Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci dell'ordinanza del 18 marzo 1995, “Azzi+25” di Guido Salvini, il giudice che a Milano provò, a più di vent'anni di distanza dai fatti avvenuti, a far condannare responsabili e complici di una stagione di sangue


Dopo la sottrazione, nel dicembre 1974, al G.I. dr. D'Ambrosio della prosecuzione dell'istruttoria concernente la strage di Piazza Fontana e le responsabilità del S.I.D., non sono più state condotte a Milano indagini significative sui gruppi della destra stragista e sui suoi rapporti con settori istituzionali deviati.

Questa lacuna in un settore così delicato, dovuta forse all'amarezza e alla delusione per l'improvvida decisione della Corte di Cassazione che ha divelto il processo dalla sua sede naturale, non può far dimenticare che a Milano si sono materialmente verificati o sono comunque maturati molti episodi importanti della strategia della tensione oltre alla strage del 12 dicembre 1969.

Infatti:

- a Milano è stata attiva per anni una cellula di O.N. sotto la sigla "La Fenice", è stata decisa e pianificata la strage fallita del 7 aprile 1973 sul treno Torino-Roma e, in collegamento con tale episodio, è stato organizzato il "giovedì nero" del 12 aprile 1973;

- poche settimane dopo, il 17 maggio 1973, la bomba ananas lanciata da Gianfranco BERTOLI ha ucciso quattro persone e ferito molte altre dinanzi alla Questura di Milano, in Via Fatebenefratelli. Alla luce delle recenti emergenze dell'istruttoria del G.I. dr. Lombardi può dirsi certo il collegamento fra l'autore materiale del fatto e i congiurati padovani della Rosa dei Venti e l'ambiente ordinovista veneto;

- sempre nella nostra città, in Galleria Vittorio Emanuele nel giugno 1973, come già era emerso nell'istruttoria padovana del G.I. dr. Tamburino (istruttoria trasportata anch'essa a Roma perdendo di incisività), si era svolta una importante riunione operativa della Rosa dei Venti finalizzata a fare il punto della situazione dopo gli attentati appena citati e collegati alla strategia di tale gruppo. Erano presenti il colonnello SPIAZZI, i finanziatori genovesi DE MARCHI e LERCARI, un capo di Ordine Nuovo rimasto sconosciuto e un ufficiale dei Carabinieri dal nome in codice "Palinuro" e quindi tutte le componenti politiche e militari della congiura;

- agiva nel medesimo periodo in Valtellina, ma gravitava politicamente su Milano e a Milano aveva le sue basi logistiche, il M.A.R. di Carlo FUMAGALLI, organizzazione anch'essa inserita nel progetto di colpo di Stato e vicina ad ufficiali dell'Esercito e dei Carabinieri;

- infine nella nostra città, a partire dal 1968 e sino al 1974, si sono verificati un gran numero di attentati contro sedi di partito e uffici pubblici nonchè movimenti di esplosivi, spesso preparatori e collegati agli episodi più gravi della "strategia della tensione". Basti pensare ai numerosi ritrovamenti di esplosivi, detonatori e micce nella disponibilità del gruppo di Giancarlo Esposti, coordinatore del sempre sottovalutato gruppo milanese di Avanguardia Nazionale ed alleato sul piano logistico di Carlo Fumagalli.

Il fascicolo aperto presso la Procura della Repubblica di Milano nel 1984 dopo il ritrovamento del documento Azzi, benchè inizialmente molto esile, ha consentito, con il progressivo aggiungersi di nuovi filoni e l'allargarsi dell'orizzonte delle indagini, di colmare una lacuna di oltre dieci anni e di riaprire capitoli che sembravano chiusi per sempre o che al più erano stati toccati solo in istruttorie svolte in altre citt. Dopo l'approfondimento delle attività milanesi del gruppo di Giancarlo ROGNONI, la messa a fuoco dei contatti con il gruppo veneto ha permesso di raccogliere nuovi elementi sulla strage di Piazza Fontana e di fare emergere almeno le linee essenziali dell'operazione del 12 dicembre 1969 e l'esattezza della pista che era stata, ormai quasi venti anni prima, seguita dai Giudici D'Ambrosio e Alessandrini.

Oltre a tale risultato che rappresenta una sorta di risarcimento storico tributato alla verità, a partire da un certo momento, soprattutto dopo l'emergere del caso Gladio - organizzazione certo non coinvolta nelle stragi, ma comunque espressione di un'Italia a sovranità limitata - molti testimoni hanno cominciato a parlare. Per spinte e motivazioni diverse hanno cominciato a far cadere almeno una parte del muro di silenzio e di omertà dietro il quale si erano attestati in passato.

L'indagine si è così ampliata sino ad abbracciare un panorama assai poliedrico, ma al tempo stesso leggibile, di quanto è avvenuto fra il 1969 e il 1974 ad opera delle organizzazioni di estrema destra e di chi le proteggeva ed usava politicamente.

Questi i filoni principali che si sono aperti:

- il caso del finto arsenale di sinistra di Camerino, a seguito delle dichiarazioni di Antonio LABRUNA e di Guelfo OSMANI;

- il carattere del gruppo M.A.R. di Fumagalli quale gruppo organico a ufficiali dell'Esercito e dei Carabinieri nella prospettiva di un colpo di Stato. Sul ruolo del M.A.R. di struttura civile di appoggio ai militari ha parlato Gaetano ORLANDO;

- l'eliminazione di numerose bobine sul golpe Borghese contenenti nomi troppo imbarazzanti, fra cui quello di Licio GELLI, dal materiale raccolto grazie ai colloqui intrattenuti dal capitano LABRUNA con alcuni dei congiurati.

E' stato lo stesso Labruna a consentire di far luce su questa attività di omissione e di depistaggio;

- un altro filone ha consentito di far emergere l'esistenza fra il 1968 e il 1973 di una sorta di seconda Gladio denominata "Nuclei Difesa dello Stato" o "Legioni". Di tale organizzazione, del tutto segreta sino ad oggi e dipendente dagli Stati Maggiori, hanno parlato il colonnello SPIAZZI e altri testimoni fra cui Enzo FERRO e Giampaolo STIMAMIGLIO;

- grazie alle dichiarazioni di Carmine DOMINICI e Paolo PECORIELLO, sono state poi focalizzate le attività di provocazione e la costante detenzione di esplosivi da parte di Avanguardia Nazionale proprio negli anni immediatamente circostanti alla strage di Piazza Fontana e soprattutto è emerso il costante traffico di armi esplosivi e timers fra Reggio Calabria e Roma sotto la supervisione di Stefano DELLE CHIAIE;

- il racconto di Vincenzo Vinciguerra ha permesso finalmente di far venire alla luce in modo netto una struttura di cui in passato molto si era parlato, pur senza raggiungere elementi decisivi di chiarezza. Ci riferiamo alla centrale operativa di Guerin Serac, prima a Lisbona e poi a Madrid, ispiratrice di operazioni di destabilizzazione in Europa e in altre parti del Mondo dalla metà degli anni '60 in poi e probabile ispiratrice anche dell'"operazione" del 12 dicembre 1969;

- infine sono state acquisite, sempre grazie a Vinciguerra e ad altri testimoni, molte notizie nuove sulla strage di Piazza Fontana e, nella fase finale dell'istruttoria, grazie alla pur parziale collaborazione di Carlo DIGILIO, uomo legato a Servizi Segreti stranieri, inserito nel gruppo veneto di Ordine Nuovo, si è appurata una verità certamente sconvolgente: entità straniere, almeno dal 1967, seguivano le attività del gruppo veneto di MAGGI e di FREDA grazie ad un uomo come Digilio inserito in tale area ed impiegato stabilmente per controllare e riferire. Una sorta di "osservazione senza repressione" che testimonia l'interesse a non fermare certi fenomeni eversivi che contribuivano a mantenere il nostro Paese in un determinato status quo politico.

Questi sono in sintesi i filoni nell'ambito dei quali sono state raggruppate poi le varie imputazioni e che saranno esposti tentando impresa questa non facile vista la vastità della materia, di seguire un ordine il più possibile leggibile e razionale.

Come si è appena accennato, tali nuovi filoni non si sarebbero aperti senza la disponibilità di molte persone, appartenenti a varie organizzazioni di destra o, come il capitano Labruna, addirittura al S.I.D., a raccontare la loro esperienza politica e almeno una parte dei fatti illeciti di cui sono stati protagonisti.

Diverse sono state le spinte e le motivazioni che hanno portato testimoni o imputati ad accettare di riferire quanto a loro conoscenza o almeno parte della loro esperienza politica.

I principali soggetti che hanno dato i contributi più importanti possono essere divisi in tre gruppi.

In primo luogo talune persone che avevano già scelto in altri processi un atteggiamento di collaborazione hanno completato le loro dichiarazioni stimolati proprio dall'esistenza di questa istruttoria. Ci riferiamo a SERGIO CALORE, ad ANGELO IZZO (che ha raccontato completamente la sua esperienza politica nella struttura definita "l'uovo del drago") e a GIANLUIGI RADICE (che sinora non aveva mai reso dichiarazioni concernenti direttamente la sua esperienza politica).

Un secondo gruppo di persone ha accettato di testimoniare ritenendo ciò anche uno strumento per spiegare correttamente e dare un senso alla propria passata esperienza che in parte era stata travisata o che era stata taciuta quando più forti erano le pressioni dell'ambiente di riferimento e minori erano le possibilità di "tradire" il proprio mondo ancora impegnato, secondo molti, nella lotta contro il comunismo. Ci riferiamo a:

- VINCENZO VINCIGUERRA, il quale sino all'estate del 1993 ha continuato il dialogo con l'A.G. di Milano certo non per pentirsi o collaborare in senso proprio, ma per usare anche lo strumento processuale al fine di proseguire la propria opera di denunzia delle collusioni e delle strumentalizzazioni cui si erano prestate le organizzazioni di estrema destra e del conseguente tradimento degli ideali nazional-rivoluzionari.

- il capitano ANTONIO LABRUNA che ha inteso, con la sua testimonianza, riabilitare la propria figura facendo presente di avere operato agli ordini del generale Maletti non conoscendo pienamente gli intrighi di questo e, resosi nel tempo conto della costante illegalità in cui si muoveva il Servizio, ha in questi ultimi anni sentito la necessità di rivelare quanto a sua conoscenza.

Per tale ragione egli ha prodotto copia delle bobine sul golpe Borghese, occultate dal generale MALETTI e dal tenente colonnello ROMAGNOLI, facendo più volte presente di avere all'epoca lavorato in modo utile riuscendo ad acquisire dai congiurati numerose informazioni e di non essere responsabile dell'utilizzo mancato o improprio da parte dei suoi superiori di ciò che era nato dalla sua attività informativa.

- il colonnello AMOS SPIAZZI, già imputato nel processo per la Rosa dei Venti, che ha voluto spiegare quale fosse effettivamente, a cavallo degli anni '70, il suo ruolo svelando di avere diretto la LEGIONE di Verona dei NUCLEI DI DIFESA DELLO STATO, una sorta di seconda GLADIO che ha operato fra il 1968 e il 1973. Poichè tale struttura era coordinata dallo Stato Maggiore dell'Esercito e quindi era in qualche modo "ufficiale", Spiazzi ha voluto così rivendicare a sè il "merito" di avere guidato una struttura formalmente illegale ma, secondo la sua visione, sostanzialmente lecita intendendosi per legalità sostanziale il fine di difendere all'epoca il nostro Paese dal pericolo comunista.

- GAETANO ORLANDO, che si è reso disponibile a ricostruire la storia del M.A.R., sottolineando di non essersi mai sentito un eversore ma piuttosto, in tale contesto, un collaboratore esterno degli Apparati statali in quanto il M.A.R. aveva un rapporto organico con l'Esercito e i Carabinieri in funzione anticomunista.

Anche per quanto concerne Orlando un ruolo non indifferente nella possibilità di raccontare la propria passata esperienza è stato giocato dalla fine della contrapposizione fra i blocchi e dalla caduta del Muro di Berlino.

Un terzo gruppo di persone che hanno fornito una testimonianza importante è costituito da ex militanti di estrema destra che in seguito sono stati coinvolti in reati di natura comune e si trovano ora detenuti per fatti diversi da quelli che avevano contrassegnato la loro militanza. Si tratta in particolare di GUELFO OSMANI (più propriamente ex collaboratore del S.I.D. che militante di destra), EDGARDO BONAZZI, GRAZIANO GUBBINI, CARMINE DOMINICI e GIUSEPPE ALBANESE. Tutti costoro hanno deciso di rivelare molto di quanto a loro conoscenza in merito alle passate attività eversive di destra. Si tratta di testimonianze attendibili per l'internità a tali ambienti di coloro che le hanno rese. Tali testimonianze hanno avuto certamente il fine, in alcuni casi, di alleggerire l'attuale posizione processuale ma nelcontempo sono anche espressione di una forte volontà di chiudere col passato illecito, politico o comune che fosse.

Una figura del tutto particolare è infine quella di CARLO DIGILIO che ha reso certamente le dichiarazioni più gravi e inquietanti fra quelle che sono state raccolte nel corso dell'istruttoria. Carlo Digilio, condannato a Venezia e a Milano ad una pena severa per la partecipazione al gruppo di Ordine Nuovo di Venezia e per la fornitura al gruppo di Gilberto Cavallini di molte armi tramite un armiere di Milano, è stato espulso da Santo Domingo, ove si era rifugiato e ricostruito una vita, nell'autunno del 1992. Rientrato in Italia, egli ha deciso, pur dopo molte titubanze, di svelare che in realtà egli non era un vero militante di Ordine Nuovo ma uno stabile informatore di Servizi stranieri, per cui aveva lavorato per circa 12 anni, e che si era infiltrato nell'ambiente di O.N. di Venezia proprio al fine di riferire ad essi quali fossero le attività di tale area. In tale contesto egli aveva appreso e ora riferito, seppur forse parzialmente, importantissime notizie sugli attentati del 12 dicembre 1969.

Le dichiarazioni di Carlo Digilio sono davvero di importanza straordinaria perchè per la prima volta rendono possibile leggere dall'interno quale sia stata l'attività di controllo da parte degli americani sulle dinamiche eversive negli anni '60 nel nostro Paese e quanto profonda sia stata la commistione, soprattutto in Veneto, fra mondi come Ordine Nuovo, i Nuclei di difesa dello Stato (e cioè una struttura militare italiana), Servizi Segreti italiani e Servizi Segreti americani.

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