazione della direzione, nei carceri succedono che si formano dei gruppi; in un carcere dove ci sono duecento persone troverà dieci - quindici trapanesi o del trapanese, no trapanese...

Pg. dott.ssa Romeo: - Sì.

Pulci Calogero: - ... di Trapani, e allora formano un gruppo, si fanno la loro... il loro passeggio, la loro vita. Troverà altri dieci - quindici del palermitano, idem come i trapanesi. Pero’ quando c’e’ un problema collettivo allora si... si riuniscono quattro - cinque, i più rappresentativi di ogni gruppo e si cerca di discutere che tipo di protesta attuare: lo sciopero della fame, non scendere all’aria e vice... e, diciamo, le cose che uno... o decidere di scrivere al Ministero firmando tutti; cioè o... si decide un tipo di protesta. Per esempio, per i palermitani decideva Scianna; per i trapanesi decideva uno che si chiamava... Aspetti, in questo momento non me lo ricordo come si chiama; c’ho scritto, che c’ho anche l’indirizzo, che ci tenevo la corrispondenza... Comunque...

Pg. dott.ssa Romeo: - Va bè, sì, poi se se lo ricorda...

Pulci Calogero: - ... così funzionava, diciamo. Questo... questo fatto che io le racconto lei lo può avere relazionato dal carcere, perché il carcere... nel carcere mica c’è gente ceca, queste cose le guarda.

Pg. dott.ssa Romeo: - Sì. Senta, quindi, il discorso iniziale era questo: Panzarella e Gargano erano...

Pulci Calogero: - No Gargano, e...

Pg. dott.ssa Romeo: - E Scianna abbiamo detto.

Pulci Calogero: - ... e Scianna.

Pg. dott.ssa Romeo: - Erano detenuti insieme a lei, però non erano nella cella con lei in quel periodo, non eravate insieme.

Pulci Calogero: - No, Scianna eravamo... siamo stati de... codetenuti un bel periodo.

Pg. dott.ssa Romeo: - Nella stessa cella proprio?

Pulci Calogero: - Nella stessa cella.

Pg. dott.ssa Romeo: - Ed eravate codetenuti in questo periodo in cui c’era pure Panzarella e in cui c’era pure Murana?

Pulci Calogero: - Panzarella era... era detenuto sin dall’11 gennaio del ’94 e credo che fino ad oggi è ancora a Caltanissetta; perciò io lo trovai a Panzarella. Mentre Scianna viene arrestato con la operazione "Mafia e Appalti", dove arrestarono a Leone, a quelli di... a Cala’ e all’altro... Nigrelli e un altro di Mussomeli; in tutto erano quattro i... “Mafia e Appalti” si chiamava l’operazione.

Pg. dott.ssa Romeo: - Sì, sì, ho capito perfettamente. Oltre a questi contatti con Murana e a queste relazioni, diciamo, a questi discorsi non avete avuto altri discorsi con...?

Pulci Calogero: - Io con tutti chiacchieravo del più e del meno.

Pg. dott.ssa Romeo: - No, le ho chiesto con Murana.

Pulci Calogero: - No, no, con Murana sotto questo profilo l’ho rimproverato, poi parlavamo: “Ti ricurdi lu cavaddu ca aviva lu zi’ Nino...”

Pg. dott.ssa Romeo: - Va bene.

Pulci Calogero: - Cioè di fatti che... una volta che ci incontravamo spesso e in luoghi diversi si parlava di questi incontri e di questi luoghi.

Pg. dott.ssa Romeo: - Va bene.

Pulci Calogero: - Mi ha... ah, mi ha raccontato come stava a... a Roma, dove era allocato, che si incontrava con Madonia, che facevano l’aria insieme, perché aveva il G7... aveva il 41 bis pure; che Madonia nella stessa cella era con Nino Gargano col 41 bis, a Roma; cioè, mi ha portato i saluti. Cioè, del più e del meno, non è che siamo... Tra l’altro non siamo dello stesso paese, che abbiamo da chiarire fatti e misfatti anche a livello di taglieggiamento o di spartizioni di denaro proveniente... illecito. (…)

Pg. dott. Favi: - Signor Pulci, proseguo io ora il suo esame. Senta, vorrei che lei tornasse con la mente nuovamente al colloquio, diciamo al discorso, al colloquio che lei ebbe con Murana, perché vorrei qualche maggiore dettaglio su questo colloquio. In sostanza Murana che ruolo attribuiva a Scarantino?

Pulci Calogero: - In sostanza Murana a me mi disse, giustificandosi, perché io lo aggredii offendendolo, perché nel nostro gergo dirci a uno: “Ma che razza di gente siete?” è come dirci sbirri, e dire sbirro a un uomo di “Cosa Nostra” è la peggiore parola che uno ci può dire. Io invece di dirglielo così chiaro, sbirro, gliela girai in un altro modo che lui lo capi’, “Che razza di gente siete che vi siete portati a Scarantino, allo Scarantino di turno?”. E lì lui cercò di giustificare il ruolo marginale che ebbe lo Scarantino.

In sostanza lui non è che lo ha escluso che Ma... Scarantino abbia avuto un ruolo, lui lo esclude nel ruolo della strage materiale, ma lui giustificava dicendo che era il cognato che aveva partecipato alla strage, e che lui gli aveva procurato l’auto. Perché lo Scarantino era, diciamo, ladro d’auto, cioè un ladro di polli, non era un uomo d’onore.

A questa risposta io gli domandai: “Ma scusi, Scarantino che ha da un anno - o due che aveva, ora in questo momento con la testa tanto bene non ci sono - parlava e tutti i detenuti seguiamo la cronaca tra i giornali e la televisione, che raccontava minuziosamente i luoghi, la riunione, la casa di quello, la casa dell’altro; scusami, gli sbirri come gliela potevano fare una ricostruzione del genere se non sapevano neanche che doveva succedere l’omicidio Borsellino?”. Cioè, questo io non glielo dissi, altrimenti non lo dovevo salutare più poi, cioè entravamo in una discussione che poi ci dovevamo litigare.

Pg. dott. Favi - Va bene. Signor Pulci, senta, ma in definitiva l’atteggiamento di Murana era un atteggiamento di persona che si dichiarava estranea… (…)

Avvocata Di Gregorio: - Posso formulare l’opposizione? Ritengo che con questa domanda si stiano chiedendo, chiedendo l’atteggiamento, al Pulci delle impressioni sull’atteggiamento e sul comporta... quindi l’interpretazione del comportamento. Ritengo che questo sia vietato.

Presidente: - Fuori microfono: Meno generico su questi… (...)

Pulci Calogero: - Mi scusi...

Pg. dott. Favi: - Aspetti, aspetti...

Pulci Calogero: - ... mi scusi un attimo. Se il Presidente mi permette...

Pg. dott. Favi: - Aspetti, Pulci, aspetti...

Presidente - Aspetti un attimo, Pulci, non l’ho ancora autorizzata a rispondere.

Pg. dott. Favi: - ... dobbiamo riformulare la domanda. Presidente: - Il Pubblico Ministero dovrebbe riformulare la domanda.

Pg. dott. Favi: - Benissimo. Signor Pulci, che discorso esattamente le fece Murana?

Pulci Calogero: - Cioè, Murana mi disse che “il lavoro lo avevamo fatto noi della Guadagna”, “noi”. Lui è della Guadagna pure; non l’avevano fatto loro, “l’avevamo fatto noi” e Scarantino aveva avuto solo il ruolo tramite il cognato di fornire la Fiat 126, quella che era, l’autovettura. Praticamente se lo dà il ruolo Murana...

Pg. dott. Favi: - Va bene.

Pulci Calogero: - ... dicendomi: “L’abbiamo fatto noi della Guadagna”.

Pg. dott. Favi: - Benissimo, signor Pulci, un momento ancora. In sostanza Murana sosteneva che le dichiarazioni di Scarantino erano state suggerite dagli sbirri; ma dava giudizi sul contenuto di queste dichiarazioni? Diceva che gli sbirri gli avevano fatto dire cose false o cose vere?

Pulci Calogero: - Cioè, di... a me mi disse che gli sbirri gli fecero fare la ricostruzione del racconto di... di Scarantino; ma mi misi a ridere e tagliai, “Ma scusa, li sbirri cumu ti punnu ricostruire una cosa che non sanno?”. Cioè, lui come si giustificò: “Quello che dice Scarantino è vero, ma però gliel’hanno suggerito gli sbirri”.

Pg. dott. Favi: - Benissimo, era quello che volevo sentire.

Pulci Calogero: - Cioè, non dice: “Scarantino mente”, “Scarantino dice il vero, però gliel’hanno suggerito gli sbirri” dice Murana a me.

Pg. dott. Favi: - Benissimo. Pulci Calogero: - E Murana a me mi dice: “Il lavoro l’abbiamo fatto noi della Guadagna”.

Pg. dott. Favi - Sì. Senta, una domanda su un punto specifico: Murana dichiarava che Scarantino era uomo d’onore o no?

Pulci Calogero: - No, su questo termine non ci siamo arrivati, non gliel’ho chiesto, perche’ c’ho detto: “Che razza di gente vi portate?”; poi, che fa, gli chiedo: “È un uomo d’onore?” Quando lui tra l’altro dice che ha fatto il favore al cognato, ma che è il cognato l’uomo d’onore. […]

A prescindere dalla progressività accusatoria delle predette dichiarazioni (comunque, alquanto sospetta, alla luce di quanto infra esposto), la palese falsità della confidenza carceraria di Murana a Pulci, anche in ordine al furto dell’autobomba da parte di Vincenzo Scarantino, emerge innanzitutto da quanto ampiamente accertato nel presente procedimento, in seguito alla collaborazione di Gaspare Spatuzza ed alla conseguente ricostruzione del segmento relativo al furto ed allo spostamento della Fiat 126 (oltre che alla sottrazione delle targhe da apporre sulla stessa), con il protagonismo della famiglia mafiosa di Brancaccio.

Infatti, alla luce di quanto esposto in altra parte della motivazione sulla fase preparatoria ed esecutiva della strage di Via D’Amelio, è impossibile credere che Murana – da quanto emerso nel presente processo, assolutamente estraneo al furto ed allo spostamento della Fiat 126 – abbia confidato a Pulci quanto sopra riportato.

Anche a ritenere che appartenenti alla famiglia della Guadagna abbiano gestito altre fasi della strage di via D’Amelio (sulle quali permangono molte zone d’ombra), sarebbe comunque inspiegabile la rivelazione del Murana in merito ad un ruolo (come detto, inesistente) di Vincenzo Scarantino, per sottrarre la Fiat 126 di Pietrina Valenti, su incarico del cognato, Salvatore Profeta.

Una valida chiave di lettura delle predette dichiarazioni di Calogero Pulci è offerta dall’analisi del suo percorso di collaboratore della giustizia, affatto peculiare e discutibile. Si deve, innanzitutto, rilevare (senza alcuna pretesa di completezza, considerato che, in più occasioni, il suo contributo veniva riconosciuto come attendibile e rilevante, oltre che degno del riconoscimento dell’attenuante speciale della c.d. dissociazione attuosa, nei processi celebrati a suo carico) che, a dire dello stesso imputato, la sua collaborazione con la giustizia, all’epoca delle dichiarazioni rese su questi fatti, era ancora parziale e reticente (ad esempio, sull’omicidio di Filippo Cianci, che l’imputato ammetterà solamente a partire dal settembre 2001, dopo la morte del padre, che forniva le armi ai killers).

Peraltro, anche sul momento in cui Pulci passava da una collaborazione parziale ad una piena apertura all’autorità giudiziaria (almeno a suo dire), si registra una evidente oscillazione dichiarativa da parte dell’imputato.

Sul punto, ci si limita a rilevare che Pulci (catturato, il 3 giugno 1994, a Grenoble in Francia e, successivamente, estradato in Italia), pur avendo manifestato la sua volontà di collaborare con l’autorità giudiziaria, sin dal novembre del 1999 (le misure di protezione venivano adottate ad aprile del 2000), veniva successivamente attinto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa, commessa anche da collaboratore, fino al settembre 2001 (vale a dire l’epoca in cui egli firmava i verbali illustrativi, in data 20 settembre 200184): per tale addebito, egli veniva catturato il 24 febbraio 2001 (dopo la richiesta di revoca, pochissimi giorni prima, delle misure di protezione) e, poi, condannato, con sentenza definitiva, in continuazione con analogo reato precedente, a tre anni di reclusione, poi ridotti – in appello – ad un anno e dieci mesi (cfr. sentenza Tribunale Collegiale Caltanissetta 20.11.200285).

Dunque, in base a quanto definitivamente accertato, con il crisma dell’irrevocabilità, all’epoca delle dichiarazioni delle quali Pulci risponde in questa sede (tempus commissi delicti: 7 marzo 2001), l’imputato era appartenente al sodalizio mafioso di Cosa Nostra. E’ quindi ravvisabile nelle sue dichiarazioni, aventi un preciso effetto di depistaggio, una specifica funzionalità rispetto a finalità e logiche mafiose.

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