La sanità al collasso uccide anche i malati non Covid

Foto Ap
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Dializzati, cardiopatici, pazienti oncologici: sono loro a soffrire di più con gli ospedali intasati dal coronavirus. Tra visite rinviate, terapie incerte e rischi di infezione

  • Il rischio più grande è che chi sta male l’ospedale lo evita, peggiorando così la propria situazione. «Stiamo vedendo i risultati degli accessi tardivi: infarti che entrano in pronto soccorso in stato avanzato», spiegano i medici.
  • Ogni volta che apre un reparto Covid è un reparto dedicato ad altro in meno. Questo perché, appunto, i medici sono pochi e quei pochi che ci sono vengono chiamati alla guerra al Covid-19 anche se non sono anestesisti o medici di pronto soccorso.
  • La situazione è prossima al collasso e bisogna sgravare il più possibile gli ospedali dal peso enorme che stanno sopportando. Questo vale anche di più per le altre patologie.

«Un mio associato lombardo mi dice che l’ultima volta che è stato a fare la dialisi si è ritrovato all’ingresso dell’ospedale insieme alle ambulanze che portavano i malati di Covid-19», dice Giuseppe Vanacore, presidente dell’Associazione nazionale emodializzati. Per i malati cronici, che hanno bisogno di regolari visite in ospedale, la pandemia è un periodo più duro che per gli altri. Il rischio di contagiarsi, infatti, va di pari passo con la necessità di recarsi all’ospedale per i controlli

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