Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della relazione della Commissione parlamentare Antimafia della XVII Legislatura, presieduta da Rosy Bindi per capire di più il ruolo delle logge massoniche negli eventi più sanguinari della storia repubblicana.


Le più recenti motivazioni della sentenza sull’omicidio Rostagno, pronunciata dalla Corte di Assise del Tribunale di Trapani nel 2015 e ancorché riferibile a fatti risalenti agli anni Ottanta del secolo scorso, descrivono uno scenario inquietante dei rapporti tra mafia e massoneria, sia regolare che deviata.

Esse lasciano intravedere la possibile attualità di collegamenti alle più recenti vicende sui rapporti tra imprenditoria, centri di potere, amministrazioni locali e criminalità, anche verificatisi in altri territori del Paese, quasi in assenza di soluzione di continuità tra passato e presente. Una commistione di rapporti e di interessi convergenti che avrebbe visto seduti, attorno allo stesso tavolo per la spartizione dei più disparati affari, uomini provenienti da mondi diversi che avrebbe agevolato “la penetrazione di Cosa nostra nell’imprenditoria, nelle banche e negli apparati dello Stato, favorita con tutta probabilità dal crescente ruolo delle fratellanze massoniche”.

Sintomatica sotto il profilo della contaminazione di interessi tra logge massoniche e mafia, è la vicenda descritta nella sentenza della Corte d’Appello di Catania n. 1010/2013 del 18 aprile 2013, in cui viene riferito un episodio di pressioni esercitate dagli appartenenti di grado elevato ad una obbedienza massonica, indicata come quella di Piazza del Gesù di Catania, su un loro “fratello” osteggiandone la sua candidatura a sindaco nella competizione elettorale per il comune di San Giovanni La Punta (CT), comune per ben due volte sciolto per infiltrazione mafiosa. A dire del diretto interessato, per la competizione elettorale gli sarebbe stato preferito altro candidato poiché sostenuto dalla famiglia mafiosa egemone in quel territorio. A fronte del suo rifiuto a farsi da parte e ad abbandonare la competizione elettorale, era stato posto “ in sonno” dalla sua obbedienza e dall’anno 2001, data cui si riferiscono i fatti, non vi era più rientrato. La decisione di convincerlo ad abbandonare la competizione elettorale sarebbe, peraltro, avvenuta su richiesta di un suo superiore massonico, responsabile della obbedienza in Calabria.

La “Santa” calabrese

Più complessi e apparentemente più strutturati appaiono i rapporti tra ‘ndrangheta e massoneria. La stessa struttura originaria della mafia calabrese, per quanto è dato oggi conoscere dalle sentenze passate in giudicato, aveva subìto negli anni Settanta una rilevante mutazione ed evoluzione, laddove era stata prevista la creazione di un livello superiore alla “società dello sgarro” , denominato la società maggiore o la “Santa” , cui affidare il riservatissimo ruolo, sconosciuto anche alla più parte degli appartenenti alle ‘ndrine, di entrare in contatto con una vasta area di potere locale di diversa natura, e di creare un collegamento stabile tra l’associazione mafiosa e i vari centri di poteri presenti nella massoneria. Ed è proprio attraverso la Santa che la ’ndrangheta è entrata in rapporto con la massoneria. Già la Commissione parlamentare antimafia nel corso della XIII Legislatura così si esprimeva al riguardo: “Una struttura nuova, elitaria (... ) estranea alle tradizionali gerarchie dei “locali”, in grado di muoversi in maniera spregiudicata, senza i limiti della vecchia onorata società e della sua subcultura, e soprattutto senza i tradizionali divieti, fissati dal codice della ’ndrangheta, di avere contatti di alcun genere con i cosiddetti “contrasti”, cioè con tutti gli estranei alla vecchia onorata società. Nuove regole sostituivano quelle tradizionali, le quali non scomparivano del tutto, ma che restavano in vigore solo per la base della ’ndrangheta, mentre nasceva un nuovo livello organizzativo, appannaggio dei personaggi di vertice che acquisivano la possibilità di muoversi liberamente tra apparati dello stato, servizi segreti, gruppi eversivi”. In sintesi, “una struttura mirante all’obiettivo di ampliare affari e potere dell’organizzazione”.

Ancora, sempre da atti piuttosto recenti in relazione ad indagini svolte intorno agli anni 2009-2011, diversi personaggi hanno dichiarato di essere stati contemporaneamente appartenenti ad obbedienze massoniche e alla ‘ ndrangheta, tanto da affermare enfaticamente che la massoneria aveva ormai soppiantato l’organizzazione criminale calabrese.

Singolari appaiono, al riguardo, le dichiarazioni di altro collaboratore, Cosimo Virgiglio, che sembra ribaltare il rapporto tra i due sistemi. Non sarebbe, a suo avviso, la ‘ ndrangheta ad infiltrare la massoneria, bensì questa a servirsi della prima.

Oltre alle dichiarazioni dei collaboratori, sono gli stessi atti giudiziari che riportano il dato fattuale sulla contiguità di rapporti e di frequentazioni tra i due sistemi. Da ultimo, si ricordano gli esiti delle più recenti indagini della DDA di Reggio Calabria dove non mancano riferimenti, più o meno espliciti, circa l’esistenza di sinergie fra ‘ ndrangheta e massoneria, sempre nell’ambito della citata struttura riservata denominata “ la Santa” , che sarebbero finalizzate al perseguimento di una mirata strategia di lungo termine: la progressiva infiltrazione negli ambienti politici, imprenditoriali ed istituzionali. Tale progetto, si afferma in dette inchieste della magistratura calabrese, avrebbe preso corpo fin dalla prima guerra di mafia verificatasi nella provincia di Reggio Calabria negli anni Settanta del secolo scorso e, verosimilmente, avrebbe una portata ancora più vasta ed obiettivi ancor più ambiziosi e trasversali, sino a costituire momento e progetto di coesione tra tutte le varie associazioni criminali di tipo mafioso presenti nel Paese, come si avrà modo di accennare ulteriormente nel corso della presente relazione.

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