Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per un mese pubblichiamo ampi stralci della prima grande inchiesta di Giovanni Falcone, l’ordinanza di rinvio a giudizio “Rosario Spatola e altri” del 1980


L’esposizione, necessariamente non breve, della dichiarazione resa da Francesco Rolli all’Autorità Giudiziaria americana, consente di valutarne appieno l’intrinseca attendibilità.

Peraltro, deve sottolinearsi che tale dichiarazione è stata puntualmente confermata dagli Agenti Dea, i quali si sono tenuti in costante contatto col Rolli, così verificando positivamente la fedeltà del confidente; inoltre, la veridicità del Rolli ha avuto incontestabile riscontro nel sequestro di un ingente quantitativo di eroina: oltre quaranta chilogrammi (si pensi che, secondo gli attendibili dati in possesso della Dea, il prezzo di un chilogrammo di eroina, a New York all’epoca del sequestro, era di 250.000 dollari).

Soltanto per completezza, si richiamano i principali riscontri ulteriori obiettivi della veridicità delle dichiarazioni del Rolli: i suoi incontri con gli Adamita e con Giuseppe Gambino e le sue informazioni, dal 3 marzo (data della telefonata ad Adamita) al 18 marzo 1980 (data del sequestro della droga e dell’arresto degli Adamita) sono stati positivamente verificati, sia da Agenti Dea (in Usa), che hanno anche effettuato fotografie degli incontri, sia dalla Polizia Italiana a Milano (...);

Durante il volo New York Milano, il Rolli, dopo di averlo appreso da Emanuele Adamita, ha consegnato agli Agenti DEA un appunto in cui erano annotati il recapito telefonico dell’Adamita a Vanzaghello ed il nome dello Albergo di Busto Arsizio dove egli avrebbe alloggiato.

Entrambe tali informazioni si sono rivelate esatte e costituiscono, fra l’altro, uno dei tanti elementi a carico anche di Antonio Adamita. E’ sufficiente riflettere, infatti, che, già in aereo e prima ancora di arrivare a Milano, il Rolli aveva appreso che avrebbe alloggiato in albergo a Busto Arsizio e che Antonio Adamita ha dichiarato in istruttoria (...) di essere stato lui a scegliere tale albergo per Rolli.

È di tutta evidenza, dunque, che tale scelta dell’albergo non è stata una decisione estemporanea di Antonio Adamita, ma il frutto di una scelta meditata, comunicata ad Emanuele Adamita prima ancora che questi partisse dagli Usa con Rolli.

Verso le ore 18 del 15 marzo 1980, il Rolli, dopo di aver preso alloggio nella stanza 67 dell’Hotel Astoria di Busto Arsizio, ha telefonato all’Agente Dea Sullivan e lo ha informato che, quella stessa sera, al ristorante Vecchio 400, nei pressi di Via Ripamonti, Emanuele Adamita e suo fratello si sarebbero incontrati con i Siciliani, incaricati di trasportare l’eroina, per definire le modalità del trasporto dalla Sicilia (...).

Tale informazione ha trovato precisa conferma nelle indagini di polizia giudiziaria ed in quelle istruttorie (su cui ci si soffermerà tra breve), ma fin d’ora appare opportuno puntualizzare che il Rolli ha dichiarato che aveva appreso da Emanuele Adamita (che era andato a trovarlo in albergo, con il fratello Antonio, dopo l’incontro) che all’incontro stesso aveva partecipato un certo Masino; ebbene, è stata accertata la presenza, nel ristorante Vecchio 400, di Tommaso Inzerillo di Pietro.

Il Rolli ha dichiarato che, durante il viaggio New Milano, Emanuele Adamita gli aveva mostrato un biglietto da visita a stampa contenente le indicazioni della ditta Arcobaleno Italiano, che sarebbe stata la destinataria dei colli contenenti l’eroina. Ebbene, all’atto dell’arresto, addosso ad Emanuele Adamita è stato rinvenuto un biglietto a stampa relativo alla ditta Arcobaleno Italiano di New York (...).

Il Rolli aveva avvertito gli agenti Dea che Emanuele Adamita gli aveva detto di andare a ritirare il danaro per il viaggio al Caffè Italia, e, in effetti, subito dopo di essere uscito da tale esercizio, ha consegnato agli Agenti Dea una busta contenente dollari U.S.A.2.360. Ebbene, come risulta da un recentissimo rapporto della Dea (...), sulla busta in questione sono state accertate le impronte digitali di Giuseppe Gallina, fratello di Gallina Salvatore.

Ciò costituisce ulteriore conferma che la famiglia di quest’ultimo fa parte della medesima organizzazione degli Adamita e della veridicità delle affermazioni del Rolli circa la partecipazione anche di Rosario Gambino e di Emanuele Adamita agli episodi di spedizione di stupefacenti, inviati da Palermo l’11 e il 27 agosto 1979 da Gallina Salvatore (E pertanto anche ad essi e a Gambino Giuseppe e Rosario e Francesco Rolli, a John Egitto e a Paolo Zinerco avrebbe dovuto essere contestato il capo 32 dell’imputazione).

A questo punto, sembra allo scrivente del tutto pacifico che le dichiarazioni di Francesco Rolli meritino integrale credibilità, anche nelle parti in cui non è stato possibile acquisire “aliunde” la prova diretta della loro veridicità.

Ci si intende riferire, in particolare, al contenuto dei colloqui da lui avuti con Giuseppe Gambino e con Emanuele Adamita ed alle precise accuse, mosse nei confronti di entrambi e di Rosario Gambino, di traffico di stupefacenti.

Dalla lettura degli atti del procedimento svolto si in Usa, appare chiara la tattica del difensore del Gambino, peraltro svolta in maniera tecnicamente perfetta, di svalutare l’attendibilità del Rolli, nei punti non confortati da riscontri obiettivi, mettendone in luce la sua figura morale di avventuriero e di truffatore.

Ma tutto ciò non deve assolutamente sviare l’esame critico delle risultanze probatorie.

Non era certo una novità che il Rolli fosse un poco di buono, ma la sua conosciuta complicità in altri episodi, sia di traffico di stupefacenti sia di altro tipo di delinquenza (truffe e furti), non ne sminuisce, però, in alcun modo, l’attendibilità.

È addirittura ovvio che, per essere implicato in un traffico di stupefacenti di tali dimensioni, egli non poteva certamente essere un candido agnellino, ma non va dimenticato che lo stesso, nel momento in cui decideva di collaborare per ottenere l’impunità, sapeva benissimo quali sarebbero state le conseguenze cui sarebbe andato incontro ove non avesse detto la verità e si fosse comportato slealmente.

Ed è assolutamente da escludere che possa aver accusato falsamente qualcuno solo per ingraziarsi la Giustizia Americana, ove si consideri che ha formulato accuse di gravità eccezionale nei confronti dei componenti della potentissima "famiglia" dei Gambino e che correva (e corre tuttora) serissimi rischi per la sua vita.

Si è a lungo discusso, inoltre, nel processo svoltosi in Usa, sul fatto che il Rolli si era tolto di dosso, prima di incontrarsi con Giuseppe Gambino, il registratore che gli Agenti della Dea avevano nascosto fra i suoi indumenti.

Ma, a parere di chi scrive, tale condotta è invece del tutto plausibile. Occorre ricordare, ancora una volta, che il Rolli si incontrava con un potentissimo “boss” e che, se, per qualsiasi accidente, fosse stato scoperto che sta va registrando i colloqui del Gambino, la sua fine era certa.

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