Falcone non incrocia solo la mafia: si addentra nelle viscere del potere. Scopre che dietro il nome di Joseph Bonamico, si nasconde Michele Sindona, il finanziere “salvatore della lira”. Un falso sequestro. Un nome che puzza di massoneria e di giochi pericolosi, pericolosissimi
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per un mese pubblichiamo ampi stralci della prima grande inchiesta di Giovanni Falcone, l'ordinanza di rinvio a giudizio “Rosario Spatola e altri” del 1980
Palermo, inverno 1979, il magistrato più potente del distretto è furente. Convoca il consigliere istruttore Rocco Chinnici nella sua stanza gli sbatte in faccia tutta la rabbia: «State rovinando l’economia siciliana». A fare esplodere Giovanni Pizzillo, primo presidente della Corte d’Appello, è un’indagine dentro le banche.
C’è un giovane giudice, appena trasferito dalla Fallimentare. Si chiama Giovanni Falcone, ha quarant’anni, è palermitano, abita via Notarbartolo. Alle sue spalle tredici anni lontano da Palermo, davanti, un’inchiesta che gli cambierà la vita.
Falcone lavora alla sesta sezione penale dell’Ufficio istruzione. Ha sotto mano documenti, assegni, nomi che iniziano a incastrarsi come pezzi di un mosaico.
Il costruttore finito nel suoi mirino si chiama Rosario Spatola. La fedina penale è quasi pulita, l’immagine pubblica è quella del benefattore. Ma sulla scrivania di Falcone si accumulano movimenti bancari riconducibili a cognomi ingombranti: Gambino, Inzerillo, Di Maggio. Il giudice li ordina per data, per nome, per provenienza. Ricostruisce un albero genealogico, scopre matrimoni, parentele, legami che uniscono Palermo e New York. Dietro Spatola si muove un sistema complesso. Un’unica, grande famiglia mafiosa che commercia droga, ripulisce denaro, conquista appalti. Senza concorrenti, con una liquidità smisurata.
Falcone scava ancora. Arriva in Turchia, dove parte la morfina base. Passa da Palermo, dove diventa eroina nelle raffinerie. Finisce negli Stati Uniti, dove si vende e genera profitti miliardari. Il denaro rientra in Europa, nelle banche svizzere, tra salti societari e prestanome. Falcone infrange il tabù del segreto bancario.
È la prima volta che un giudice entra nei santuari finanziari della mafia.
Capisce che il metodo va cambiato: i delitti non bastano per spiegare la mafia, bisogna seguire i flussi economici. Follow the money, dice.
La sua indagine diventa internazionale. Collabora con gli investigatori americani dell'Fbi. Traccia operazioni, nomi, spostamenti di denaro. Dai faldoni dell’inchiesta Spatola nasceranno quattro volumi dell’ordinanza del Maxiprocesso. Intanto Falcone non incrocia solo la mafia: si addentra nelle viscere del potere. Scopre che dietro il nome di Joseph Bonamico, si nasconde Michele Sindona, il finanziere “salvatore della lira”. Un falso sequestro. Un nome che puzza di massoneria e di giochi pericolosi, pericolosissimi.
Da oggi sul Blog Mafie pubblichiamo ampi stralci della prima grande inchiesta di Giovanni Falcone, l'ordinanza di rinvio a giudizio “Rosario Spatola e altri” del 1980.
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