Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per un mese pubblichiamo ampi stralci della prima grande inchiesta di Giovanni Falcone, l’ordinanza di rinvio a giudizio “Rosario Spatola e altri” del 1980


Altro episodio di traffico di stupefacenti è quello relativo al sequestro, avvenuto all'aeroporto Kennedy di New York, il 16.1.1980, di 24 chilogrammi di eroina, contenuta in due valigie provenienti da Palermo, via Roma.
Tale episodio viene esaminato dopo quello Adamita, anche se cronologicamente anteriore, perchè nella vicenda Adamita si colgono con maggiore immediatezza i nessi con i precedenti sequestri di eroina, avvenuti nell'agosto ed ottobre 1979. Tuttavia, anche in questo episodio sono venuti alla luce collegamenti con gli altri sequestri, che denotano l'unicità della organizzazione dedita all'esportazione in Usa della eroina, e, in ogni caso, i nessi strettissimi tra le varie organizzazioni Palermitane.

Risulta dal rapporto DEA del 20 gennaio 1980 (...), che, il 16 gennaio detto, verso le ore 19, l'ispettore doganale Alschuler nell'ispezionare i bagagli non ancora ritirati e provenienti, al seguito dei passeggeri, da Roma col volo TWA 841 ( giunto all'aeroporto Kennedy di New York alle ore 17,50 di quel giorno) aveva notato, all'interno di ciascuna delle due valigie di vinile, coperti da un foglio di alluminio, dodici pacchetti contenenti sostanza sospetta che, agli esami di laboratorio, risultava eroina nella quantità complessiva, al lordo, di Kg. 26,403 (13,273 + 13, 130).
Alle valigie erano applicati gli scontrini AZ 89-0671 e AZ 89-673, e ciò consentiva di accertare che le stesse erano state registrate per il volo AZ 113 Alitalia, Palermo -Roma, e, quindi, trasferita sull'aereo della Compagnia TWA per il volo 841 Roma-New York (vedi la fotocopia dei due scontrini ...). Anche stavolta, dunque, si è in presenza di un ennesimo tentativo di introdurre clandestinamente negli Usa eroina proveniente da Palermo.
E' bene notare, fin d'ora, che i pacchetti con l'eroina erano coperti soltanto da un foglio di alluminio e, quindi, sicuramente non sarebbero passati inosservati, neanche ad un superficiale controllo doganale...). E' agevole il rilievo, pertanto, che le due valigie avrebbero dovuto eludere il controllo doganale e che un fatto sopravvenuto aveva impedito il funzionamento di quanto era stato predisposto a tal fine.
Gli immediati accertamenti svolti dalla DEA e dalla Polizia Italiana, nonchè la successiva attività istruttoria hanno consentito, sia di accertare il perchè dell'inceppamento del meccanismo predisposto dai trafficanti, sia di individuare ben precise pro ve a carico di Filippo Piraino ( n.44) e Francesco Inzerillo di Pietro (n.22), sia di aprire un altro varco fra le maglie delle organizzazioni mafiose palermitane dedite al traffico di stupefacenti.
Occorre premettere che Francesco Inzerillo di Pietro è fratello di quel Tommaso Inzerillo (n.21), di cui si è visto il ruolo nella vicenda Adamita; quindi, è cognato di Giuseppe Gambino (destinatario, con i fratelli, dell'eroina Adamita). A sua volta, come meglio si vedrà in seguito, Filippo Piraino era socio del defunto Salvatore Inzerillo di Giuseppe (n.15) e quest'ultimo era cugino dei fratelli Giovanni, Giuseppe e Rosario Gambino.
Va posto in evidenza, altresì, che, sulla base delle analisi eseguite dal laboratorio centrale della DEA, il metodo di produzione dell'eroina sequestrata il 16 gennaio 1980 è identico a quello dell'eroina sequestrata a Modica Gaetano (...). Infatti, in entrambi i casi la trasformazione da eroina base in eroina idrocloridrata non è stata ottenuta mediante la combinazione con l'acetone e con l'alcool etilico, normalmente usati nel procedimento (...); inoltre, nelle due partite sono stati riscontrati identici cristalli di eroina.
Se si tiene conto che l'eroina inviata da Salvatore Gallina conduce agli Adamita ed ai fratelli Gambino; che Modica Gaetano, conduce a Bagheria; che a Bagheria conducono le indagini sull'eroina sequestrata agli Adamita; che Filippo Piraino e Francesco Inzerillo, di cui fra breve si vedranno le responsabilità, conducono a Salvatore Inzerillo ed ai fratelli Gambino, come pure le indagini sulla vicenda Adamita; non può non concludersi nel senso che tutti tali episodi di traffico di stupefacenti sono intimamente collegati fra di loro.

Ritornando al sequestro di eroina del 16 gennaio 1980, giova considerare che le due valige sono partite da Palermo, come bagaglio al seguito, col volo AZ 113 delle ore 8,50 del 16.1.1980 e, quindi, sono state inviate a New York, sempre come bagaglio al seguito, col volo 841 TWA in partenza da Roma alle ore 13,50.
Ebbene, gli unici due passeggeri imbarcati su entrambi i voli sono stati Francesco Inzerillo e Filippo Piraino. I due hanno ripetutamente affermato di non conoscersi (...), ma le indagini istruttorie hanno smentito tali affermazioni. Anzitutto (e il fatto in sé è già eloquente) i biglietti per il viaggio aereo sono stati acquistati dall'Inzerillo e dal Piraino presso la medesima Agenzia e, cioè, l'Agenzia di Viaggi Gastaldi, Filiale di Palermo (...). Più precisamente, l'Inzerillo ha acquistato il biglietto il 14 gennaio 1980 per la sola andata, mentre Filippo Piraino l'ha acquistato il giorno successivo per il viaggio di andata e ritorno. V'è di più: dalle indagini relazioni di servizio del Maresciallo P.S. Pietro Castiglione del 22 e del 23 gennaio 1980 (...) e dall'esame testimoniale del predetto sottufficiale (...) e del maresciallo Filippo Lo Monte (...), è risultato che il primo giorno si era presentato Inzerillo Francesco, da solo, per acquistare il biglietto e che, il giorno successivo, si era presentato in compagnia del Piraino, il quale aveva acquistato il suo biglietto.
L'impiegato, al quale i verbalizzanti avevano esibito le fotografie del Piraino e dell'Inzerillo, aveva riconosciuto il Piraino ed aveva detto che, mentre nella fotografia esibitagli il Piraino portava i baffi, quando era venuto in agenzia ne era privo.
Ed infatti, l'acquisizione della fotografia esibita allo impiegato ha consentito di accertare che, nella stessa l'imputato ha i baffi.
L'impiegato dell'Agenzia Gastaldi, Oliveri Giorgio, che procedette al rilascio dei biglietti all'Inzerillo ed al Piraino (...), pur dichiarando di non ricordare, dato il tempo trascorso, se le fotografie esibitegli dall'istruttore fossero le stesse di quelle mostrategli dai verbalizzanti, ha affermato, però, con certezza, che, il primo giorno, era venuto un uomo che aveva acquistato il primo biglietto e, il giorno successivo, lo stesso uomo del giorno precedente che era in compagnia di un altro uomo, al quale aveva rilasciato il secondo biglietto.
In sede, poi, di ricognizione personale di Inzerillo Francesco e di Piraino Filippo (...), l'Oliveri, dopo di avere a lungo esitato, non soltanto ha ammesso che l'uomo che era venuto la prima volta in agenzia per acquistare il biglietto era lo stesso che, il giorno successivo, era in compagnia di un altro uomo che aveva acquistato il secondo biglietto; ma ha soggiunto che egli aveva rilasciato il secondo biglietto dopo che i due gli avevano esibito quello rilasciato il giorno precedente e gli avevano detto che ne volevano un altro identico, però di andata e ritorno.
L'Oliveri, inoltre, ha detto che le sembianze di Inzerillo Francesco gli sembravano note mentre non ha riconosciuto Filippo Piraino.
Pertanto, a prescindere dallo scontato esito delle ricognizioni personali (l'Oliveri, però, aveva riconosciuto Filippo Piraino, come è stato confermato dal Maresciallo Castiglione) è importantissima la circostanza - che il teste, forse, ha riferito perchè non ne ha intuito le conseguenze in tema di prova - che il biglietto del Piraino è stato rilasciato dopo che era stato esibito quello dell'Inzerillo.
Cadono, così, miseramente le affermazioni degli imputati, ostinatamente confermate nel corso dell'istruttoria, di non conoscersi e questi elementi (della loro reciproca conoscenza e della non casualità della loro contemporanea presenza sui voli Palermo-Roma-New York), unitamente al loro comportamento processuale, sono per sè estremamente significativi.

Ma ulteriori circostanze confermano tale convincimento. Francesco Inzerillo, nell'acquistare il biglietto, aveva lasciato all'Agenzia, come recapito telefonico, quello della utenza della rete di Palermo n.407809, intestato alla fiaschetteria Crystal, di cui è titolare Giovanni Spatola (...). Di quest'ultimo ci si occuperà in seguito, ma fin d'ora è opportuno sottolineare che i suoi collegamenti con Salvatore Inzerillo di Giuseppe sono imponenti.
Inoltre, il Maresciallo Castiglione, transitando davanti alla fiaschetteria, notò che davanti alla stessa era parcheggiata l'autovettură Alfetta 1800, targata PA 522237, intestata a Pietro Inzerillo (...).
La presenza dell'Alfetta di Pietro Inzerillo davanti alla fiaschetteria Crystal conferma ulteriormente che anche tale episodio di traffico di stupefacenti è sicuramente da ascrivere al gruppo Inzerillo-Gambino.
Risulta, infatti, che il 25 gennaio 1980, Giuseppe Gambino è stato controllato a Palermo dalla P.G.nei pressi dell 'Aereoporto di Boccadifalco a bordo della autovettura di Pietro Inzerillo (...) e che all'interno della vettura vi erano soltanto una copia del giornale "L'Ora" del 24 gennaio 80 e una copia del "Giornale di Sicilia" del 25.1.1980– che riportavano notizie della vicenda Sindona- ed una copia del Giornale di Sicilia del 18.1.1980, nella cui prima pagina vi era un articolo dal titolo "eroina per 32.000.000.000 spedita da Palermo sequestrata a New York".

Il Gambino, interrogato sui motivi della sua presenza a Palermo, riferiva che era giunto il 13.12.1979 e che era stato rilevato all'Aereoporto dal cognato, Inzerillo Francesco di Pietro, il quale, da oltre un mese già si trovava a Palermo; riferiva, altresi, che la sua presenza a Palermo era stata richiesta dall'avv.Dagnino, che curava la pratica della successione del padre Tommaso Gambino, deceduto 1'11.10.79 ed era motivata anche dall'esigenza di accertare l'andamento dell'impresa di costruzioni di cui il fratello, Rosario Gambino, era socio insieme con Rosario Spatola e Salvatore Inzerillo.
Senonchè, l'avv. Antonino Dagnino ha precisato (...) che non era necessaria (e che egli non aveva mai chiesto) la presenza in Palermo di alcuno degli eredi di Tommaso Gambino, ai fini della presentazione della denunzia di successione.
Inoltre, Rosario Spatola ha dichiarato (...) che, già ancor prima del suo arresto (avvenuto nell'ottobre del 1979), egli aveva maturato l'idea di sciogliersi dalla società con Rosario Gambino, poiché praticamente soltanto esso Spatola si occupava di ogni cosa. Pertanto, è evidente che le dichiarazioni di Giuseppe Gambino sono del tutto mendaci e che egli si trovava a Palermo per la spedizione dei 24 chilogrammi di eroina sequestrati a New York il 16-1-1980.

I rapporti, poi, della DEA, del 12 e del 25.2.1980 (...), chiariscono il meccanismo escogitato per l'introduzione in Usa dell'eroina.

L'ispettore doganale Sam Kane ha dichiarato agli agenti della DEA che era in servizio come "ispettore di giro" nella zona doganale del Terminal TWA dello Aereoporto Kennedy, quando Matilde Cordova (impiegata della TWA presso l'Aereoporto La Guardia di New York) gli si era avvicinata insieme con Filippo Piraino, giunto col volo TWA 841, e gli aveva chiesto di aiutarlo per il disbrigo delle pratiche doganali al di fuori della normale procedura (I.A.).
Il fatto che il Piraino gli sembrava nervoso e l'affermazione della Cordova che lo stesso era "amico di un amico" indussero, però, l'ispettore Kane ad accertamenti rigorosi; egli, pertanto, disse alla Cordova di far ritirare al Piraino il suo bagaglio e, quindi, di accompagnarlo da lui. Il Piraino ritornò con una valigia e l'Ispettore esaminatala accuratamente e accertato, attraverso il terminale del computer TECS, che non vi erano segnalazioni nei confronti del Piraino, consentì che quest'ultimo lasciasse lo spazio doganale.

E' interessante riportare che, durante la visita doganale, la Cordova era rimasta vicino al nastro trasportatore dei bagagli ed aveva parlato con facchino Claude Ganthier. Quindi, la Cordova ed il Piraino avevano lasciato insieme lo spazio doganale. L'ispettore doganale Frank Testa ha dichiarato che la Cordova, prima, lavorava per la TWA all'Aereoporto Kennedy allo interno della zona doganale con compiti di assistenza ai passeggeri VIP, e che, da quando era stata trasferita all'Aeroporto La Guardia (novembre 1979), aveva fatto strane apparizioni nella zona doganale TWA dello aeroporto Kennedy. Il 16 gennaio 1980, l'ispettore doganale Murphy gli aveva telefonato dicendogli che la Cordova gli aveva chiesto un permesso di ingresso nella zona doganale per assistere un passeggero. Egli, Ispettore Testa, aveva informato di tale richiesta i funzionari doganali.
La dichiarazione di Matilde Cordova, resa il 23.1.1980 al Sostituto Procuratore Capo della Sezione Narcotici, del distretto Est dello Stato di New York, conferma sospetti su di essa (...). […]

© Riproduzione riservata