Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado, la numero 514/06 dei magistrati della terza sezione penale del tribunale di Palermo, presidente Raimondo Loforti e giudice estensore Claudia Rosini.


Venne allora inoltrata alla procura della Repubblica una richiesta urgente di autorizzazione all’intercettazione telefonica dell’utenza fissa di titolarità del Sansone, localizzata all’interno del complesso, in merito alla quale le operazioni di ascolto iniziarono il giorno seguente, 14.1.93, alle ore 16.50 (cfr. verbale relativo alle operazioni di ascolto, all. n. 27 difesa De Caprio), protraendosi sino al 20.1.93, data in cui verrà emesso dalla Procura della Repubblica un decreto di revoca.

In quei giorni, sino alla data dell’arresto di Salvatore Riina, si svolgevano con cadenza quotidiana riunioni operative tra i due gruppi della territoriale ed il Ros, alla presenza dell’Autorità Giudiziaria, al fine, fondamentale per il buon esito delle iniziative intraprese, dello scambio di informazioni e del raccordo dell’attività svolta.

Una di queste ebbe luogo proprio quello stesso 13.1.93, con il proposito specifico di fare il punto sulle indagini relative ai luoghi che il Di Maggio aveva riconosciuto e di decidere gli sviluppi investigativi che andavano intrapresi.

Tra questi luoghi, l’attenzione era senz’altro focalizzata sul cd. “fondo Gelsomino”, che il Di Maggio aveva prima indicato come area nella quale si trovava la vecchia casa dove aveva visto entrare il Riina in compagnia di Raffaele Ganci, anni addietro, e poi aveva esattamente individuato in sede di sopralluogo nella via Uditore n. 13/a.

Nel corso della suddetta riunione, il vicecomandante col. Cagnazzo ed il procuratore aggiunto dott. Vittorio Aliquò proposero, di comune accordo, di eseguire una perquisizione del manufatto che si trovava all’interno del fondo, il quale, nel frattempo, era già stato oggetto di riprese fotografiche effettuate per via aerea.

Due “orientamenti” investigativi

In quest’occasione emersero per la prima volta due diversi orientamenti investigativi, tra loro contrapposti: l’uno, portato avanti dai superiori gerarchici della territoriale e dalla procura, favorevole ad un’azione immediata sul territorio; l’altro, sostenuto dal magg. Domenico Balsamo e dal cap. Sergio De Caprio che, invece, riteneva, avendo cognizione diretta dal punto di vista operativo delle indagini, fosse più utile e proficuo, in vista di futuri risultati, evitare iniziative dirette sul campo che avrebbero potuto mettere in allarme l’organizzazione mafiosa e vanificare le attività in corso. Anche perché le vedute aeree del sito non avevano evidenziato movimenti di una qualche utilità investigativa e dunque non poteva esservi alcuna certezza sulla presenza in loco del latitante Riina, che il Di Maggio vi aveva visto ben cinque anni addietro.

Il De Caprio, come riferito in sede di esame, propose di non procedere con la perquisizione ed invece concentrare le investigazioni sui Sansone, da lui ritenuti, per i motivi già innanzi esposti, soggetti di particolare rilevanza nell’ambito delle indagini che stavano conducendo, riuscendo ad ottenere, all’esito della discussione, l’autorizzazione a mettere sotto osservazione il complesso di via Bernini, purché assicurasse analogo servizio anche sul “fondo Gelsomino” che rimaneva, per l’Autorità Giudiziaria, il principale obiettivo.

In proposito, il dott. Aliquò (sentito all’ud. del 3.10.05) ha dichiarato di non ricordare che nel corso della riunione venne menzionata via Bernini, ma poiché ha anche riferito di una discussione avuta con il Ros circa le modalità del servizio di osservazione che ivi andava eseguito nei giorni seguenti (v. al prossimo par.), appare certo che il sito, che era stato appena individuato, fu effettivamente uno degli argomenti trattati nel corso della riunione suddetta.

Come convenuto, il 14.1.93 il mar.llo Orazio Passante (v. dichiarazioni rese all’ud. del 15.6.05), in servizio alla prima sezione del Ros, iniziò alle ore 6.00 un servizio di osservazione sul fondo di via Uditore, a bordo di un furgone attrezzato con telecamera, video riprendendo movimenti di contadini che trasportavano frutta. Al calar del buio, non permanendo più le condizioni di visibilità, chiese ed ottenne di rientrare in caserma; il giorno seguente fu dispensato dal servizio per motivi di salute.

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