La comparsata di Elon Musk alla festa di Fratelli d’Italia ha confermato il talento di un businessman senza scrupoli e il livello dell’attuale classe dirigente italiana. L’imprenditore sudafricano ha pontificato per mezz’ora su temi su cui non ha particolari competenze ma politicamente graditi alla platea come il calo delle nascite in Italia, l’immigrazione, l’«allarme eccessivo» per il cambiamento climatico, la mentalità woke che «minaccia la civiltà». Silenzio assoluto invece su argomenti su cui Musk avrebbe di più da dire ed eventualmente da fare, dall’auto elettrica ai possibili investimenti in Italia.

Effetto Tesla

Tesla è uno dei due maggiori produttori di auto elettriche al mondo (l’altro è la cinese BYD); è anche l’azienda più grande di Musk e quella con cui l’imprenditore viene identificato dai più. Alla kermesse sovranista, però, l’intervistatore embedded sul palco ha fatto domande politiche e anche su varie aziende di Musk, da X (ex Twitter) fino ai razzi di SpaceX, senza mai tirare in ballo Tesla.

Il motivo è facilmente comprensibile: la casa automobilistica di Musk produce solo auto elettriche, che sono viste dal governo sovranista come il fumo negli occhi. Il ministro Matteo Salvini non perde occasione per parlarne male o per non parlarne proprio: dopo un colloquio al ministero con Musk ha annunciato sui social di aver discusso con il suo ospite «di infrastrutture, di ponte [il suo, quello sullo Stretto], di nucleare, di mobilità e di libertà». È lo stesso Salvini che un paio di mesi fa, dopo il tragico incidente di Mestre che coinvolse un bus a trazione elettrica, non perse l’occasione di rilanciare dubbi molto poco fondati sulla sicurezza delle batterie. Chissà se qualcuno lo ha riferito al fondatore di Tesla.

Musk tra Berlino e Parigi

Come tutte le aziende in crescita Tesla è molto corteggiata; Musk parla con tutti ma per ora l’unico maxi-investimento in Europa è stato per la fabbrica di auto in Germania, che è già in grado di produrre fino a 500mila vetture l’anno (più dell’intera produzione italiana del 2022) e che Musk vorrebbe portare a un milione. L’imprenditore avrebbe poi avuto contatti in Spagna per una possibile seconda fabbrica a Valencia; ha visto anche il presidente francese Emmanuel Macron e il suo ministro dell’Economia Bruno Le Maire, i quali si sono detti ottimisti sulla possibilità di attrarre un investimento. Alla domanda se è pronto a investire in Italia, Musk se l’è cavata sabato con una battuta sul calo demografico: «Se continuate a non fare figli non ci sarà più gente per lavorare nelle mie aziende».

Forse per non dispiacere alla platea meloniana, qui in Italia Musk ha parlato di svolta elettrica con toni diversi dal solito. Nel 2015 a Detroit, quando Tesla era ancora una startup con i conti in rosso, diceva che «tutte le forme di trasporto, tranne i razzi, si convertiranno all’elettrico. Prima lo faremo, meglio sarà per il mondo»

Sui combustibili fossili, Musk prevedeva che «l’utilizzo del fracking farà crescere significativamente la disponibilità di petrolio e gas, il che aumenterà enormemente i rischi di danni per l’ambiente».

Sabato, invece, di fronte al pubblico di Atreju, Musk ha invece detto che «l’allarme per i cambiamenti del clima è esagerato nel breve periodo». Secondo il Musk di oggi «non bisogna demonizzare petrolio e gas» e l’abbandono dei combustibili fossili «potrà avvenire nell’arco di parecchi decenni».

Il grande venditore

Il paladino della mobilità elettrica è più attaccato al petrolio del sultano del Qatar? Musk è semplicemente un imprenditore con molto pelo sullo stomaco e pochi scrupoli, e da buon venditore sceglie le parole in base al cliente che si trova di fronte. Chi si era illuso che l’avventura di Tesla facesse di lui un ecologista ha dovuto ricredersi da tempo.

Le posizioni politicamente ultra-liberiste di Musk gli stanno provocando però qualche problema in Europa. Una dura vertenza è partita da un piccolo sindacato in Svezia, che è entrato in sciopero per il rifiuto di Tesla di riconoscere i diritti sindacali, e si è allargata ad altri paesi nordici come Danimarca, Finlandia e Norvegia. Musk ha definito «assurdo» lo sciopero e ha reagito (anche) con una mossa tipica: sul sito Tesla è comparso un annuncio di ricerca di un esperto legale scandinavo «con dimostrata esperienza nell’ottenere cambiamenti legislativi».

L’indagine di Bruxelles su X

La Commissione Europea, intanto, ha avviato un procedimento formale per valutare se il social network X (ex Twitter) possa aver violato il recente Digital Services Act in aree legate alla gestione del rischio, alla moderazione dei contenuti, alla trasparenza della pubblicità. “Sulla base dell'indagine preliminare condotta finora – si legge sul sito della Commissione – anche (…) sulla base delle risposte di X a una richiesta formale di informazioni, che, tra l’altro, riguardavano la diffusione di contenuti illegali nel contesto degli attacchi terroristici di Hamas contro Israele, la Commissione ha deciso di avviare una procedura formale di infrazione contro X”. È solo il primo passo di un procedimento che potrebbe durare diversi mesi.

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