Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci dell’ordinanza del 18 marzo 1995, “Azzi+25” di Guido Salvini, il giudice che a Milano provò, a più di vent’anni di distanza dai fatti avvenuti, a far condannare responsabili e complici di una stagione di sangue


E’ poi attribuibile con certezza al gruppo di Udine di Ordine Nuovo l’attentato di Peteano del 31.5.1972 di cui Vincenzo Vinciguerra si è assunto la responsabilità e per il quale è stato condannato all’ergastolo unitamente a Carlo Cicuttini, latitante in Spagna.

Tale attentato, tecnicamente più attentato che strage in quanto non finalizzato a colpire un numero indiscriminato di civili, costituisce tuttavia un episodio particolare in quanto, come Vincenzo Vinciguerra ha sempre coerentemente sostenuto, si trattava – forse unico tra gli episodi più gravi attribuiti ad Ordine Nuovo - di un’azione diretta contro lo Stato e non commessa in collusione con Apparati dello Stato o per obbedirne alle finalità.

Tuttavia, anche in questo caso, la strategia del parallelismo fra tali Apparati e i civili di Ordine Nuovo è comparsa subito dopo l’attentato in quanto, come accertato nella sentenza ormai definitiva, alti ufficiali dei Carabinieri, pur a conoscenza della responsabilità del gruppo ordinovista di Udine, hanno depistato le indagini su piste all’epoca politicamente più “redditizie” e manomesso i corpi di reato proprio a tal fine.

Le indagini sono state infatti indirizzate prima su una inesistente pista in direzione di Lotta Continua (pista inventata dal colonnello Santoro, allora in servizio a Trento) e in seguito, vista l’inconsistenza e l’insostenibilità di tale prima ipotesi, verso un gruppo di aderenti alla piccola delinquenza comune del tutto estraneo ai fatti e ingiustamente sottoposto a giudizio.

Vincenzo Vinciguerra, dopo essersi assunto la piena responsabilità di tale attentato proprio al fine di smascherare tale manovra, aveva dichiarato ai G.I. di Venezia e Bologna:

“Intendo fin d’ora affermare che tutte le stragi che hanno insanguinato l’Italia a partire dal 1969 appartengono ad un’unica matrice organizzativa. L’unica che organizzativamente è riferibile a persone non appartenenti a tale struttura, e cioè la strage di Peteano, tuttavia nella struttura organizzativa predetta ha trovato copertura.... faccio presente che tale struttura organizzativa obbedisce ad una logica secondo cui le direttive partono da Apparati inseriti nelle Istituzioni e per l’esattezza in una struttura parallela e segreta del Ministero dell’Interno più che dei Carabinieri. Quanto alla strage di Peteano, il meccanismo di copertura scattò automaticamente all’insaputa del responsabile della strage”. (cfr. int. Vinciguerra 20.6.1984)

A tale importantissima dichiarazione, che ha trovato piena conferma negli esiti del processo per i fatti di Peteano e in molti episodi emersi in questa e in precedenti istruttorie, Vincenzo Vinciguerra aveva fatto seguire poche settimane dopo la ricostruzione di un organigramma completo delle persone di Ordine Nuovo coinvolte nella “strategia della tensione”:

“Posso oggi indicare i nominativi di persone che dal 1960 o da ancora prima sino ad oggi sono rimasti in collegamento fra di loro, provenendo da uno stesso ceppo ed essendo un gruppo politicamente ed umanamente omogeneo. Si tratta infatti del gruppo che dette vita o aderì successivamente al Centro Studi Ordine Nuovo di Pino Rauti. Tale gruppo, in buona parte, nel 1969 rientrò per ragioni meramente tattiche nel Msi, ma non cessò per questo di essere sostanzialmente un gruppo con capacità operative autonome al servizio degli Apparati dello Stato”.

Tale gruppo, ha continuato Vinciguerra:

“... ha il suo baricentro nel Veneto, ma ha naturalmente agito anche a Roma e a Milano. E’ composto, fra gli altri, da queste persone: a Trieste da Francesco Neami, Claudio Bressan e Manlio Portolan; a Venezia-Mestre da Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Giancarlo Vianello; a Verona da Marcello Soffiati e Amos Spiazzi nonché a Treviso da Roberto Raho. A Padova l’intero gruppo Freda, con Fachini e Aldo Trinco; a Trento De Eccher Cristano; a Milano Rognoni Giancarlo; a Udine Turco Cesare dal 1973 in poi; a Roma Enzo Maria Dantini e il gruppo di Tivoli di Paolo Signorelli”. (cfr. int al G.I. di Bologna 9.8.1984).

Tale elencazione, con la sola eccezione di Giancarlo Vianello, persona il cui ruolo è stato certamente sopravvalutato da Vincenzo Vinciguerra e risulta invece essersi staccato nel 1969 da Ordine Nuovo proprio per non essere coinvolto in gravi episodi di violenza, costituisce quasi un sommario dei soggetti che sono comparsi con un ruolo di rilievo in numerosi episodi e numerose deposizioni facenti parte della presente istruttoria.

Tale interrogatorio, confermato anche a questo G.I. da Vincenzo Vinciguerra in data 4.10.1991 nell’ambito del quale egli ha affermato che per suoi diretti elementi di conoscenza i soggetti indicati sono stati attivi all’interno di una strategia al servizio di Apparati dello Stato, ha costituito non solo una sorte di organigramma, ma un punto di partenza anche dinanzi a questo Ufficio della narrazione di molti episodi e di molte circostanze che Vinciguerra ha inteso fornire a conferma della sua tesi.

Come si vedrà nel corso dell’ordinanza, Vinciguerra ha fornito molti nuovi dati non solo sulle attività del gruppo veneto di Ordine Nuovo e sul gruppo La Fenice, strettamente connesso alla struttura veneta, ma anche sulla strage di Piazza Fontana e sulla struttura Aginter Press, operante a Madrid sotto l’egida di Guerin Serac e con la presenza di Stefano Delle Chiaie.

Vincenzo Vinciguerra, nel corso di numerosi interrogatori, ha dichiarato in modo credibile di essere a conoscenza di numerose circostanze importanti relative alla strage di Piazza Fontana, alla strage dinanzi alla Questura di Milano del 17.5.1973, alla strage di Brescia, alla strage del treno Italicus e alla strage di Bologna.

Purtroppo egli ha limitato la sua ricostruzione a fini di verità sulla strategia della tensione ad alcune e nemmeno tutte le notizie di cui disponeva sulla strage di Piazza Fontana e ha fornito pochissimi dati sulle altre stragi affermando che le condizioni per fare emergere la verità non sono ancora maturate.

È una scelta assai discutibile di cui si parlerà più diffusamente in seguito, comunque quanto raccontato da Vincenzo Vinciguerra in merito a taluni particolari della strage di Piazza Fontana e in merito a numerosi episodi apparentemente minori, ma collegati da un filo logico comune sia con le stragi sia con i rapporti di “eversori” con Apparati dello Stato consentono fin d’ora di affermare che l’organizzazione Ordine Nuovo è stata nell’Italia settentrionale, sino alla metà degli anni ’70, l’anello portante della strategia della tensione.

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