Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi


Il punto di partenza di questa duplice vicenda, dopo i prodromi descritti, va fissato con l'inizio della Gran Maestranza di Lino Salvini (1970), il quale, tre mesi dopo la sua elezione, delegava al Gelli «la gestione» della Loggia P2, conferendogli altresì la facoltà di iniziare nuovi iscritti.

Provvedimento questo del tutto inusitato nell'istituzione massonica essendo il potere di iniziazione, a norma degli statuti, esclusivamente riservato al Gran Maestro e ai Maestri Venerabili, o in caso di loro impedimento, a chi già aveva ricoperto tali cariche. Nel settembre dell'anno successivo il Salvini provvedeva quindi a nominare Licio Gelli «segretario organizzativo della Loggia P2» incaricandolo di «voler predisporre uno studio per la ristrutturazione della stessa».

Ed a tal proposito è interessante rilevare che, pochi mesi dopo (19 novembre 1971), Salvini si esprime, in una lettera a Gelli, nei termini seguenti: «prima che le cose entrino in funzione, avremo un faticoso lavoro di assestamento per i residui della passata gestione». I dati esposti si prestano ad alcune osservazioni di rilievo non secondario.

È d'uopo innanzi tutto osservare che la carica di segretario organizzativo non è compresa in alcun modo tra quelle componenti il «Consiglio delle luci» (dirigenti della loggia) ed è appositamente escogitata da Salvini per attribuire un incarico fiduciario e personale a Licio Gelli nell'ambito dell'organismo che, dà quel momento, assume connotati di spiccata personalizzazione anche nella denominazione, che diviene quella di «Raggruppamento Gelli - P2».

Assistiamo, in buona sostanza, con le iniziative esposte al concreto inserimento di Gelli nella Loggia P2; ed è interessante notare come esso si accompagni ad una prima ristrutturazione dell'organizzazione, realizzata al di fuori dell'ortodossia statutaria. È questo il primo esempio concreto, secondo il rilievo esposto in premessa, del peculiare incardinamento di Licio Gelli nella Loggia Propaganda e della circostanza che esso si accompagna immediatamente ad un intervento che incide non marginalmente nelle strutture e nella natura stessa della Loggia.

Va in proposito sottolineato come questa operazione contrassegni la Gran Maestranza del Salvini sin dal suo primo esordio; ed appare significativo come lo spiccato interesse del nuovo Gran Maestro verso 1 «fratelli coperti» non si esaurisca con l'adozione dei provvedimenti studiati, poiché, nel 1971, il Gran Maestro firma la bolla di fondazione di un'altra organizzazione coperta, la Loggia PI, che nelle intenzioni del Salvini doveva essere ancor più segreta ed elitaria: di essa infatti avrebbero potuto far parte solo coloro che nell'amministrazione dello Stato avessero raggiunto il grado quinto.

Criterio, questo, di proselitismo sufficientemente rivelatore della reale natura di questi organismi. Non è dato allo stato attuale della documentazione esprimere un avviso definitivo sull'esistenza di questa organizzazione, ma quello che più conta è rilevare che nel mentre Salvini dava avvio ad un processo di sostanziale spossessamento da parte del Grande Oriente della Loggia Propaganda, tentava di costituire o meglio ricostituire nell'ambito della comunione una struttura analoga a quella che aveva ceduto in delega a Licio Gelli.

Il senso dell'operazione appare ancor più chiaro quando si pensi che pochi mesi dopo il provvedimento concernente la Loggia Propaganda Uno il Salvini aveva, durante una seduta della Giunta esecutiva del Grande Oriente, esternato le sue crescenti preoccupazioni per quanto stava accadendo nella Loggia P2, per il gran numero di generali e colonnelli affidati ad un uomo come Licio Gelli, che, a detta del Gran Maestro, stava preparando un colpo di Stato.

A completare il qiadro descritto va ricordato che sempre nel luglio del 1971 Gelli aveva affermato di fronte a Benedetti e Gamberini di avere «la possibilità di girare l'interruttore e di rovinarlo» (Salvini) — vedremo in seguito la conseguenza di questo episodio — e va infine rilevato che Gelli pervenne ad entrare nel progetto salviniano della Loggia PI, facendosi in essa riconoscere l'incarico di Primo Sorvegliante.

Il complesso dei dati offerti all'attenzione e le vicende che attraverso essi si dipanano consentono al relatore di fornire un quadro abbastanza preciso dei rapporti che sin dall'inizio si instaurano tra Licio Gelli e Lino Salvini e, tramite questi, tra Licio Gelli e il Grande Oriente.

Grazie al successore di Giordano Gamberini, Gelli compie infatti un sostanziale secondo passo in avanti nella comunione giustinianea, che gli consente questa volta, dopo i primi progressi iniziali dianzi esaminati, di entrare direttamente in armi nel cuore più riposto dell'istituzione, la Loggia Propaganda, dando avvio ad un processo di appropriazione personale della sua più tutelata ed efficiente struttura di intervento nel «mondo profano».

In realtà il carteggio Ascarelli-Gamberini ci mostra che Gelli non solo aveva avallato il proprio ingresso in massoneria ed il suo successivo passaggio alla Loggia P2 dimostrandosi in grado di avvicinare e reclutare «gente qualificata», ma altresì di avere sin dall'inizio piani precisi di ampia portata in materia di organizzazione delle strutture massoniche.

La rapida ascesa, agevolata dal Gamberini, porta Gelli, nel giro di pochi anni e attraverso posizioni di rilievo strategico, a pervenire al centro della comunione di Palazzo Giustiniani e vede come esito conclusivo di questa prima fase il provvedimento ricordato con il quale il Salvini delega al Gelli la funzione di «rappresentarmi presso i Fratelli che ti ho affidato, prendere contatto con essi, esigere le quote di capitazione, coordinare i lavori, iniziare i profani ai quali è stato rilasciato regolare brevetto».

Una delega di poteri di così vasta portata illumina meglio di ogni altra considerazione la posizione affatto speciale che Licio Gelli viene ad occupare nella massoneria, per consapevole volontà dei massimi responsabili della comunione, i quali, attraverso successivi provvedimenti, consegnano la Loggia Propaganda ad un elemento che dimostra sin dagli esordi di avere idee ben precise sull'impiego al quale si può pervenire di uno strumento di tal fatta.

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