Anche in Germania, il tema che domina il dibattito pubblico è la pandemia: la distanza tra chi lotta al virus e chi combatte le regole che dovrebbero arginarlo si sta ampliando, con il risultato che il Covid-19 fa da palcoscenico per politici e movimenti posizionati ai due estremi. 

Il ministro che avanza

Il più in vista è sicuramente Jens Spahn. Ministro della Salute della Cdu, classe 1980 in parlamento fin dal 2002, quando affiancava al mestiere di deputato gli studi universitari, dopo una lunga attività in Commissione salute si è guadagnato il dicastero competente. Nella carriera fulminea il giovane ministro si è saputo inserire anche nel direttivo del partito di Angela Merkel, che si era anche candidato a presiedere nel 2018, quando però arrivò terzo dietro alla delfina di Merkel Annegret Kramp-Karrenbauer e Friedrich Merz. Kramp-Karrenbauer si dovette dimettere in seguito a uno scandalo scoppiato per la collaborazione tra il partito di estrema destra Afd e la Cdu regionale in Turingia, Merz tornò al suo lavoro di lobbista di BlackRock, mentre Spahn fu identificato come il «vero vincitore» delle primarie interne.

Nonostante la sconfitta, infatti, era finalmente riuscito a ritagliarsi un ruolo di rilevanza nazionale, e da uno dei maggiori critici interni della linea Merkel si era trasformato in uno dei suoi collaboratori più stimati, raccogliendo attestati di stima privati e pubblici dalla cancelliera soprattutto per il suo lavoro al ministero e anche recentemente nella gestione della pandemia. 

09 November 2020, Berlin: Jens Spahn (CDU), Federal Minister of Health, speaks in a press statement on how the distribution of a COVID-19 vaccine should be regulated. Photo by: Michael Kappeler/picture-alliance/dpa/AP Images

Ora che si è riaperta la discussione per la presidenza della Cdu (e la successione di Merkel, l’anno prossimo in Germania si vota), Spahn resta nella penombra dopo aver annunciato a inizio anno il suo sostegno ad Armin Laschet, governatore della Renania settentrionale-Vestfalia e attualmente favorito nella corsa. Non è ancora chiaro quando avverrà il voto, originariamente previsto per dicembre, ma rinviato a data da destinarsi a causa della pandemia. Fatto sta che nell’ultima parte dell’anno si sono alzate sempre più voci che invocano una candidatura di Spahn, che nei sondaggi porta a casa il secondo consenso più elevato dopo la cancelliera. «Ein Wink mit dem Zaunpfahl», una raccomandazione di capire l’antifona, secondo alcuni deputati che sperano in un volto giovane per la candidatura dei democristiani. 

L’estrema destra

A cavalcare invece l’opposizione alle norme anti-Covid-19 c’è Afd, che dopo aver insistito per celebrare la propria convention in presenza a fine novembre ha avuto la settimana scorsa il via libera dall’ufficio competente di Kalkar, paesone da 13mila anime nelle vicinanze di Duisburg dove si raduneranno il 28 e 29 novembre i 600 delegati del partito di estrema destra. 

La leader Alice Weidel aveva minacciato che se ministero o ufficio comunale competente avessero negato l’autorizzazione, il partito si sarebbe lanciato in una causa per ottenere il suo congresso. In ogni caso, i dirigenti hanno già promesso un’azione legale contro l’imposizione dell’obbligo di mascherina alla manifestazione. Secondo le autorità regionali però «prevale l’interesse superiore» e le regole anti Covid-19 del Land permettono raduni politici importanti anche in tempi di pandemia perché «sono necessari per continuare a far funzionare i partiti». In realtà, pur avendo rimandato le loro convention, c’è da dire che Linke e Cdu sembrano continuare a funzionare alla grande.

Per lo più, durante l’appuntamento non ci saranno votazioni cruciali: all’ordine del giorno ci sono elezioni suppletive e discussioni programmatiche. Tutt’altro che un appuntamento centrale per la sopravvivenza del partito, insomma.

09 November 2020, Saxony, Dresden: Participants stand during a rally of the Islam- and xenophobic Pegida movement on the Altmarkt and hold a poster with the inscription "All roads of German freedom lead to Leipzig! German Legida". Photo by: Sebastian Kahnert/picture-alliance/dpa/AP Images

Pegida vive

A continuare a sopravvivere (e a negare la gravità del virus) è anche Pegida. L’organizzazione populista antiimmigrazione nata nel 2014 con le cosiddette manifestazioni del lunedì (un riferimento agli appuntamenti settimanali che contribuirono alla caduta della Ddr) ha trovato nuovo slancio nella propaganda ostile alle misure antipandemiche. I negazionisti di destra hanno scelto per la loro manifestazione a Dresda il 9 novembre, il giorno in cui in Germania si commemora la caduta del Muro di Berlino ma anche la notte dei cristalli, il pogrom del 1938, quando i nazisti assaltarono e uccisero numerosi ebrei e distrussero sinagoghe, negozi e luoghi di aggregazione. Il fatto che la manifestazione sia stata autorizzata (come qualche giorno prima quella dei Queerdenker, i negazionisti che dall’estate continuano a manifestare contro le regole antipandemia, che si sono riuniti in 20mila a Lipsia) mentre le commemorazioni del pogrom erano state ridotte al minimo indispensabile ha sollevato proteste in tutto l’arco parlamentare, mentre alla manifestazione è salito sul palco anche l’ex membro di Afd Andreas Kalbitz.

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