Filippo Barreca, collaboratore la cui attendibilità è stata consacrata in numerose sentenze per vicende criminali calabresi, fin dal 1993, ha indicato nell’avv. Paolo Romeo una figura centrale del panorama criminale calabrese, “l’anello di congiunzione tra la struttura mafiosa e la politica” per la Calabria, nonché l’elemento di collegamento fra Cosa Nostra siciliana e la ‘ndrangheta reggina
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del decreto di archiviazione dell’inchiesta “Sistemi criminali”, della Procura della Repubblica di Palermo, del 21 marzo 2001.
Di estremo rilievo sono le dichiarazioni dei due collaboranti calabresi Filippo Barreca e Pasquale Nucera, non solo per il loro spessore criminale all’interno della ‘ndrangheta, ma soprattutto perché hanno pienamente confermato le altre risultanze sul piano eversivo elaborato nel ‘90-’91 e sul ruolo che la criminalità calabrese vi rivestì.
Le dichiarazioni di Filippo Barreca
Filippo Barreca, collaboratore la cui attendibilità è stata consacrata in numerose sentenze per vicende criminali calabresi, fin dall’interrogatorio reso alla Dda di Reggio Calabria in data 5 maggio 1993, ha indicato nell’avv. Paolo Romeo una figura centrale del panorama criminale calabrese, “l’anello di congiunzione tra la struttura mafiosa e la politica” per la Calabria, nonché l’elemento di collegamento fra Cosa Nostra siciliana e la ‘ndrangheta reggina.
È personalmente dall’avv. Romeo, indicato altresì dal Barreca come massone, appartenente alla struttura Gladio e collegato con i servizi segreti, che il collaborante ha riferito di avere appreso che nel 1990-91 egli “era interessato ad un progetto politico che puntava alla separazione delle regioni meridionali dal resto del Paese”.
Ed il Barreca, sul punto, ha aggiunto: “ tale progetto era già di mia conoscenza e mi fu confermato da Rosmini Diego in carcere nel periodo in cui eravamo insieme nel carcere di Palmi. Anche Rosmini riferiva tale progetto all’avv. Romeo”.
Il Barreca ha inoltre affermato che la regia di tale disegno era da ricercarsi a Milano dove era avvenuto un incontro tra i clan calabresi facenti capo ai Papalia ed esponenti di Cosa Nostra siciliana.
Le dichiarazioni di Pasquale Nucera
Anche il collaboratore Pasquale Nucera ha riferito di un “piano politico criminale” elaborato dalla criminalità organizzata nel 1991.
In particolare, ha dichiarato che il 28 settembre 1991, in occasione della riunione annuale della ‘ndrangheta che si tiene presso il santuario di Polsi, cui egli partecipò quale rappresentante della famiglia Iamonte, avevano partecipato, oltre ai vari capi della ‘ndrangheta, anche alcuni rappresentanti di famiglie napoletane, esponenti mafiosi calabresi provenienti da varie parti del mondo (Canada, Australia, Francia), tale Rocco Zito, in rappresentanza di “cosa nostra” americana e un personaggio di Milano, definito come “un colletto bianco” legato alla mafia siciliana e calabrese.
Quest’ultimo, in particolare, dopo aver affermato che in Italia ci sarebbero stati degli “sconvolgimenti” (non meglio specificati), aveva rappresentato la necessità di una “pacificazione” fra le cosche calabresi, perché i siciliani delle famiglie americane ci tenevano molto per poter meglio realizzare un progetto politico, consistente nella costituzione di un movimento politico di “cosa nostra” definito “partito degli amici”.
Nel corso della stessa riunione, secondo il racconto di Nucera, il boss calabrese Francesco Nirta avrebbe poi spiegato che si trattava di conquistare il potere politico, abbandonando i vecchi politici collusi che non garantivano più gli interessi mafiosi, e facendo ricorso ad uomini nuovi per formare un partito che fosse espressione diretta della criminalità mafiosa da portare al successo elettorale attraverso una campagna terroristica.
Tale “campagna” si sarebbe realizzata in due fasi: nella prima sarebbero stati eliminati alcuni esponenti dello Stato molto importanti perché impedivano alla mafia di incrementare il proprio potere; nella seconda si sarebbe passato a destabilizzare, mediante la strategia del terrore, “il vecchio potere esistente”, allo scopo di raggiungere il fine politico prefissato.
I nomi nativi dei possibili obiettivi degli attentati ad esponenti delle istituzioni non vennero però esplicitati in quell’incontro, trattandosi di questioni che venivano decise in riunioni più ristrette. Il Nucera ha spiegato che la riunione annuale al santuario di Polsi corrisponde va alla riunione delle gerarchie tradizionali della ‘ndrangheta.
Sopra di queste esiste va un vertice gerarchico molto più ristretto nel cui ambito si prendevano le decisioni strategiche che poi, a Polsi, venivano discusse solo per un rispetto della forma ed al fine di mettere al corrente tutti gli affiliati di quanto, in realtà, veniva deciso altrove.
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