Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del resoconto dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta della X Legislatura che per prima provò a ricostruire l’operazione Gladio. Nelle conclusioni della Commissione resta una frase che pesa più delle altre: «Persistono elementi di ambiguità e reticenza nel rapporto tra struttura e istituzioni democratiche». È il linguaggio della politica per dire che qualcuno mentì


Il 6 marzo 1972 venne redatto un appunto per il Capo del Servizio avente lo scopo di «verificare, sulla base dei documenti esistenti, la legittimità della "operazione Gladio" nel quadro degli impegni e/o delle direttive Nato e dello Smd riguardanti la con dotta della guerra non ortodossa» [Quanto alla particolare finalità dell'appunto, evidenziata nel testo, può osservarsi che pochi giorni prima della stesura dell'appunto stesso, cioè il 24 febbraio, era stato scoperto il Nasco di Aurisina, con ampia risonanza sulla stampa nazionale; ciò rende verosimile una richiesta di informazioni da parte delle autorità sovraordinate al Servizio anche in ordine alla legittimità della struttura. In quel momento il Capo di Stato maggiore della difesa era il generale Marchesi; titolare del Dicastero era, dal 17 febbraio, l'onorevole Restivo].

Il documento prende in esame una serie di atti di grande importanza nella storia dell'organizzazione Stay-behind, tra i quali l'accordo italo-statunitense del 1956, le lettere scambiate tra i Servizi dei due Paesi, nel 1958 e nel 1959, per avviare concretamente il dispositivo «Gladio», l'appunto per il Capo di Stato maggiore della difesa intitolato «Le Forze Speciali del Sifar e l'operazione "Gladio"», datato 1° giugno 1959. A proposito di quest'ultimo documento — che al pari degli altri ora citati si è già avuto modo di illustrare — l'appunto svolge alcune considerazioni, tra cui quella che i lineamenti organizzativi descritti dal documento stesso «riguardano non solo l'integrità del territorio nei confronti di forze nemiche di invasione, ma anche un'emergenza dovuta a sovvertimenti interni. Quest'ultima finalità» — prosegue l'appunto del 6 marzo 1972 — «non è peraltro prevista dall'accordo istitutivo dell'organizzazione "Gladio" dove le trattative tra i due Servizi si riferiscono esclusivamente alle operazioni S/B (territorio occupato)». Si precisa inoltre che «l'esigenza relativa alla "emergenza interna" non è stata più menzionata in nessuna documentazione operativa successiva». Su quest'ultimo punto, una nota a piè pagina specifica che «nell'aprile 1966 è stata peraltro condotta una esercitazione di "insorgenza e controinsorgenza", in ambito nazionale e, comunque, per soli quadri». Trattasi della descritta «esercitazione Delfino». L'appunto prosegue quindi con una approfondita analisi delle direttive di Saceur per la guerra non ortodossa allora vigenti e della necessità, da esse derivante, di un coordinamento in ambito nazionale tra Stato maggiore difesa e Sid.

Nelle considerazioni conclusive si ribadisce, tra l'altro, che le operazioni Stay-behind rientrano nel quadro della guerra non ortodossa pianificata dal Comandante Supremo delle Forze Nato in Europa e che «la possibilità di utilizzazione dell'organizzazione "Gladio" in caso di sovvertimenti interni (cui è stato fatto cenno nel 1959 — Documento in atti 3) non prevista dallo Statuto della Gladio e non suffragata da direttive o piani Nato, è da ritenersi al di fuori degli scopi della organizzazione "Gladio — Stay Behind" e, pertanto, da non considerare mai più tra gli scopi dell'operazione in questione».

Come si vedrà nel paragrafo che segue, un successivo appunto, redatto alcuni mesi dopo quello che si è appena illustrato, conferma definitivamente che non venne adottata alcuna predisposizione organizzativa legata a finalità di contrasto di emergenze interne.

Gli incontri italo-statunitensi del 1972

Il 4 dicembre 1972 fu redatto un appunto concernente l'incontro tra rappresentanti del Servizio italiano ed una delegazione statunitense, programmato per il 15 dicembre successivo. Dopo l'elenco dei partecipanti, il documento reca l'agenda dei lavori proposta dal Servizio collegato, incentrata sui seguenti punti:

a) posizione Usa sullo Stay-behind e sull'evoluzione della situazione;

b) applicabilità di tale posizione alla «Gladio» e verifica della validità dell'accordo originario Usa-Italia del 28 novembre 1956;

c) questioni di telecomunicazioni connesse alla «operazione Gladio»;

d) esperienze Usa maturate nel campo della guerriglia in Estremo Oriente e altrove, a disposizione del Servizio italiano.

Nell'appunto si osserva che la riunione potrà essere occasione utile per dissipare dubbi annosi circa gli intendimenti Usa e per conoscere le condizioni operative alle quali sono subordinati gli aiuti finanziari. A tale riguardo, si ricorda che, in una visita svoltasi nel precedente mese di ottobre, la delegazione americana «aveva la sciato intendere che: l'operazione "Gladio" poteva ritenersi valida nella misura in cui avrebbe potuto fare fronte anche a sovvertimenti interni, di dimensioni tali da compromettere l'autorità governativa legittima (ossia l'alleanza)» e che «i finanziamenti sarebbero stati ripresi ove l'operazione "Gladio" si fosse adeguata alle esigenze suddette».

A questo riguardo, nell'appunto si rileva che gli orientamenti statunitensi «costituiscono varianti agli accordi originari Italia-Usa, dove l'emergenza interna non era stata prevista.

L'esigenza "interna" è stata comunque già oggetto di trattazione nel passato (1959) nel solo ambito del Servizio».

Dopo aver ricordato che l'argomento «è stato già trattato, come semplice cenno, nel fascicolo dal titolo: "Le Forze Speciali del Sifar e l'operazione Gladio"», l'appunto conclude sottolineando che la questione «non ha avuto alcun seguito sul piano delle predisposizioni organizzative».

In altro appunto per il Capo del Servizio, datato 22 dicembre 1972, si espongono, in sintesi, le conclusioni della riunione del 15 dicembre cui fa riferimento l'appunto precedentemente illustrato. In particolare, viene rilevato che «contrariamente a quanto Mr. Stone aveva lasciato intendere al Cag, facendo peraltro riserva di interpellare Washington, l'argomento dell'impiego della "Gladio" in situazioni di grave emergenza interna e la connessa ripresa degli aiuti finanziari, non è stato trattato».

Nell'audizione del 4 giugno 1991, il generale Inzerilli, rispondendo ad un quesito relativo all'attività eventualmente svolta dalla organizzazione «Gladio» sul piano del contrasto politico interno, ha confermato che le pressioni statunitensi in tal senso, delle quali si è appena dato conto, non hanno avuto alcun seguito nel periodo in cui la struttura ha operato sotto la sua responsabilità, cioè dal 1974 al 1986.

Il generale ha anche osservato che ciò non sarebbe stato, d'altro canto, conforme alle direttive di base per la condotta della guerra non ortodossa, risalenti al 1976; tali direttive, che non hanno successivamente subito modifiche, determinano l'ordine di operazioni della «Gladio» al verificarsi dell'invasione e non prevedono lo svolgimento di attività di contrasto politico interno.

L'ammiraglio Martini, nell'audizione svoltasi davanti al Comitato in data 6 dicembre 1990, ha ugualmente escluso, per quanto a sua conoscenza, l'avvenuta attivazione di «Gladio» per attività di con trasto interno, sottolineando che, negli archivi del SISMI, non sono state rinvenute carte idonee a suffragare tale ipotesi.

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