Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del resoconto dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta della X Legislatura che per prima provò a ricostruire l’operazione Gladio. Nelle conclusioni della Commissione resta una frase che pesa più delle altre: «Persistono elementi di ambiguità e reticenza nel rapporto tra struttura e istituzioni democratiche». È il linguaggio della politica per dire che qualcuno mentì


Fin dai primi anni del dopoguerra, lo Stato maggiore dell’Esercito e il Servizio Informazioni delle Forze armate si posero il problema della realizzazione di un’organizzazione clandestina di resistenza, destinata ad operare in caso di occupazione del territorio nazionale da parte di forze nemiche.

Come si è già detto, infatti, la trasformazione della formazione «Osoppo» in una organizzazione militare segreta avvenne (il 6 aprile 1950) per consentire al V Corpo d’Armata di impiegare l’organizzazione stessa in attività di guerriglia e controguerriglia, informazione, osservazione e protezione delle comunicazioni.

Il SIFAR pose poi allo studio, nel 1951, un’organizzazione clandestina di resistenza, considerando suo «primo dovere quello di prevedere, in caso di conflitto, l’occupazione nemica di almeno parte del territorio nazionale e di preorganizzarvi il servizio informazioni, il sabotaggio, la propaganda e la resistenza».

L’accordo del 28 novembre 1956 fra il Servizio Informazioni italiano e quello statunitense, relativo alla organizzazione ed all’attività della rete clandestina Stay-behind, è finalizzato a creare una struttura che dovrà «entrare in attività nel caso di occupazione del territorio italiano da una aggressione nemica diretta contro la sicurezza delle potenze della Nato. Il sistema comprenderà reti addestrate per poter operare nei seguenti campi: Informazioni; Sabotaggio; Evasione e fuga; Guerriglia; Propaganda».

Secondo l’accordo, la partecipazione del Servizio Informazioni italiano è basata sul presupposto che « i piani dello S.M. Difesa italiano prevedono l’attuazione di tutti gli sforzi per mantenere l’isola della Sardegna, e che la base iniziale per le operazioni (...) sia installata, quindi, in Sardegna». Qualora si palesi opportuno o si renda necessario il ritiro dalla Sardegna, il Servizio Informazioni Usa procurerà le installazioni necessarie per la costituzione di una nuova base.

Riferimenti agli scopi di «Gladio» contenuti nell’appunto del 1° giugno 1959

Nell’appunto del 1° giugno 1959 « Le forze speciali del SIFAR e l’operazione Gladio », già citato, si legge: « L’eventualità di una situazione di emergenza che coinvolga, in tutto o in parte, i territori dei Paesi della Nato ad opera di sovvertimenti interni o di forze militari di invasione è da tempo oggetto di studio e di conseguenti disposizioni, alcune sul piano Nato, altre sui piano nazionale ». Secondo lo stesso documento «l’operazione Gladio oltreché sulle generali esigenze derivanti dalla minaccia di una emergenza o occupazione si basa sui concetti codificati dalla teoria e dalla tecnica delle operazioni S/B».

L’operazione riveste una duplice importanza: «La prima è di ordine oggettivo e concerne cioè i territori e le popolazioni che dovessero malauguratamente conoscere l’occupazione o il sovverti mento, territori e popolazioni che dall’operazione “Gladio” riceverebbero incitamento e appoggio alla resistenza; la seconda è di ordine soggettivo e concerne cioè l’autorità legittima dello Stato, la quale per l’eventualità di gravi offese alla sua integrità si troverebbe ad aver adottato, con tali tempestive opportune predisposizioni, provvedimenti atti ad assicurarle il prestigio e l’ulteriore capacità di azione e di governo.

Ne deriva con evidenza, l’alto significato politico (nel senso superiore della parola) che assume un’iniziativa del tipo S/B nelle mani del SIFAR, capace di assicurare al Capo di Stato maggiore della difesa, per l’eventualità del momento di emergenza, una leva di lungo braccio e di grande portata per incoraggiare la liberazione del territorio e per ristabilirvi i poteri legali e le istituzioni legittime.

Si deve infine constatare che, poiché la necessità esiste, il SIFAR mancherebbe ad una sua funzione peculiare ove non assolvesse a questa delicata preminente esigenza e lasciasse al caso o ad altre organizzazioni incontrollate o al servizio di interessi di partito, l’iniziativa in tale campo».

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